Capitolo 2

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quando la sveglia suonò, quella brutta mattina, mi alzai con malavoglia, come gli altri giorni.
la prima cosa che feci appena sveglia, non fu fare colazione, ma bensì accendere il cellulare, per scoprire che nemmeno quel giorno qualcuno mi aveva cercata.

faceva male essere rifiutata ed essere emarginata da tutti, considerata "quella diversa". Era da settimane ormai che mi ero resa conto di essere arrivata all'orlo, e che la depressione mi stava rovindando. Nonostante questo, preferivo ancora non raccontare a nessuno di essere arrivata a questa conclusione. Forse anche alla mia mamma faceva male avere una ragazza di appena dodici anni depressa, che non usciva, stava sveglia tutta la notte, non aveva amici e che rileggeva sempre gli stessi libri e ascoltava sempre la stessa musica, ma i fatti erano questi, e non potevo cambiare me stessa. Ho sempre pensato di essere nata triste, perché nulla mi aveva mai resa felice.

A tutte le ragazze della mia età bastava ricevere uno stupido messaggio di buonanotte da parte di un'amica per essere felice tutto il giorno seguente, e magari bastava anche a me questo, ma non lo sapevo, perché non l'avevo mai provato.

scacciai via quei pensieri perdi-tempo e andai dritta in cucina, per mangiare qualcosa. Finita la colazione, mi vestii e uscii di casa, per dirigermi verso la scuola. Come sempre la calca di studenti davanti ai cancelli era insopportabile, ma ancora di più lo erano le stupide risatine delle persone quando gli passavo accanto. Sorpassai tutti e andai dritta all'angolo del marciapiede appoggiandomi ad un muretto. Avvicinai al viso il lo schermo del telefono per specchiarmi, e non potei fare a meno di pensare che ero un disastro.

Tutte le ragazze a scuola si truccavano già, indossavano vestiti da "ragazze grandi" e avevano sempre i capelli a posto. Io, invece, non avevo mai comprato anche solo un lucidalabbra in vita mia, indossavo sempre i miei adorati jeans neri ed enormi felpone e avevo ogni mattina quei maledetti capelli per aria.

Una voce, però, una voce calda, mi distrasse dai miei, un po' stupidi, pensieri.
"Ciao"
sentii dire da questa voce mai sentita prima.
Istintivamente alzai di scatto la testa, incuriosita.
Un ragazzo, più alto di me e con i capelli scuri, si trovava ad appena un metro da me.
Spostai lo sguardo sui suoi occhi, per avere un contatto più diretto, e mi bloccai nonappena mi ci soffermai. Aveva degli occhi chiari, verdi che sfumavano al castano chiaro man mano che si allontanava dalle iridi. Erano dei bei occhi, dei bellissimi occhi.
"Ciao" dissi a mia volta, un po' imbarazzata. Non ero abituata ad avere contatti diretti con le persone, soprattutto con i ragazzi.
"Percaso sai dirmi dov'è Cristina? Vi ho viste insieme, prima" sembrava sereno, e aveva un leggero sorriso sul viso.
Sinceramente non sapevo per chi mi avvisa scambiata, credevo di sapere chi fosse questa Cristina, ma non eravamoo amiche.
"Mi avrai scambiata per qualcun'altra, comunque si..so dov'è, credo. Credo di saperlo, se non mi sbaglio..mi pare che..cioè, aspetta, fammi pensare.." risposi, e sentii le guance diventare bollenti.

Il suo sguardo mi stava mettendo in crisi, soprattutto la sua espressione confusa, così sopstai lo sguardo e ripresi a parlare.

"Era dall'altro lato, davanti al cencello, mi pare" riuscii a rispondere alla fine.
"Vabene, grazie mille, ci vediamo" disse lui, per poi voltarsi e andare nella direzione che gli avevo indicato.
Non riuscii nemmeno a rispondere, dato il troppo imbarazzo. Potrebbe sembrare strano, ma quello fu il mio primo contatto con un ragazzo dopo diversi mesi.

Quando la campana suonò, andai in classe ancora su di giri.
Presi posto al mio banco e un'altra interminabile giornata iniziò. Quel giorno concentrarsi risultava proprio impossibile, dato che i miei pensieri mi riportavano sempre a quegli occhi verdi e il sorriso di quel ragazzo di quella mattina. A primo impatto sembrava carino, molto carino. Non lo avevo mai visto prima, ma da quella mattina cominciai a volerlo vedere tutti i giorni.
Il mio sguardo era sempre fisso sullo stesso punto, mentre la mia mente era completamente altrove.
"Tessa!" sentii dire da una fastidiosissima voce.
Alzai la testa, e vidi la professoressa che mi osservava con i suoi occhi fulminanti.
"Mi vuoi spiegare che stai facendo? Dove hai la testa oggi? Cerca di stare attenta, o sarò costretta a lasciarti un segno sul registro!" urlò, come sempre.
Quella dannata trappola, che mi teneva bloccata tutti i giorni, stava diventando davvero pesante, ma mancavano ancora diversi mesi alla fine della prigionia, ed io non potevo farci nulla, così aprii finalmente il mio quaderno e con una penna rossa scrissi in alto a sinistra La Rivoluzione Francese, per poi cominciare a prendere appunti su di essa.

Dopo scuola tornai a casa, ancora con la testa fra le nuvole, continuando a chiedermi come mai nei miei pensieri c'erano degli occhi verdi, che da subito mi avevano catturato come una calamita al ferro.

Accesi il telefono, e con mia grande sorpresa trovai un messaggio nelle bacheca.
Era un numero scosciuto.
x: conosci Taylor?

[spazio autrice]
ecco un nuovo capitolo! Spero davvero che piaccia anche questo, se vi è piaciuto lasciate una stellina.
Ho solo 50 visualizzazioni, ma è bello sapere che 50 persone hanno letto qualcosa di mio, sono molto felice.

Bacini. xx

Little Things // Tutto potrebbe Cambiare [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora