Terzo Capitolo

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Questa mattina Sam si era svegliata alla solita ora di prima mattina, per passare in centro a comprare gli alimenti.
I fratelli dormivano ancora, come accadeva ogni giorno, e il padre era andato a lavorare.
Il signor Dan Dovven possedeva un piccolo negozio di orologi a pendolo, ed era l'unica fonte di denaro per l'intera famiglia. Nonostante ciò, se la cavano e vivevano una vita modesta.

Appena uscita di casa, Sam percepì l'aria fresca attraversarle il viso, era una sensazione che le dava la forza per cominciare un lunga giornata.
Passò il vialetto di casa, avvicinandosi ad un cubo di ferro, usato come cassetta della posta, e, vedendolo vuoto, si avviò verso il mercato.
Al primo condominio incontrato per strada fece un cenno di capo, per salutare i bambini, ma venne respinta dalle dure occhiatacce dei genitori mentre facevano tornare in casa i rispettivi figli.
— non parlarle, è la figlia della morte, se le dici qualcosa ti uccide— erano soliti dire i parenti preoccupati, mentre spiegavano il pericolo.
Sam sapeva ciò che dicevano in giro, ma non gliene importava più, dopo un po' ci aveva preso abitudine.

Dopo condomini e case singole della stessa reazione del primo, arrivò al mercato.
Lì, in alcune bancarelle, c'erano delle signore anziane molto graziose che la salutavano sempre con il sorriso, erano le uniche persone che non credevano alle brutte voci che dava la gente a quella povera fanciulla.

—Buongiorno Sam, cosa ti do oggi?— la signora Vitto nominava qualsiasi parola con una dolcezza immane, tanto che se avesse insultato qualcuno egli non se sarebbe neppure accorto.

—Buongiorno anche lei, oggi avrei bisogno di farina.. sì due pacchi di farina— la gentile signora le porse ciò richiesto.

—Ecco qua, tesoro, ti serve qualche cos'altro?— Sam scosse la testa. —Allora va e porgi saluti a tua madre—

—Sarà fatto, arrivederci e grazie— Sam si allontanò dalla bancarella e, dato che sua madre non le aveva chiesto di prendere altro, decise di fare un salto in biblioteca.

Sam amava leggere, oh quanto adorava sfogliare quelle pagine di carta con lettere stampate. Quelle lettere poi formavano parole, quelle parole formavano frasi e quelle frasi formavano storie, storie che a lei appassionavano e le concedevano un modo per scappare lontano da ciò che la circondava.

Camminava per i corridoi composti da scaffali e scaffali pieni di libri ordinati per datazione.
Ogni tanto leggeva una copertina e ne immaginava il contenuto, oppure si immedesimava in un personaggio di un libro già letto.
Non le mancava di certo l'immaginazione, era una sua dote che la aiutava a superare la solitudine.

Presa dai suoi pensieri andò a sbattere su uno scaffale troppo vicino a quello dove teneva lo sguardo, sbadata e impacciata era anche.

— Sta bene signorina?— Sam era per terra con la gonna sgualcita dalla caduta e i capelli arruffati. Vide una mano porsi davanti a lei. Era una cosa insolita, che qualcuno le donasse il proprio aiuto non capitava mai.
Sorpresa dall'azione della persona davanti a lei si alzò da sola, pensando di essere presa in beffe. Non rispose neppure, se ne andò infastidita.

— Aspetti— la stessa persona di prima la chiamò facendola girare.
Sam si prese un secondo per osservare la figura davanti a lei.
Era un ragazzo, probabilmente attorno ai vent'anni, alto. Aveva i capelli di un color marrone torbido, che esaltava i suoi occhi verde smeraldo. Aveva il viso un po' arrotondato e delle labbra carnose e pallide.
Era un ragazzo ammiccante, ma intuiva l'aria colta di una persona ricca di studio e intelligente, sopratutto grazie agli occhiali tondi che portava sopra il naso minuto.

— Le serve qualcosa?— Sam aveva ancora il suo tono offeso, sicura di un prossima burla.

— Volevo sapere come si sentiva, l'ho vista cadere in modo brusco— il ragazzo teneva una voce leggera e gentile, ma Sam non ci cadeva nei suoi tranelli.

— La ringrazio di aver provato ad aiutarmi, ma io a essere beffata non ci sto— Sam si aspettava una carrellata delusa e scocciata, ma ne vide una confusa e ingenua.
Come poteva questo giovane non capire?

— Non cercato di beffarla, volevo controllare che non provasse dolori dalla sua caduta... se la mia azione è stata vista come un offesa mi scuso tanto— sembrava davvero dispiaciuto, allora Sam decise di scacciare i suoi dubbi e pensieri sulle azioni del ragazzo e ringraziarlo.

— No, la prego, mi scusi lei. Avevo inteso male le sue intenzioni... non molte persone decidono di porgermi aiuto—

— Mi stupisce. Posso chiederle come mai?— a questo punto, Sam non sapeva se stesse scherzando o no, come poteva non sapere?

— Non lo sa? Qua in paese tutti mi temono... dopotutto starei lontana pure io alla figlia della morte— il ragazzo continuava a non capire e ella stava cominciando a pensare che non fosse di queste parti.

— Figlia della morte? Cos'è, ora mi beffa lei?—

— Ah io non corbellerei anima viva!—

— Allora cos'è che sta dicendo?—

— è una voce che gira dalla mia nascita, io per tutti sono figlia della fine dei tempi, figlia dell'oscurità, fan ben attenzione a starmi distanti— il ragazzo non si capacitava di ciò che stesse dicendo.

— Vede, cordiale signore, non voglio recargli impossibilità di interagire con il popolo, quindi le consiglio di non rivolgere la parola a me. La gente sa essere cattiva e sa allontanare ciò di cui ha paura, non faccia si che loro abbiano paura pure di lei, sarebbe vita e lavoro sprecato—

— E che mi dice di lei? È lavoro sprecato?— Sam non sapeva come rispondere, allora prese a rispiegargli come sono le faccende.

— Vede, io così ci sono nata e ci ho preso abitudine, non mi infastidisce più. Ma lei è nuovo qui, e lo si capisce perché non sa quello che le ho detto e spiegato: deve stare lontano e vivere la sua vita felicemente.—

— Forse le darò retta, signorina...?—

— Samantha Dovven—

— Signorina Dovven, forse la ascolterò ma per adesso sto bene in sua compagnia e, anche se ora devo lasciarla, le do appuntamento a domani pomeriggio all'ora esatta che è in questo momento. La aspetterò e se non verrà forse mi rassegnerò.— disse così e svanì tra le migliaia di libri, dalle diverse coloriture, che avvolgevano l'immensa sala.

Figlia della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora