Nonirico

Lavoro sporco

La paura puzza, puzza da riuscire a sentirla da tanto lontano che quando ti avvicini, ti brucia gli occhi fino alle lacrime e la testa pulsa come un martello pneumatico impazzito.

La paura ti accompagna come una fedele compagna. Non ti lascia mai e tu alla fine ti ci abitui. Ti ci abitui fino al punto di non poterne fare a meno.

<<Sparami negli occhi, così fai prima.>>

Queste furono le ultime parole che sentì dire a Big Bull, prima che Phil gli sparasse alla gamba destra. Avrebbe dovuto farlo fuori. Oggi avremmo un problema in meno, un fottutissimo problema in meno.

E quella che sento adesso è una puzza che conosco bene, troppo bene: è la puzza della paura, ma per me non è più così nauseabonda, non più ormai.

Phil si alza dalla sedia.

<<Cazzo! Che vuole qui.>> dice Phil, guardando oltre la finestra.

<<Non lo sappiamo, ma penso che stia cercando lei.>> dice l’agente dai lineamenti asiatici.

<<Non sei contento Phil?>> dico guardando le spalle di uno dei pochi amici che mi sono rimasti.

<<E l’allegra brigata è ancora tutta con lui?>>

Alla mia domanda, i tre dell’Ave Maria, intesa come CIA, si guardano stupiti.

<<Come faccio a saperlo? Chiedetelo al Capitano Carlyle.>>

<<Conosciamo da una vita Big Bull e la quadra che era con lui l’ha sempre seguito in ogni sua mossa.>>

Big Bull aveva addestrato personalmente gli uomini della sua squadra e se ne era servito per costruire un suo esercito personale. Uscito dall’Esercito, aveva costituito una strana impresa: consulenza e sicurezza, in parole povere mercenari. Si occupavano fondamentalmente di guerriglia e di addestramento del personale dei vari signori della guerra sparsi per il mondo.

Un giorno disse una cosa che ancora oggi mi fa morire dal ridere. Disse che gli unici che gli facevano paura eravamo io, Phil, Clark e Nat, che Dio, o chi per lui, lo abbia in gloria.

C’era un’altra persona che Shomaker odiava a morte, ma questi non gli faceva paura, semplicemente lo faceva incazzare come un bufalo cafro impazzito. Jerry Cotzee, Crow, per i più intimi.

Un tipo della madonna, uno che quando ha capito che era troppo sveglio per prendere ordini dai culi grossi di Washington, decise che se doveva sacrificare il suo di culo, lo avrebbe fatto per qualcosa in cui credeva: diventare ricco da fare schifo.

Così si mise in proprio e tirò su una delle agenzie di sicurezza private più importanti del pianeta. Ora è uno dei maggiori Contractors del mondo. Dove c’è una guerra, puoi scommetterci il tuo di culo che i suoi uomini sono lì.

Quando Phil sparò a Shomaker, lo fece perché era l’unico modo che avevamo per arrestarlo. L’ordine ci era stato dato dal Capitano Cotzee. Il Generale Firsch si era rotto i coglioni per le cazzate di Big Bull e aveva mandato Cotzee ad arrestare il Capitano Shomaker.

Crow scelse noi per quella missione. Mettemmo a ferro e fuoco Il deserto dell’Iraq per trovarlo e quando ci riuscimmo, evitammo in tempo che facesse saltare in aria un intero villaggio pur di fuggire, ma questo ci costò qualcosa: a me un buco alla coscia sinistra, a Cotzee, la spalla destra, a Nat lo operò d’appendicite con il coltello d’ordinanza e Clark ha ancora oggi una piastra di titanio che gli tiene insieme perone e tibia. L’unico illeso fu Phil, ma in compenso Big Bull non camminò per diverso tempo.

<<Te l’ho sempre detto che avevi sbagliato, non dovevi sparargli nelle gambe. Dovevi farlo fuori, ma tu non ascolti mai i consigli degli amici.>> dissi sorridendo a Phil.

Il giovane agente ispanico ci guarda come se stesse avendo un contatto con degli extraterrestri.

Ci era stato ordinato dal Capitano Cotzee.

A sentire le parole dei GI man, Anche lui era sulla lista nera di Big Bull.

In parole povere ci chiedono di cercarlo e di assicurarlo con qualunque mezzo alla giustizia. Pongono l’accento su quel “qualunque mezzo” per farci capire cosa intendono, ma se si sono rivolti a me, sanno che sono soprattutto quei mezzi quelli che preferisco usare.

Io e Clark usciamo dalla stanza e ce ne andiamo senza dire una parola. Solo grugniti e suoni disarticolati.