2. Misterioso

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Alla fine dell'ora il professore ci diede un foglio con su scritto gli orari di questa settimana e da quando avremmo iniziato l'orario normale, ovvero dalle otto di mattina fino alle due del pomeriggio, senza sabato.
Lo lessi, le lezioni a tempo pieno avrebbero iniziato a svolgersi il lunedì seguente e per il resto della settimana, sarebbero durate fino alla terza ora per dare il tempo di reintegrare nuovamente, alunni e professori, nella routine scolastica.
Suonò la campanella che segnava la fine della giornata, essendo il primo giorno di scuola le lezioni duravano solo due ore.
Misi in spalla lo zainetto che mi ero portata con solo una matita, un quaderno piccolo, i soldi e il telefono.
Federico mi prese per mano, con fare protettivo, non appena uscimmo dall'aula.
«Ragazzi, vi va un gelato oggi pomeriggio?» propose Luca.
Guardai Federico per vedere se volesse che andassimo con gli altri a prendere un gelato.
«Si, facciamo verso le due?» chiese il vampiro.
«Per noi va bene.» aggiunse Edoardo.
«Si, è fattibile.» rispose Giulia.
«D'accordo allora, dove vogliamo incontrarci?» domandò Luca.
«Se per voi va bene potremmo andare a prendere il gelato alla gelateria in via Guido Baccelli e poi ci facciamo una passeggiata al Lungomare!» optò Danila.
«Certo.» annuii.
«A dopo allora.» ci salutammo.
Edoardo e Danila si allontanarono per andare sullo scooter di Edo mentre Giulia e Luca salirono ognuno sulla propria bicicletta e pedalarono verso le loro case che erano affiancate.
Federico mi guardò.
«Siamo rimasti solo noi due.» sorrise.
«E mezza scuola attorno a noi.» risi.
«Quale mezza scuola? Io non vedo nessuna mezza scuola.» accarezzò la mia guancia sinistra e mi diede un dolce bacio sulle labbra.
Dopo averlo ricambiato ci stacchiamo per riprendere fiato.
«Hai ragione, non c'è nessuna mezza scuola.» sorrisi anche se era ovvio che la gente ci guardasse male.
«Avverti tua madre che vieni a casa mia e poi alle due esci.» mi consigliò Federico mentre salivamo sul bus.
Scrissi a mia madre via messaggio che oggi sarei andata a pranzo da Federico e che avrei preso un gelato nel pomeriggio con i miei amici.
«Quel Michael non mi convince...» d'un tratto iniziò a parlare.
«Come mai?»
«Non lo so, ha qualcosa di strano.» il suo tono di voce era incerto, forse infastidito.
«Sei geloso perché non la smetteva di guardarmi?» lo stuzzicai, in modo giocoso, con un po'di malizia nelle parole.
Rimase in silenzio.
«Ho capito! Sei geloso!» scoppiai a ridere.
«No, io non sono geloso.» dal tono della sua voce capii che stesse mentendo.
«Certo, come no.» continuai a ridacchiare.
«Ecco... si lo sono, ma non è questo che mi rende così incuriosito da quel ragazzo. C'é qualcosa di lui che mi sfugge... come se lo sapessi ma non mi venisse in mente.» spostai la testa a sinistra, per vedere il suo volto.
«Forse è una tua impressione...» evitai di parlare del fatto che Michael suscitasse in me ansia e un po' di timore.
Aveva l'aria del cattivo ragazzo profondo e incompreso che seduce chiunque, e questo mi spaventava.
«Già, forse...» mormorò con una sfumatura di incertezza.
Scendemmo dal bus e percorremmo, io sulle sue spalle, il resto della strada per arrivare a casa di Federico con la super velocità.
Arrivammo alla villa fuori città dei tre fratelli.
Scesi dal vampi-elicottero, ci dirigemmo entrambi verso l'entrata.
Appena Paul venne ad aprirci sentendoci arrivare entrai abbracciandolo.
Jo uscì dalla cucina con una sacca di sangue in mano, presa sicuramente dall'ospedale.
«Oh che smielati.» mi guardò staccando dalla bocca la sacca. Il suo tono di voce era sarcastico, tanto per cambiare.
Alzai gli occhi al cielo, e scossi la testa, poi pensai che, se avessi abbracciato anche lui, gli avrebbe fatto più che bene.
Dopotutto aveva bisogno di affetto, cosi mi staccai da Paul e camminai verso Jo.
«Non pensarci nemmeno, piccoletta.» esclamò Jo facendo tre passi indietro.
«Andiamo, sei un vampiro di almeno un secolo e mezzo, che male potrebbe farti un abbraccio?» sorrisi e continuai ad avanzare; con la super velocità lui sparì dalla mia vista.
«Odio gli abbracci. Non ne ho bisogno.» si limitò a dire alle mie spalle, mi voltai.
Lanciai uno sguardo a Federico, che ricambiò, poi rimasi in silenzio.
Mi aveva raccontato la storia di Jo.
Del fatto che lui avesse spento le emozioni a causa della morte di Leonie, in Austria, e che questo lo aveva cambiato, trasformandolo da un ragazzo estroverso, dolce e fiducioso, in un'altro cinico e inscalfibile.
La mattina, fino ad ora di pranzo la passai a parlare con i due vampiri Stewart; esatto, due, perché Jo uscì di casa a bere qualcosa.
Pranzai con un panino, mentre Paul e Federico bevvero un bicchiere ciascuno di A positivo.
Quando io e Fede ci avviammo verso la porta di casa, Jo entrò.
«Dove andate piccioncini? Ah giusto, posso leggervi nel pensiero... non vi dispiacerà se mi unisco a voi.» sorrie, anche se più che un sorriso il suo sembrava un ghigno. Come per dire “Tanto anche se mi diceste di no io verrei lo stesso, provate ad impedirlo!”.
«Cosa? Perché?» domandai, avevo paura che a causa sua avremmo fatto delle figuracce assurde.
«Non ve lo sto chiedendo.» sorrise mostrandomi i canini che aveva appena fatto spuntare per sembrare minaccioso.
Lo guardai e poi mi voltai verso Federico come per chiedergli cosa avremmo deciso, di conseguenza lui si strinse nelle spalle.
«D'accordo.  Ma stai alla larga dalle sue amiche.» lo avvertì.
«E chi ha detto che io voglia...» prima che potesse finire, il vampiro dagli occhi verdi gli scoccò un'occhiata come per dirgli: «Ti conosco, fratellino».
Johnatan alzò le mani in segno di resa facendo un passo indietro, per uscire nuovamente dalla porta di casa dalla quale era entrato.
«E va bene, ma non ti prometto nulla.»
«Paul, visto che ci siamo, vuoi unirti a noi?» Federico si voltò in direzione del fratellone.
«Con piacere.» sorrise.

Raggiungemmo i ragazzi e prendemmo quasi tutti il gelato.
Jo non ci diede molto fastidio, escludendo le sue battutine sarcastiche.
Il pomeriggio lo passammo in centro, sfortunatamente Luca e Giulia avevano allenamento e Edoardo doveva andare a trovare la nonna in ospedale dato che era caduta dalle scale e aveva rischiato la vita; perciò tre dei nostri se ne andarono e il resto tornò a casa propria.
Erano le 17:26 quando Federico mi fece arrivare a casa.
Lo feci entrare e salimmo in camera mia.
Guardai il foglio con gli orari che oggi ci erano stati consegnati e vidi le materie scritte che ci sarebbero state il giorno seguente. Lo misi sulla scrivania e mi accoccolai al petto del bel vampiro che se ne stava comodamente sdraiato sul mio letto con la mano sinistra dietro la nuca.
Restammo così a parlare finché non arrivò ora di cena, mia madre ci avvisò prima di cucinare e chiese a Federico se fosse rimasto a mangiare, ma lui negò dicendo che di lì ad un'ora avrebbe avuto ospiti e quindi si sarebbe dovuto affrettare a raggiungere i due fratelli alla villa per accogliere gli ospiti.
Cenai con i miei genitori raccontandogli del primo giorno di scuola e poi salii in camera dove mi aspettava uno splendido essere sovrannaturale sdraiato nel mio letto, insomma, una cosa che chiunque vorrebbe dopo cena no?
Mi sdraiai accanto a lui e dopo poco mi addormentai stanca.

Spazio autrice
Chiedo scusa per tutto questo tempo passato tra un capitolo e l'altro, non ho avuto modo di continuare la storia ed ero intenzionata a  postarla tutta non appena sarei riuscita a finire di scriverla

Faccia A Faccia Con Dei Vampiri 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora