Sesto Capitolo

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Sam era forte, era superiore. Non avrebbe permesso alle sue lacrime di bagnarle il viso.
Le tratteneva, non aveva pianto in passato e non lo avrebbe fatto ora.
Era così difficile non lasciarsi andare.
Era così complicato trovarsi a proprio agio in quel mondo dove era nata.
Aveva lo sguardo dritto alla finestra, se ne stava composta a schiena dritta.
Sentì bussare.

— Entra— non sapeva quale dei suoi fratelli fosse, ma non avrebbe dimostrato debolezza cacciandoli.

— Sam, sono Anthony... come stai?— la sua voce era rassicurante e soave. Non era il ragazzo scortese che le ragazze, deluse dai suoi modi, pensavano che fosse. Lui era un bravo ragazzo.

— Sto bene— rispose secca, continuando a guardare alla finestra.

— Io non penso. Ne vuoi parlare?— Anthony si sedette sul letto disfatto, accanto a lei, posandole un braccio alle spalle. Strinse la presa, avvicinandola dolcemente a sé.

— Perché è tutto così arduo? Perché non posso essere come te?— il fratello le sorrise.

— Perché tu sei Samantha, ti è stata data questa vita perché sei forte abbastanza per renderla tua— Sam appoggiò la sua testa alla spalla del fratello.

— E se non ci riesco?—

— Ci riuscirai, lo fai sempre— un attimo di silenzio li travolse, ma non era un silenzio di disagio, o uno scomodo, era una quiete gradevole.

— Grazie— lo abbracciò forte.

— Per te. Ora vai a dormire— la adagiò sulle lenzuola del letto e la coprì con una coperta leggera. Le baciò la fronte e uscì dalla camera, lasciandola dormire beata.

La mattina seguente, Sam si alzò energica, pronta per l'incontro con il giovane.
Forse quello sarebbe stato il giorno in cui avrebbe avuto il suo primo amico, o forse qualcosa di più.

Saltò giù dal letto, si cambiò velocemente e scese le scale. Trovò i fratelli con il padre a far colazione.

— Sam, dove vai? Non mangi?— disse il padre, vedendola mettersi le scarpe da città.

— No, padre, ho una cosa da fare—

— E cosa sarebbe?— si incuriosì William.

— Devo incontrare qualcuno, arrivederci e buona giornata a tutti!— urlò mentre metteva piede fuori dal portone.
Attraversò il vialetto, poi i condomini con il sorriso.

Dopo una decina di minuti, o poco più, arrivò di fronte alla biblioteca.
Il suo cuore prese a battere velocemente, mentre passava per gli scaffali cercandolo con lo sguardo.
Girò più volte per la biblioteca, ma non lo trovò. Non era venuto.

Il suo sorriso sparì, ma data la strada fatta fino a lì, decise di cercare un libro da poter leggere ad un tavolo vuoto.
Trovato il libro, si sedette e cominciò a sfogliare le pagine.

— Allora siete venuta— una voce familiare le parlò alle spalle. Era il giovane, non c'era dubbio. Si girò e lo vide nella sua bellezza.

— Buongiorno, vedo che vi piace far aspettare le persone per la vostra presenza— disse Sam, un po' scocciata di aver aspettato.

— Mi scuso infinitamente per il vostro tempo sprecato, ho avuto delle difficoltà— si scusò.

— Farò finta di credervi, signor...?—  moriva dalla voglia di associare un nome al suo viso.

— Guido Manenti, ma, vi prego, chiamatemi solo Guido-- un sorriso comparve sul dolce viso della fanciulla.

-- D'accordo, Guido... cosa avevate in mente con questa deliziosa giornata?-- Sam portò le braccia verso il basso incrociando le dita delle sue mani delicate.

-- Pensavo di portarvi nel mio luogo favorito, in carrozza-- in carrozza? Sam non ci era mai salita, le sembrava un sogno. Ma anche un gesto troppo esagerato.

-- In carrozza? Non vi pare un po'... sfarzoso?--

-- Per una dama come voi, mi pare più che adeguato-- Sam arrossì, nessuno l'aveva chiamata mai "dama".

-- Io, veramente, non penso di essere adeguata per il termine che mi avete appena dato...--

-- Quale termine? Dama?-- eccolo di nuovo, come poteva, una contadina, essere chiamata dama?
Sam annuì.

-- Oh perdonatemi, ma penso che vi rispecchi-- continuò Guido. Come poteva non capire? Lo si vedeva, dai vestiti che indossava, il suo rango, e non era certo all' altezza di quello del giovane.

-- Voglio essere sincera con voi. Siete la prima persona che mi porge parola o che mi attribuisce classi maggiori. Io vengo dai campi, se così si posson chiamare. Non appartengo al livello più misero della popolazione, ma vi posso assicurare che mi ci avvicino. Detto questo è sua la scelta, potete lasciarmi perdere come fanno tutti, non mi dispererò.-- il giovane spalancò gli occhi, per poi lasciare spazio ad un sorriso.

-- Io non mi arrendo facilmente-- si diresse verso il maestoso portone dell'immensa biblioteca.
Si fermò per girarsi.

-- Non venite?--

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 09, 2017 ⏰

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