capitolo 1 Addio

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Aprì gli occhi di scotto ma non mi tirai a sedere.

Mi trovavo in una camera prevalentemente vuota non c'era mobilio e gli unici oggetti erano, oltre al materasso sul quale ero sdraiato, tre borsoni ed uno zaino. Decisi allora di alzarmi, ma non appena appoggiai la mano sinistra a terra urlai di dolore, anche perché la testa mi stava comprimendo il cervello. Dopo neanche trenta secondi entrò, o meglio dire irruppe, mia madre seguita da mia sorella minore.

Quest'ultima aveva solo cinque anni, ma ne dimostrava almeno sette. Si chiamava Eleanor e aveva i capelli di un bruno chiarissimo e gli occhi blu come il mare.

Poco dopo il viso di mio fratello, anche lui più piccolo di me, fece la sua comparsa sulla soglia. Lui era il contrario di mia sorella: aveva gli occhi verdi e i capelli bruno scuro esattamente come me, l'unica differenza era l'età, perché io tra tre mesi, esattamente il 10 novembre, avrei compiuto sedici anni mentre Alex, per intero Alexander, l'11 settembre, ovvero tra dieci giorni, avrebbe fatto i dodici.

Mia madre dopo essere "entrata" in camera mia si fiondò su di me per sapere come stavo assillandomi di domande. Io la zittì innervosito "sto bene grazie, ora vorrei stare da solo"

Mi guardò stranita poi fece un sorriso triste e si alzò, arrivata alla porta si voltò "io ci sono per qualsiasi cosa, e lo so che stai avendo un brutto momento, ma cambiare città ti potrà solo aiutare" mi disse con voce triste. "beh è difficile che vada peggio di così" dissi in un sussurro.

aspettai che i passi si ovattassero sempre di più per poi alzarmi di scatto, vestirmi, alla fine iniziare un pianto isterico e cadere in ginocchio. Non mi resi conto per quanto tempo rimasi lì, fatto sta che percepii i rumori di altri passi, ma non feci in tempo neanche a muovere un dito che la porta si spalancò ed entrò un ragazzo sui diciotto anni alto, bruno e con una corporatura decisamente muscolosa: Michael.

Mio fratello si girò e mi abbracciò forte, restammo così per alcuni minuti poi si staccò e senza dire nulla se ne andò. Non era un tipo molto loquace ma era una persona d'oro sempre pronta aiutare senza chiedere nulla in cambio. era molto introverso, perché anche lui,come me, aveva avuto amicizie fin troppo sbagliate

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solo dopo tre ore, tra il viaggio per raggiungere la stazione e l'attesa per il treno, eravamo partiti per Londra. Il treno sfrecciava veloce tra boschi e campagne, stranamente, illuminate dal sole. In poco tempo sentii le palpebre pesanti e fui travolto dal sonno.

La ragazza dentro lo specchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora