Capitolo 2

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Il rumore incessante del mio respiro quasi mi stordí,aprii lentamente gli occhi e per quanto desiderassi ritrovarmi nella mia cameretta mi sembrò subito chiaro il luogo in cui mi trovavo.
Ero circondata da pareti bianche e monotone,da persone con il camice che mi correvano attorno e che mi controllavano ogni ora.
Ero legata ad uno stupido letto da chissà quanto tempo,non potevo muovermi,né parlare,ma soprattutto non potevo sapere nulla.
Quando roteai leggermente gli occhi vidi mia madre che mi stringeva la mano e piangeva per la gioia.
<<Sei viva,quasi non ci speravo più.>>
Le lacrime le incorniciavano il volto stanco e le occhiaie troppo scure.
Mi limitai ad osservarla,volevo urlare,chiederle dove fosse Clay,perché non c'era,ma mi risultava impossibile anche tenere gli occhi aperti.
<<Fra poco tornerai a casa.>>
Annunció mia madre senza darmi alcuna notizia,senza proferire alcuna parola su Clay.
Mi convinsi che stava bene,che dopo quell'inferno saremmo potuti tornare a vivere la stessa vita di prima e avremmo potuto dimenticare quel brutto incidente.

Passai giorni interi a tormentarmi e a chiedermi dove fosse Clay,quando avrei potuto stringerlo di nuovo,quando sarei potuta uscire da quella prigione,ma le mie domande non ebbero alcuna risposta.

Passarono giorni,mesi,anni,non saprei e finalmente mi ritrovai a percorrere la strada di casa.
<<Clay come sta?>>domandai ai miei genitori che si scambiarono strane occhiate.
<<Di Clay non sappiamo nulla.>>
Disse mio padre senza aggiungere altro.
Non riuscii a credere ad una singola parola,appena entrai in casa presi il telefono e digitai il suo numero,ma nessuno rispose.
Continuai a chiamarlo ininterrottamente,ogni singolo giorno mi recavo a casa sua in cerca di una risposta che non fosse "Non lo so" ,"non ne ho idea".
Poi una sera vidi i miei genitori entrare velocemente in casa senza neanche salutarmi e subito intuii che nascondessero qualcosa,tuttavia decisi di non darci troppo peso.
Ero seduta sul divano a bere un té e guardavo fuori dalla finestra,mi sentivo tremendamente disperata e sciocca,ero alla ricerca di qualcosa che sembrava scomparso.
D'un tratto udii mio padre e mia madre parlare sotto voce e mi accostai di più alla porta della cucina.
<<Martha quando hai intenzione di dirglielo?>>
<<Non credo possa reggere una notizia del genere>>
Non esitai,mi precipitai nella stanza stringendo forte il bicchiere per la rabbia.
<<Dirmi cosa?>>domandai.
Mia madre mi guardó con uno sguardo pieno di compassione e con le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro.
<<Dobbiamo parlarne con calma...>>
Non la lasciai finire ed urlai
<<Cosa dovete dirmi!>>
Il cuore mi batteva a mille,il volto stava andando in fiamme e il mio corpo non riusciva più a stare fermo.
Mia madre si avvicinò,mi appoggió una mano sulla spalla e disse <<Clay non ce l'ha fatta,è morto poco dopo l'incidente,avremmo dovuto dirtelo prima ma...>>
Non sentii più niente,le parole che uscivano dalla bocca di mia madre erano come svanite.
Nella mia mente riecheggiava solo la frase "Clay non ce l'ha fatta".
Clay era morto,non era più con me.
Lasciai cadere il bicchiere di vetro che si ruppe in mille pezzi ai miei piedi,lasciai che il mio cuore si rompesse in mille pezzi.
Lasciai che la mia vita venisse distrutta da ciò.
Lasciai che i pezzi di vetro mi facessero male,perché nessun dolore era paragonabile al vuoto che sentivo dentro.
Non piansi,non versai nemmeno una lacrima e forse questo causó più dolore.
Volevo urlare,piangere,prendere a pugni qualsiasi cosa mi trovassi davanti,ma mi risultó impossibile,ero bloccata.
Clay non era più con me,Clay mi aveva lasciato ed era tutta colpa mia.
Mi sentii stupida per non averci neanche pensato,avevo portato con me sempre la speranza che lui potesse essere vivo,una speranza vana.
Tutto ciò che era la mia vita era crollata in un secondo e non sapevo se sarei stata in grado di rimettere insieme tutti i pezzi.

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