8. PowerPoint

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«Impossibile. Non osare neanche pronunciare quel nome. Ormai è morto, Sara, lo hai visto bruciare con i tuoi stessi occhi, tra le fiamme di Trevor» Esclamò Jo, con gli avambracci sulle cosce, seduto scomposto sul divano.
Quel sabato avevamo deciso di fare una riunione, a casa dei tre fratelli, con Josh come tema principale.
«Beh... ma lui possiede molti contatti, ha molte streghe e stregoni dalla sua parte, magari è riuscito a rimanere in vita» Paul era molto serio, il ché lo rendeva spaventosamente attendibile.
«Sentite. Io ne ho abbastanza. Josh di qua, Josh di là!» sbottò Jo, alzandosi dal divano, con un agile movimento svelto, dirigendosi verso la cucina.
Lo guardai, rimanendo seduta sulla poltrona, senza dir nulla.
«Senti Jo, forse non hai ben chiaro che qui c'è in gioco la vita di Sara, che ti ricordo, è la mia ragazza!» Federico aveva percorso a grandi passi il salotto ed era a pochi centimetri dal volto del fratello, con i canini scoperti e il viso trasformato, l'espressione minacciosa.
Jo serrò la mascella e ricambiò lo sguardo, con un sopracciglio alzato in segno di strafottenza. «Dovrebbe interessarmi?».
«Hai fatto un giuramento!» Federico lo sbatté al muro che separava il salone dalla cucina, tenendolo per la camicia a quadri azzurra.
Paul li raggiunse con la super velocità.
«Smettetela voi due» li separò, l'uno dall'altro, tenendoli entrambi per la maglietta.
I due non smisero di guardarsi torvi, poi Jo scoppiò in una risata divertita.
«Ma da che parte stai Jo?» mi alzai dal divano, guardandolo, camminandogli incontro.
Lui mi volse lo sguardo, tornando serio. «Non sono tenuto a risponderti».
«Suppongo di si, fratellino» esclamò Paul, guardandolo severamente.
Jo taque. Ci guardò tutti, come se si sentisse in torto, ma fosse troppo orgoglioso per ammetterlo.
Calò il silenzio.
«Paul, mi faresti un favore se mi lasciassi la camicia» fu Jo a spezzarlo.
Paul strinse ancor più la presa, ma lasciò Federico, che si mise al mio fianco.
«Non prima che tu le abbia risposto».
Jo alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
«Sono dalla vostra parte. Okay? Solo, mi sembra assurda la faccenda che sia ancora in vita. Probabilmente dei suoi sostenitori ce la stanno solo facendo pagare, spaventandoci, tutto qui» sbuffò seccato, come se si aspettasse che la sua risposta fosse già di nostra conoscenza.
Paul lasciò la presa e il ragazzo si stirò la camicia.
«Tu... tu dici?» domandai incerta.
«É probabile» mi rispose.
«Si beh... potrebbe aver ragione»
«Non dobbiamo abbassare la guardia, a mio parere» sostenne Paul. «Potrebbe essere solo un'intimidazione da parte dei suoi sostenitori, è vero, ma se invece lui avesse davvero trovato il modo di scampare alla morte? Sarebbe di certo un problema».
«Beh potresti aver ragione...» riflesse Federico.
«Ragazzi, siamo riusciti ad uccidere il più antico e violento vampiro della storia.  Sembra improbabile che non abbia trovato un modo per rimanere vivo» concluse Paul.
«Ma... ma tu mi avevi detto che sarebbe rimasto morto...» guardai Federico, il cuore che accelerava.
Lui sospirò dispiaciuto.
«A pensarci bene, adesso mi sento un idiota... insomma, non ci avevo pensato al fatto che lui avesse dalla sua parte molte streghe... non avrei voluto darti false speranze... ma prima credevo anche io a ciò che ti avevo detto» spostò i miei capelli da davanti i miei occhi, guardandomi dispiaciuto.
Non era possibile...
No.
Non era possibile che non fosse ancora finita.
Insomma lui era morto...
L'ho visto bruciare...
«Sentite, se volete far sì che Sara non ci rimetta la pelle, dovreste trasformarla» concluse il minore dei fratelli, guardandomi.
Volsi uno sguardo a Federico, come per chiedergli cosa ne pensasse.
«No. Non se ne parla. E poi chi vi dice che anche da vampiro non le darà la caccia? Lui la vuole morta, il fatto che sia umana è solo un dettaglio».
«Non hai tutti i torti...» lo appoggiò Paul.
«Ma in quel caso sarebbe più forte, più veloce, più preparata ad affrontarlo, nel caso dovesse farlo» sbuffò Jo.
«Non sarà comunque alla sua altezza, Jo!» sbottò Federico, che stava nuovamente per perdere le staffe.
«Io penso che Sara abbia il diritto di dire la sua opinione» Paul li zittì.
«I-io...» li guardai uno ad uno, presa alla sprovvista. «Insomma... quando?»
«Ades-» esclamò Jo, roteando gli occhi, sarcastico.
«No» la voce di Federico si sovrappose a quella di Jo. «Non devi trasformarti».
«É una scelta che spetta a lei» si intromise Paul.
«Non ha scelta se vuole anche solo avere una speranza di sopravvivenza!» Jo alzò la voce.
«Questo non è vero! Siamo perfettamente in grado di proteggerla!»
«Oh andiamo Federico, chi vuoi prendere in giro?!»
«Siamo riusciti a cavarcela una volta! Possiamo benissimo-»
«Sentite! Io non posso prendere questa decisione da un momento all'altro... okay? Ho bisogno di tempo... e di schiarirmi le idee...» sovrastai le loro voci, senza neanche sapere in che modo.
Sospirai, guardandoli.
«Hai ragione, Sara, non sei costretta a rispondere all'istante, né devi sentirti costretta ad accettare» Paul incrociò il mio sguardo. I suoi occhi mostravano comprensione.
Annuii leggermente, guardando in basso.
Federico sospirò, guardandomi.
«Ti accompagno a casa. D'accordo?»
Alzai lo sguardo verso di lui.
«Si... d'accordo» distolsi immediatamente lo sguardo. «Ci vediamo... ragazzi» alzai la mano, per salutare Paul e Jo, poi mi diressi verso la porta d'ingresso, che aprii ed uscii, seguita da Federico.
«Senti... mi dispiace per prima. Non voglio che tu debba sentirti costretta a fare qualcosa che non vuoi, né tantomeno che tu debba ascoltare le nostre liti» si fermò, guardandomi, una ventina di metri lontani dalla casa.
«Tranquillo, non importa» abbozzai un sorriso, per rassicurarlo.
Dopotutto immaginavo vagamente che sarebbe finita male quella "riunione".
Mentre volava, con me in braccio, mi misi a pensare.
Se avessi dovuto diventare un vampiro avrei dovuto dirlo almeno a Giulia e Danila.
Non avrei potuto tener loro un segreto simile per sempre, prima o poi si sarebbero accorte che non sarei invecchiata.
Come gli Stewart d'altronde.
Forse loro correvano i miei stessi rischi, essendo le mie migliori amiche... avrei dovuto informarle di ciò che stava accadendo... di ciò che sarebbe potuto accadere.
Insomma, era la cosa più giusta da fare, tenendo in considerazione che nei film, quando si cerca di proteggere qualcuno, tenendolo all'oscuro di tutto, non si fa altro che peggiorare la situazione.
Poteva essere stupido da parte mia, pensare come in un film, dato che non era reale, ma tutto ciò sembrava da film.
«Forse dovrei dire a Giulia e Danila... ciò che sta accadendo...» mormorai al suo orecchio, scrutando le nuvole grigie.
Lui parve pensarci su.
«Sarebbe meglio di no... non credi?»
«Ma se Edoardo decidesse di parlare? Di dir loro ciò che sa? Non si arrabbierebbero secondo te? Dovremmo precederlo, forse»
«Beh ma non è detto che decida di parlare, insomma, ormai non rivolge più la parola a nessuno»
«Hai ragione...» sospirai.
«Inoltre, più sanno e più sono in pericolo, Sara» aggiunse.
Rimasi in silenzio, a riflettere.
Dopotutto Federico aveva ragione...

Il lunedì della settimana successiva, il professore di scienze naturali ci diede un PowerPoint da realizzare a coppie.
Danila si voltò subito nella mia direzione ed io ricambiai immediatamente il suo sguardo, sorridendo, fin quando il Prof non annunciò che avrebbe stabilito lui le coppie.
La vidi sbuffare e risi sotto baffo.
«...Stewart con Ferretti Lorenzo... Ramirez Danila con Giuliani Martina ed in fine Sara con Michael Campbell. Premetto che non accetto proteste. Non cambierò le coppie» concluse il professore.
Volsi uno sguardo a Federico e notai una smorfia di disappunto sul suo viso.
Aveva la mascella contratta.
Non dissi nulla, mi limitai a prendere la sua mano ed incrociarla alla mia.
Sembrò rilassarsi appena.

«Non posso credere che tu debba fare il PowerPoint con quel-»
«Ehi Federico, ci vediamo da me o da te?» Lorenzo si era avvicinato a noi a pausa, interrompendo l'imprecazione di Federico.
«Meglio vederci in biblioteca, che ne dici? Casa mia è fuori città e così avremmo i tutti i libri di scienze da poter consultare quando vogliamo» Federico si era voltato verso Lorenzo, stringendo in pugni per non imprecare e per sforzarsi di rimanere calmo.
«Nah, preferirei casa mia. Sai, lì si può mangiare e c'è il wifi, e poi che te ne fai dei libri se hai internet?» esclamò lui, guardandolo. «Poi semmai, dopo aver finito potremmo giocare ai videogiochi, sai ne ho appena comprato uno nuovo, è una figata assurda!» il suo tono era piuttosto entusiasta.
«Come desideri...» lo vidi sorridere, ma intuii che era un sorriso di cortesia. Federico amava i libri e sentirsi dire una cosa del genere probabilmente gli aveva fatto riconsiderare la sua simpatia per Lorenzo.
«Perfetto allora. Facciamo giovedì dopo scuola?».
«E giovedì sia».
Lorenzo sorrise, alzando i pollici e si diresse alle macchinette, lasciandoci nuovamente da soli.
«Dio, come ha fatto quel ragazzo ad arrivare in quarta se pensa che i libri siano inutili?» Federico sgranò gli occhi, ridacchiando, ma c'era una nota di vero disappunto nel suo tono.
«É stato bocciato tre volte» mi strinsi nelle spalle. «Probabilmente il lavoro di scienze dipenderà tutto da te» ridacchiai, dandogli delle pacche giocose sulle spalle.
«Immagino di si» ridacchiò lui, poi tornò immediatamente serio, fissando qualcuno alle mie spalle.
Mi voltai, per capire cosa stesse guardando e il mio sguardo si posò su un ragazzo alto, dai capelli scuri e la pelle pallida.
Sentii un ringhio provenire dalla gola di Federico. Gli strinsi la mano, come per rassicurarlo che è tutto okay, ma lui non sembrò prenderlo in considerazione, questa volta.
«Rilassati Stewart. Sono qui per il PowerPoint di scienze, nulla di più» esordì Michael con semplicità.
«Immagino abbia intenzione di chiedere il numero alla mia ragazza».
«Solo per organizzarci, non prenderla sul personale»
«Perché ho la sensazione che dovrei, invece?» non smise di guardare torvo Michael.
«Federico... per favore» lo guardai negli occhi e lui, fortunatamente, ricambiò il mio sguardo, addolcendosi.
Mi voltai nuovamente verso Michael, che aveva un leggero sorriso divertito sul volto.
«Te lo detto?» lo guardai, avevo un tono piuttosto gentile, probabilmente Federico stava ribollendo di gelosia, il ché mi dispiaceva, ma era infondata.
Michael annuí ed io gli dettai il mio numero di telefono.
«Perfetto» disse dopo avermi salvata in rubrica.
«Bene» abbozzai un sorriso.
«Dopo scuola ti mando un messaggio e ci organizziamo».
Annuii, guardandolo, lui mi scoccò un sorriso, poi si allontanò da noi.
Mi voltai a guardare Federico, che si sforzava di avere un'aria indifferente.
Scoppiai a ridere, guardandolo.
«Che c'è da ridere?» sbottò lui.
«La tua espressione» mi morsi il labbro inferiore, per trattenere un'altra risata.
Lui scosse la testa «Spiritosa».
«Permaloso» mormorai, a pochi centimetri dalle sue labbra, guardandolo negli occhi, poi chiusi i miei e, mettendomi sulle labbra lo baciai.

Faccia A Faccia Con Dei Vampiri 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora