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Scrivo questa lettera dopo l'ennesima chemio che riduce sempre di più le mie forze vitali. Sento che il mio momento sta per arrivare, non mi è mai piaciuto lasciare qualcosa incompiuto e la mia lettera nasce proprio per questo.
Cara Giada, ho capito tre anni fa, quando ti ho incontrata per la prima volta e mi sono rivista in te, che questo dono sarebbe stato tuo. Avevo intenzione di fartelo avere una volta finiti gli esami di maturità ma la vita è imprevedibile e questo momento è arrivato con qualche anno di anticipo.
Spero che mio figlio, Giulio, abbia ascoltato le mie indicazioni alla lettera e ti abbia portato al parco Pirandello vicino scuola, nella panchina situata di fronte all'albero centrale.
Devi sapere che, durante i miei verdi anni, passavo lì i miei pomeriggi. È lì che ho dato il mio primo bacio, proprio sulla panchina in cui sei seduta adesso ho inciso il mio nome accanto a quello della mia migliore amica (adesso sarà a malapena visibile), lì ho incontrato il mio attuale marito per la prima volta ma è soprattutto lì che ho sepolto tutti i miei ricordi adolescenziali.
Quello che sto per chiederti è un compito duro per una ragazzina di 16 anni per questo ho deciso che sarebbe stato giusto farti aiutare da Giulio (con cui credo andrai molto d'accordo).
Scavando davanti all'albero troverete una scatola che, spero non sia del tutto rovinata, contiene una parte della mia vita. Abbiatene cura e continuate ciò che non sono riuscita a finire. Perché se c'è un posto in cui continuo a vivere, quello è ai piedi della grande quercia, proprio dentro la scatola che state per aprire.

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