Capitolo 4

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Bryant rientrò in tardo pomeriggio, aveva passato la giornata ad occuparsi del locale e in testa, vi era quel cappuccino e quella bustina di zucchero, conservata nella tasca della giacca, che tolse insieme alle scarpe.

Portò una mano sul retro del collo per massaggiare i muscoli tesi mentre inclinava la testa all'indietro e socchiudeva gli occhi.

I suoi piedi lo avevano portato davanti alla stanza di Stephanie, la porta era chiusa, segno che il coso era all'interno.

Un lieve sorriso curvò le sue labbra il tempo di poggiare la mano sulla maniglia ed abbassarla per entrare.

Silver stava controllando qualcosa al telefono e quando sentì la porta aprirsi, sperò si trattasse della dolce bionda e non del lupo cattivo, che di sicuro lo avrebbe sbranato per la figuraccia al locale.

I suoi occhi argentati incontrarono quelli azzurri di Bryant e fu questione di un attimo istintivo, il telefono volò sul comodino e un cuscino venne afferrato e premuto con forza in faccia.

Il maggiore inarcò un sopracciglio, osservando la scena e Silver fece capolino da sopra il bordo del cuscino, scoprendo solo gli occhi.
"Non uccidermi, sono troppo giovane" mormorò, ottenendo solo silenzio dall'altra parte.

Bryant avanzò senza fretta al bordo del letto, mantenendo lo sguardo fisso e indecifrabile su di lui.
"Ho apprezzato i cuori sulla schiuma" affermò, allungando una mano verso il cuscino dietro il quale si nascondeva.

Lo tirò via, facendolo finire a terra e Silver pensò 'Bene, ora mi sbrana' seguito da un malizioso 'Magari!'

Non capì ciò che successe di lì a breve e di come le sue mani finirono sopra la testa, con le dita incastrate alle sue, come il corpo dell'altro fosse per metà spalmato sul suo, come potesse Bryant essere sopra di lui a fargli provare un calore, in contrasto con i modi di ghiaccio.

Quante personalità aveva quel ragazzo? Forse tante quante le sfumature di azzurro e blu che si mescolavano nelle sue iridi.

"Smettila di guardarmi così" sussurrò Bryant ad un passo da quelle labbra, che stava fissando con insistenza.
Si domandò per quale motivo stesse facendo tutto ciò, perché avvicinarsi a qualcuno che voleva tenere lontano e perché si arrendeva dopo pochi giorni.

"Non riesco" fu la semplice risposta, che gli mandò in tilt il cervello.
Silver non aveva nemmeno provato a negare ciò che provava, se realmente potesse chiamarsi sentimento.

Ma c'era qualcosa in lui che lo spingeva a fidarsi e scappare allo stesso tempo, qualcosa di nuovo che gli donava un senso di sicurezza.

Cosa voleva lui, da Bryant? E cosa Bryant, da lui?
Sperò che entrambi desiderassero la stessa cosa, almeno in quel momento, al dopo, ci avrebbero pensato poi.

Bryant pose fine a quella tortura fatta a pensieri, annullando la minima distanza tra le loro labbra, un sapore dolce di vaniglia incontrò uno amaro di birra, mescolandosi e dando vita a qualcosa di nuovo.

Le bocche si schiusero, le lingue si incontrarono, scoprendosi per poi vorticare velocemente, accendendo una voglia irrefrenabile.

Bryant sciolse le mani, per portarle sotto la maglietta di Silver ed arpionargli i fianchi stretti, tirandosi su e portandoselo dietro, obbligandolo ad aggrapparsi con braccia e gambe al suo busto, senza mai smettere di baciarlo.

Silver sorrise, appena varcarono la soglia della camera in cui si erano ritrovati abbracciati quella stessa mattina e emise un piccolo gridolino quando venne lanciato sul materasso.

Fece per lamentarsi ma Bryant si sfilò la maglietta rapidamente per poi raggiungerlo e non ci fu più spazio per le parole.

Le mani del più piccolo si mossero timidamente sul petto muscoloso, tastandone ogni centimetro, mugolando contro la lingua che non gli dava pace.

Bryant gli concesse di respirare, staccandosi dalla bocca per scendere sul collo candido, cospargendolo di baci umidi e leggeri morsi che aumentarono l'eccitazione.

Silver inclinò la testa all'indietro, respirando affannosamente e affondò entrambe le mani nei capelli neri come la notte, ora accarezzandoli, ora stringendoli.

Gli sembrava di essere al centro di un tornado, in balia di ogni vento, pronto ad essere sollevato con dolcezza o schiacciato brutalmente.
Che cosa gli stava facendo Bryant? Perché era tutto così intenso, se non sapeva nulla di lui? Se due volte su tre, non considerava nemmeno la sua esistenza.

E come a ribadire che nella sua vita le cose belle non avevano esistenza facile, il campanello suonò. Bryant imprecò a denti stretti, senza staccarsi dalla mascella della sua deliziosa vittima ma dovette farlo quando il suono si ripeté.

"Torno subito" gli promise, stampandogli un bacio sulle labbra, indugiando qualche secondo, prima di alzarsi del tutto e uscire dalla porta, infilandosi la maglietta.

Silver spostò lo sguardo per la stanza, ritrovandosi a sorridere come un ebete. Si portò le mani alle guance bollenti e si sentì un idiota, uno stupido idiota felice.
Stava davvero per accadere? Sarebbe stato di Bryant, nel suo letto?

Il solo pensiero gli procurava emozioni indecifrabili ma forti e ovviamente quel brivido al basso ventre.

Si tirò leggermente su e attese il ritorno dell'altro pazientemente, nonostante l'agitazione. Passò un bel po' di tempo e di Bryant nessuna traccia, non sentiva neanche più un rumore.

Si alzò, passandosi una mano tra i capelli castani e camminò lungo il parquet a piedi nudi, percorrendo il corridoio, sbucando nel salotto, dove trovò Bryant seduto al centro del divano con una busta bianca tra le dita, la fissava maledettamente serio.

"Chi era?" sussurrò, mordicchiandosi il labbro inferiore, a disagio ora che il volto dell'altro era tornato di ghiaccio.

"Il postino" rispose distaccato, alzandosi per recuperare la giacca e le chiavi.
"Devo andare"

Silver rimase immobile sui suoi piedi, non sapendo cosa dire o fare. Solo cinque minuti prima, si trovava sotto di lui a baciarselo come meglio poteva e ora, era di nuovo lontano anni luce.

"Quando tor.." non fece in tempo a porre la domanda, che la porta venne sbattuta.

"..ni" finì, sospirando afflitto.



**



Quasi le due del mattino e Bryant non era tornato, Stephanie lo aveva rassicurato ma lei non sapeva dei baci e ciò che stava per accadere.

Soffiò sulla tazza di caffè, cercando calore nel plaid in cui era avvolto come un salame. Si domandò perché fosse lì come un idiota ad aspettare, aspettare cosa poi. Un bacio? Un'altra occasione di donarsi?

Poggiò la tazza sul bancone e si prese la testa tra le mani, prima avrebbe capito che per Bryant non contava nulla, meno avrebbe sofferto.

D'un tratto sentì la serratura scattare e trattenne il respiro, finché la porta non fu totalmente chiusa.

Lentamente, scese dallo sgabello e con il cuore a mille, raggiunse l'entrata, trovando Bryant che cercava di lasciare le chiavi sul comodino con scarsi risultati.

Barcollava e l'odore di alcool era penetrante, quando si accorse della sua presenza, scoppiò a ridere.
"Ciao coso" biascicò, continuando a ridere e mollando le chiavi a terra, per poi trascinare i piedi fino al divano dove si buttò a peso morto.

"Stai bene?" gli domandò stupidamente Silver, avvicinandosi per guardarlo meglio e Bryant lo afferrò per un polso, attirandolo a sedere sulle proprie gambe.

Annuì debolmente per poi negare, mandando in confusione il più piccolo.
"L'amore della mia vita mi ha tradito" disse all'improvviso, con tanta serietà e dolore che Silver egoisticamente si sentì male.
"E oggi mi ha mandato una fottuta foto di noi due, scrivendo che di sicuro l'avrei gradita come ricordo!" sbottò, svelando ciò che era successo nel pomeriggio.

Il minore avrebbe voluto aiutarlo in qualche modo ma non ce la faceva, ciò che provava era pena per sé stesso e per i castelli in aria che gli avevano fatto vedere le stelle per almeno un brevissimo periodo.

"Non ti innamorare mai, coso" sussurrò, chiudendo gli occhi e Silver ne approfittò per alzarsi e correre in camera a svegliare Stephanie.

Lei poteva aiutarlo, lui gli doveva stare lontano, prima che fosse troppo tardi.

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