Prologo

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Un altra granata esplosa, altri spari e altre urla.
Ecco quello che sentivo, quello che tutti i giorni dovevo subire in quell'inferno. Perché sì quello era l'inferno.
Tutti si immaginano l'inferno ricoperto di fiamme e con demoni soprannaturali che ti torturano con incantesimi o con artigli e canini mortali, ma vi assicuro che non è affatto così. è invece sanguinoso ingiusto, molto ingiusto, infatti la maggior parte di tutte le persone che si trovano coinvolte non se lo meritano e tra queste persone ci sono io. Certo quando ero ragazzo ho fatto un mucchio di stupidate e ho perfino rubato a volte, ma non avevo mai ucciso nessuno prima di allora. Per tutto  quello che avevo fatto di male di sicuro non era questa la punizione equa per pagarla.  

In quel momento però gli spari iniziarono a diminuire sempre di più proprio come la luce del sole che andava man mano a sparire dietro le distese di morti. Dopo una mezz'ora (credo) ci chiamarono per ritiraci nelle trincee. E il buio ci sovrastò come se ci avessero coperto con una coperta nera piena di stelle ricamate. 

Alzai lo sguardo al cielo e pensai che  nonostante  tutto qualcosa di bello in quell'inferno c'era, perché al di fuori di quello non c'era nient'altro che si potesse definire così. No in realtà stavo sbagliando, la cosa più bella,ma allo stesso tempo dolorosa, erano i ricordi! E essi salivano insieme alle stelle.

Durante la notte infatti potevi sentire ragazzi piangere o chiamare i nomi delle madri, delle mogli o anche dei propri figli. Io ero così all'inizio ma poi il dolore lo lasci dentro perché se ti mettevi a piangere era finita, letteralmente. 

Tornai a guardare la terra e iniziai a pensare che forse anche lei soffriva, in fondo su di essa combattevamo e ci uccidavamo a vicenda e poi  era costretta ad assorbire il nostro sangue e le nostre lacrime. 

Distolsi lo sguardo per posarlo su tutti quelli che erano lì. alcuni fumavano e facevano finta di ridere ai racconti e alle battute, ma si capiva fin troppo che lo facevano per non piangere e per dimenticarsi di essere lì. Altri invece cercavano di dormire o guardavano in silenzio delle foto con un'espressione piena di malinconia e dolore. Infine c'erano quelli come me che guardavano il cielo e stavano zitti a pensare per verificare se non erano impazziti del tutto. 

In quel momento però la testa incominciò a girare e gli occhi mi si appannarono coperti da una strana nebbia fatta di volti e scene che riconobbi essere mie. poi tutto taque e vidi solo il suo volto. Eccola finalmente!

La ragazza dentro lo specchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora