1. Novità

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Salve gente, premetto che questa è una bozza del primo capitolo. Non prendete seriamente anche la descrizione del libro, perché è tutto provvisorio. Volevo solo darvi uno spunto della storia, detto ciò, buona lettura e scusate l'assenza (ed eventuali errori).

A tutti coloro che non vedevano l'ora che pubblicassi il secondo libro.

Si ritorna a scuola.
Questa estate è stata unica, non mi sono mai divertita così tanto, e devo tutto soprattutto a Federico, Paul e Johnatan.
Quasi ogni giorno era diverso dall'altro, tranne quando andavano a caccia sulle Alpi e mi lasciavano sola; quindi uscivo con Danila e Giulia, le mie due migliori amiche.
Nei giorni in cui quei tre erano nei paraggi ci divertiamo ad organizzare escursioni, gite e quant'altro; invitando, spesso, anche gli altri.
Le volte che rimanevo da sola, con Danila e Giulia andavamo alla spiaggia libera di Sant'Agostino e esploravamo gli scogli sott'acqua con la maschera e le pinne, oppure noleggiavamo un pedalò e pedalavamo fino ad arrivare quasi alla boa rossa, per poi tuffarci in mare.
Sono riuscita a godermi l'estate per bene, con la consapevolezza che Josh non avrebbe più tentato di uccidermi. Oramai non era più un nostro problema, essendo morto.
Quella mattina, in cui iniziò il quarto anno di superiori, mi preparai per andare a scuola e quando uscii di Federico poggiato al muro.
«Ehi ciao!» gli andai incontro, lasciandomi stritolare in un suo forte abbraccio.
Ricambiai, poi alzai lo sguardo per guardarlo bene negli occhi e mi baciò mettendo una mano sulla mia guancia destra.
«Buon giorno, dormito bene?» sorrise staccandosi da me e cominciando ad avviarsi verso la fermata dell'autobus.
«Si tutto bene. Non riesco a credere che tra due anni avremo finito il liceo... io non so ancora cosa fare... cosa scegl...»
«Vai con calma, siamo al quarto anno, vedrai che al momento giusto sarai in grado di prendere la tua decisione, saggiamente. Adesso vivi il presente, il futuro poi verrà.» smentí il mio discorso da ansia post-quinto anno di liceo.
Rimasi qualche secondo a pensarci mentre camminavamo abbracciati l'uno all'altra; il suo braccio destro attorno alla mia vita e il mio attorno alla sua.
«Hai ragione, ho ancora due anni per decidere... non devo avere motivo di preoccuparmi...» dissi, nonostante non fossi del tutto convinta delle mie parole.
«Secondo me dovresti iniziare a pensarci ma non in maniera morbosa.»
Alzai lo sguardo per incrociare i suoi occhi verde smeraldo, colpiti dalla luce del sole.
«É che ho solo due anni... poi superata la maturità potrò prendere la mia vita in mano e decidere io il mio destino e questa cosa mi prende alla sprovvista, capisci?»
«Certo che ti capisco, anche io la pensavo allo stesso modo la prima volta che ho preso la maturità.» rise come se fosse buffo dire una cosa del genere.
Effettivamente lo era e mi fece sorridere.
«Tu hai tutto il tempo del mondo, ci credo che non sei preoccupato, chissà quante volte l'avrai ottenuta.» il mio tono di voce era rassegnato.
L' argomento mi fece pensare ad una cosa, ovvero che, col passare del tempo, io sarei invecchiata a differenza di Federico e non avremo potuto passare tutta la nostra vita insieme, se io fossi rimasta umana.
Ma era un argomento che non volevo ancora tirare fuori.
Mi ero imposta, tempo addietro, che era proibito, almeno per il momento.
Lui mi guardò come se mi avesse letto nel pensiero.
«Stai tranquilla e goditi questi ultimi due anni.» sorrise per rassicurarmi e mi diede un bacio sulla fronte.
Forse ha ragione, dovrei solo godermi i miei ultimi due anni di liceo. Pensai.
Annuii come per dire «Hai ragione, ci proverò».
Aspettammo l'autobus e dopo averlo preso ed essere scesi alla fermata, camminammo fino al cortile della scuola.
Non parlammo molto, rimpianti dell'estate a parte.
Appena Danila ci vide ci venne incontro felicissima.
«Ehi ciao piccioncini, lo sapevate che questo anno in classe nostra c'è un altro nuovo arrivato?» era felice di riferirci la notizia.
«Non te ne sfugge una eh?» sorrisi, «Comunque no, non lo sapevo».
«Io credo di averne sentito parlare.» fece spallucce Federico, con fare rilassato.
Luca ci raggiunse, seguito da Giulia.
Li salutammo con entusiasmo.
«Ciao ragazzi, sapevate del...» iniziò a parlare Giulia.
«Ragazzo nuovo? Si, ce lo ha appena riferito Danila.» dissi.
«Sono curioso di conoscerlo!» esclamò Luca.
«Anche io.» ammisi.
Danila si guardò attorno come se cercasse qualcuno, di conseguenza Giulia le chiese:
«Chi cerchi?»
«Edoardo, solitamente non è in ritardo...» sembrava preoccupata.
«Non preoccuparti,» la campanella suonò appena iniziai a parlare «arriverà. Sono dicura che è solo in ritardo».
«Già, magari si è svegliato tardi.» la rassicurò Federico «Adesso ci conviene entrare in classe.»
Facemmo come consigliato ed, arrivati in classe, occupammo i 6 posti della fila di banchi accanto alla porta.
Danila si mise al primo banco attaccata al muro, lasciando libero il posto accanto a lei, per Edoardo; io e Federico ai secondi banchi (io esterna e lui interno), Giulia all'ultimo banco interna e Luca vicino a lei.
La professoressa di matematica entrò in classe, ci alzammo tutti in piedi per salutarla.
«Buongiorno ragazzi, potete sedervi.» esclamò e ci sedemmo senza obbiettare.
Quando anche la professoressa si sedette sulla sedia blu per prendere le assenze e firmare il registro, Edoardo fece capolino dalla porta scusandosi per il ritardo.
La prof lo ammonì invitandolo a sedersi nell'unico posto libero, ovvero quello che Danila gli aveva riservato.
Mi guardai intorno per cercare il nuovo arrivato, incontrai il suo sguardo; il suo modo di guardarmi mi fece rabbrividire, nonostante mi rivolgesse un sossiso.
Sembrava che mi studiasse, o forse era solo una mia impressione.
Un ragazzo alto e snello, con i capelli neri, gli occhi azzurri e le labbra rosee e carnose con un piercing argento ad anello per entrambe le estremità del labbro inferiore.
Indossava una maglietta nera con su scritto "Los Angeles" in corsivo bianco, dei jeans larghi celesti scoloriti qua e là e degli scarponi scuri, nonostante facesse ancora molto caldo.
Mi voltai d'istinto, dandogli le spalle.
Sentivo ancora il suo sguardo fisso su di me e ciò mi mise a disagio.
«Tutto bene?» sussurrò Federico notando la mia insicurezza.
«Si» sorrisi e strinsi la sua mano che si trovava sul mio banco.
Finito l'appello, la professoressa chiese al nuovo arrivato di presentarsi.
«Con piacere.» lo guardai e lui sorrise guardando la prof e poi la classe. «Come avete sentito dalla prof, mi chiamo Michael, ho diciotto anni e ho perso un anno di liceo a causa di alcuni problemi familiari. Ho cambiato città e scuola perché non mi trovavo bene dov' ero. Mi piace scrivere, mi aiuta ad esprimere veramente chi sono.» mi lanciò uno sguardo come per dire «Ehi bellissima, ti ha colpito il fatto che adoro scrivere per esprimere i miei sentimenti eh? Sono proprio un bad boy in stile Klaus Mikaelson».
Mi girai verso la prof per evitare il suo sguardo.
«Uno scrittore eh? Cosa scrivi, di solito?» domandò la prof.
«I miei pensieri, le mie riflessioni, per la maggior parte sulla vita e sulla morte, sul significato della nostra esistenza...»
«Interessante... Dove vivevi prima?» chiese la prof interessata.
«A Tarquinia, la città natale di mia madre.»
«É venuta tutta la tua famiglia con te oppure sei già autonomo?»
«Veramente i miei genitori sono morti tre anni fa in un incidente in autostrada, sull'Aurelia.»
La disinvoltura con il quale pronunciò quella frase mi lasciò di stucco.
«Oh, mi dispiace tanto... e chi si è preso cura di te fino al tuo diciottesimo compleanno?»
«Nessuno, la mia famiglia non è molto unita, quindi me la sono cavata da solo... non sono mai andato molto d'accordo con i miei parenti, quindi ho vissuto da solo fino ad ora.»
«Be', ragazzi, il nostro Michael si è presentato. Credo sia opportuno che anche voi vi presentiate ad uno ad uno.» annunciò, ero sicura che la prof stesse deviando il più possibile di continuare a parlare con lui.
Dava l'impressione di essere un ragazzo molto macabro e solo.
Ci rivolse un sorriso che mi vece venir voglia di stare in silenzio fino alla campanella.
«Ma prof! Queste cose si fanno in prima elementare tra bambini!» sbuffò Marco con la sua profonda voce.
«Preferisci fare venti problemi di geometria e matematica?»
«No, non vedo l'ora di presentarmi!»
«D'accordo, Giulia inizia tu.» la prof indicò dietro la testa di Federico e Giulia iniziò a presentarsi, dopo di lei procedemmo.
«Sono Giulia, vivo qui da sempre, amo il gelato...», «Mi chiamo Luca, adoro Hip-Hop...».
Intanto Federico continuava a guardare il nuovo arrivato come se non lo convincesse molto.
«Federico, tocca a te.»
«Si, mi chiamo Federico Stewart. Non ho neanche io i genitori, mi sono trasferito in questa città da un anno. L'anno scorso ho iniziato a frequentare questa scuola. Mi piace scrivere e viaggiare, sono un tipo riservato e... credo possa bastare.» continuò a guardarlo incuriosito.
«Sono Sara, ad ottobre compio diciassette anni. Adoro leggere e disegnare, non so ancora bene cosa voglio dalla mia vita ma continuo a rifletterci.» Michael mi guardò con gli occhi ridotti a due fessure, come se fosse realmente interessato.
Iniziai a sentire un leggero ringhio che partiva dalla gola di Federico, che lanciava strane frecciatine al nuovo arrivato.
Lo scossi per farlo riprendere.
Intanto le presentazioni procedettero.
«Che succede?» mormorai guardando la perfezione negli occhi.
«Nulla, è tutto apposto.» evitò il mio sguardo e si concentrò su quello che Lorenzo stava dicendo.
Andammo avanti così per quasi tutta l'ora, il restante dei dieci minuti li passammo ad ascoltare la professoressa che ci indrodusse gli argomenti che questo anno avremmo affrontato delle sue materie.
Quando suonò il cambio d'ora ci alzammo per salutare nuovamente la prof che se ne andò lasciando la cattedra al professore di inglese che prestò tutta la sua attenzione su Michael chiedendogli della sua conoscenza della lingua inglese.
Scoprimmo che il padre del ragazzo era nato e vissuto per quindici anni a Liverpool, perciò avendo avuto un padre madrelingua aveva una vasta conoscenza della lingua.

Faccia A Faccia Con Dei Vampiri 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora