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Stava per iniziare un'altra giornata, quella che avrebbe completamente stravolto la mia vita.

Arrivata a scuola venni a sapere che la mia amata prof di lettere si era ammalata, inizialmente si pensava non fosse nulla di grave ma con i  giorni le notizie di corridoio aumentavano e io cercavo di scacciarle ripetendomi che la prof stava bene e che come al solito stavano ingigantendo le notizie per fare un po' di gossip senza sapere di cosa stessero parlando, basandosi sul nulla. Mantenni la calma per circa un mese sperando che la supplente sarebbe arrivata dicendo che l'indomani sarebbe tornata la prof Camilla.

Ma il 15 febbraio una carta affissa sul muro della scuola fece cadere tutti i muri che mi ero creata per proteggermi e mi riportò alla realtà.
La prof se n'era andata per sempre.
Quando lessi la carta ero talmente incredula che dovetti rileggerla altre tre volte per iniziare a credere che ciò stava accadendo sul serio.
Non sarebbe più venuta a lezione, non si sarebbe più emozionata parlando di Dante, Foscolo e Pirandello. Non avrebbe più sgridato Marco. Non mi avrebbe più consigliato libri da leggere durante le vacanze.
In classe erano tutti stravolti: i prof non riuscivano a fare lezione e in pochi riuscivano a trattenere le lacrime.
Il preside, consapevole di come fosse difficile per tutti noi affrontare quella giornata, decise di farci uscire in anticipo e io apprezzai molto questo suo gesto.
Scelsi di non chiamare i miei per farmi venire a prendere, preferivo restare da sola almeno per il tragitto fino a casa. Dovevo ancora accettare il colpo.  Quel giorno piansi come mai prima di allora, provai un dolore mai provato. Cercai di farmi forza e decisi che il giorno dopo sarei andata al suo funerale.

La chiesa era piena di studenti e professori che per la prima volta non sembravano poi così diversi. Stavamo tutti provando le stesse emozioni, eravamo tutti in preda al dolore. Quando una brava persona va via lascia il segno. E la sua perdita avrebbe segnato per sempre tutta la scuola.

Quando finì la messa decisi di fare le condoglianze alla famiglia e rimasi molto colpita da un ragazzo, che sembrava avere qualche anno più di me, completamente in lacrime. Doveva essere suo figlio.
Mi sedetti accanto a lui  senza fare rumore e, talmente piano da non farmi sentire, gli dissi "condoglianze"
Lui si girò di scatto e dopo essersi asciugato le lacrime mi disse "Tu devi essere Giada"
"Consosci il mio nome?"
"Si, mia madre mi ha parlato molto di te, soprattutto nell'ultimo periodo. Sapeva che ti saresti avvicinata in questa giornata. Doveva conoscerti proprio bene... io purtroppo negli ultimi anni per via dello studio sono stato lontano da casa ma quando ho saputo della malattia ho deciso di tornare a casa per stare con mia madre"
"Anch'io avrei agito in questo modo, ho sempre messo la famiglia al primo posto, nonostante tutto."
"Aveva ragione mia madre a dire che saremmo andati d'accordo...comunque non mi sono ancora presentato, io sono Giulio."
"Io sono Giada, anche se questo lo sai già."

Venimmo interrotti da un uomo, sulla sessantina con una lunga barba  che somigliava un sacco alla prof Camilla. Aveva gli stessi lineamenti del viso e lo stesso colore degli occhi. Credo fosse suo fratello.
Vedendo come la conversazione tra lui e Giulio fosse diventata intima decisi di allontanarmi con una scusa.
Abbracciai Giulio, gli diedi due baci sulle guance e mi allontanai.
Ma la sua voce mi fermò:
"Giada aspetta! Mia madre ha lasciato qualcosa per te..." 

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