Il professor Birch
"Ma dov'eri finita? Che cosa sono tutti quei graffi?"
Appena la figlia rientrò in casa, la accolse una madre molto preoccupata.
"Mamma. È tutto ok. Sono solo andata a fare una passeggiata".
"Ah sì? Dove, esattamente? Qui intorno ci sono pokemon che non conosciamo. È pericoloso... e se qualcuno ti attaccasse?"
'Ehm... ok. Meglio fare l'indifferente...'. Vera distolse lo sguardo dalla madre, ma lei percepì comunque il suo silenzio imbarazzato. E a quel punto le fu facile fare due più due.
"Vera, ci siamo appena trasferiti e tu ti comporti già da irresponsabile. Come puoi pensare di andare a farti un giro in un posto sconosciuto da sola?"
"Non ero da sola...". La ragazza si chiese poi se fosse il caso di parlare del suo incontro con Brendon. Ma prima che potesse decidere, la mamma le ordinò: "Come no. Vai subito a farti una doccia, poi vieni ad apparecchiare la tavola!"
La ragazza fece come le venne ordinato: quando la mamma è arrabbiata, è meglio fare subito quello che dice. Anche suo padre ne è consapevole.
Andò in bagno e dopo essersi fatta una doccia e aver medicato le ferite più significative, tornò in sala da pranzo per preparare la tavola.
"Oggi siamo solo io e te, quindi prepara per due" disse la madre.
Vera la guardò confusa: "Come mai?"
La donna non rispose, chiaramente infastidita da prima.
La figlia sospirò: "Senti, mi dispiace mamma. Hai ragione, non avrei dovuto allontanarmi così presto. Ti avevo lasciato un bigliettino, è che volevo esplorare qui nei dintorni. Lo sai che qui vicino c'è il mare?"
"Te l'avevo detto ieri, c'era scritto nella guida!" le disse, guardandola ancora più severamente.
'Ah... può darsi...'
Non disse niente e riprese a posizionare le posate. Ma poco tempo dopo, la madre rispose: "Tuo padre non c'è perché è andato dal Campione per firmare il contratto di lavoro; tornerà stasera. Se fossi rimasta a casa stamattina, lo avresti visto anche in televisione!"
Durante il pranzo, Vera decise di non proferire parola. Mangiarono in silenzio e, una volta sparecchiato, ripresero con le pulizie casalinghe. Andarono avanti per diverse ore, quando qualcuno bussò alla porta. La madre aprì la porta e una voce gentile e allegra risuonò tra le pareti della casa.
"Salve! Siamo i nuovi vicini. Questo è un pensierino per voi. È un piacere fare la vostra conoscenza".
'Iniziamo con le presentazioni...' sbuffò Vera.
In poco tempo, il tavolo della cucina fu riempito di regali da parte dei vicini. E quando la ragazza non ne poteva più, qualcun'altro bussò di nuovo alla porta.
"Buongiorno. Volevamo fare la vostra conoscenza. Io sono Coralia Birch, e questo è mio figlio Brendon. Ecco mi domandavo se aveste bisogno di qualcuno che vi mostri la cittadina. Magari potremmo fare conoscenza... sempre se non avete altro da fare".
Vera mollò subito lo strofinaccio e corse verso la porta d'entrata. Si mise a fianco della madre e vide una signora sulla trentina dal volto sorridente e sereno accompagnata da un ragazzo della sua età. Brendon le fece l'occhiolino e Vera gli sorrise di rimando.
"Grazie mille signora Birch, ma preferiamo rimanere in casa. Abbiamo un sacco di cose da fare. Giusto, Vera?"
La ragazza si morse il labbro: la madre si era voltata verso di lei mentre stava mimando qualcosa con Brendon.
"Emh.. sì. Dobbiamo finire di arredare..."
Dopo averla fulminata con lo sguardo, la madre si rivolse verso i vicini: "Mi dispiace tantissimo... potremmo fare un'altra volta".
La signora Birch, delusa, le rispose: "D'accordo. Vi posso capire benissimo. Ci vediamo in giro allora".
Ma prima che tutti si salutarono definitivamente, Brendon subentrò: "Mio padre è molto interessato a conoscere Vera. Va bene se viene con noi per una decina di minuti? Dopotutto, credo che essere al "cospetto" del famoso professor Birch può essere considerato un onore... giusto?"
Vera era incredula. Come ha fatto a non arrivarci prima? Quindi il padre di Brendon sarebbe il professore di pokemon più importante della regione?!?
Anche la madre rimase stupita, sopratutto non capiva coma mai il ragazzo potesse conoscere sua figlia, visto che si erano appena trasferiti.
Alternò lo sguardo tra il ragazzo e la figlia, che la guardava supplicante. Alla fine si arrese e acconsentì. Vera esultò e Brendon ammiccò verso di lei.
"Ok, allora ci siamo intesi... tra poco sarà di ritorno" disse la madre del ragazzo, che aveva assistito a tutta la scena senza capirci granché.
"Non cercare di fare la furba: dopo ho ancora bisogno di te!" raccomandò la madre alla ragazza.
"Certo che no. A dopo mamma!"
Detto questo, uscì dalla porta e si presentò.
"Buon pomeriggio, come avrà capito, io sono Vera. Molto piacere" disse, allungando la mano verso la signora Birch.
La donna ricambiò il gesto: "È un piacere anche per me. Quindi è questa la ragazza di cui ci avevi parlato prima, Brendon?"
Lui gonfiò il petto: "Sì. Sono sicuro che ha talento con i pokemon!"
La signora sorrise: "Bene. Allora, senza sprecare altro tempo, andiamo da mio marito. Dovrebbe essere sul Percorso 101 a fare delle ricerche".
"Oh, se sta lavorando non vorrei disturbare..."
"Tranquilla. D'altronde te l'abbiamo chiesto noi. Sarà felicissimo di fare la tua conoscenza".
Dovette riconoscere Vera che la madre di Brendon era molto gentile. La ringraziò e percorsero una stradina di sassi che portava a un sentiero verso fuori città.
"La casa di sinistra è la nostra. Mentre l'edificio più a sud è il laboratorio di mio padre" disse il ragazzo alla giovane.
Vera si mise ad osservare casa Birch, che non era molto diversa dalla sua: grande, a due piani e... con uno strano fumo nero che fuoriusciva dal camino.
"Scusate ma... è normale che il camino faccia quel fumo?"
La signora si girò a guardare in direzione della sua casa e il suo volto allegro fece posto al panico: "Oh no, i miei biscotti!", e corse più veloce che poteva verso la porta d'entrata. Certo che, per essere una donna sulla quarantina, era piuttosto agile.
Una curiosità assaliva da un po' la ragazza: "Ma Brendon, hai parlato di me ai tuoi?"
Il ragazzo la guardò con fare ovvio: "Ma certo. Te invece no?"
Vera si grattò la testa imbarazzata: "Non... non ne ho avuto modo. Mia madre si è arrabbiata stamattina, anche se non ho ben capito perché".
"Ah sì, l'avevo intuito prima. Vuoi dire che questa mattina eri scappata di casa?"
"No, certo che no. Avevo lasciato un bigliettino prima di partire, credevo che i miei capissero visto che sanno bene che a me piace girovagare".
"Be'. Io se fossi stato te avrei aspettato. Oppure sarei andato a fare una passeggiata in compagnia. Dopotutto si tratta di un posto nuovo per te e non puoi sapere i pericoli che invece un abitante locale può conoscere".
"Sì, ok. Ma solo per questo si è arrabbiata?"
Brendon scrollò le spalle. Vera sospirò pensierosa, ma dopo un po' il ragazzo riprese a parlare (con lui non ci si annoiava mai): "Hai detto stamattina che tuo padre è il nuovo Capopalestra di Petalipoli, giusto? Credo che verso ora di pranzo abbiano fatto un servizio televisivo su di lui".
"Ah, già. Un'altra cosa che mi sono persa..."
"Ops..." fece Brendon dispiaciuto.
Rimasero per un po' in silenzio ad aspettare il ritorno della madre del ragazzo, che non arrivò.
"Credi che sia tutto apposto?" chiese Vera al giovane, riferendosi a sua madre.
"Non lo so... è meglio se vado a controllare. Tu rimani qui" raccomandò Brendon.
Vera acconsentì e rimase ad aspettare il ritorno dei due, ma qualche attimo dopo sentì della urla che provenivano dal sentiero boscoso davanti a sé.
"Ahhhh! Qualcuno mi aiuti!".
Era una voce maschile, adulta. La ragazza girò di scatto la testa verso la direzione delle urla. Sopraggiunse subito dopo un verso di un pokemon che ringhiava, evidentemente infastidito. Il fatto che un uomo possa gridare così disperatamente in cerca di aiuto incuriosì molto Vera e, senza pensarci due volte, corse nel punto in cui sentí gli strilli.
Riuscì a rintracciarli subito e la scena che le si presentò, dovette ammettere che le sembrava un po' infantile: un uomo abbastanza robusto con un camice bianco stava scappando a perdifiato da quello che sembrava un cucciolo di lupo, che mostrava i denti tentando di azzannare la gamba dell'altro. Ad un certo punto, l'uomo si avvicinò a un albero e riuscì ad arrampicarsi su un ramo basso giusto in tempo per schivare un morso da parte del pokemon. In altre circostanze, Vera si sarebbe chiesta che cosa avesse fatto l'individuo per far arrabbiare così tanto un piccolo pokemon, ma tenendo conto del comportamento spaventato dell'uomo, allora pensò che potrebbe esserci stato una sorta di malinteso.
"Mi scusi signore, per caso le serve aiuto?" domandò la ragazza.
L'uomo voltò la testa verso la voce che aveva parlato e tirò un piccolo sospiro di sollievo: "Uh, salve signorina. Ecco... h-ho bisogno che tuu allontani questo Poochyena lon-tano da qui. Per fa-favore...", balbettò lui.
Vera acconsentì di aiutarlo e catturò l'attenzione del pokemon: "Ehi, ciao Poochyena. Io sono Vera, molto piacere".
Il lupacchiotto roteò il muso verso di lei, senza smettere di ringhiare, "Ascoltami, non so che cosa sia successo tra te e questo signore, ma non c'è motivo per cui esser arrabbiati. Sicuramente ci sarà stato un equivoco, e qualunque cosa ti abbia fatto sono certa che non l'abbia fatto apposta. Giusto, signore?", chiese Vera, rivolgendosi all'uomo beccandolo nel momento in cui stava approfittando della distrazione di Poochyena per scendere e scappare.
"Mmh? Oh, sí. Ecco, non mi ero accorto di aver calpestato la sua coda mentre passeggiavo tra l'erba alta... mi dispiace tanto Poochyena". Sembrava sincero, ma la giovane lo fulminò lo stesso con lo sguardo.
"Ecco. Non l'ha fatto apposta, se vuoi te lo garantisco io. Adesso però devi calmarti, così almeno potremmo risolvere qualcosa. Accetti le scuse di questo signore? Magari dopo potremmo vedere le condizioni della tua coda, se ti va..."
Mentre parlava, il pokemon aveva smesso di latrare e stava fissando la ragazza come ipnotizzato. Vera era a conoscenza delle sue doti, glielo avevano ripetuto spesso il signor Grofuldus e suo padre che lei aveva talento nel comunicare con i pokemon, anche se nemmeno lei capiva come riusciva a farcela.
Alla fine, Poochyena piegò le zampe posteriori e sorrise alla ragazza. Dopodiché quest'ultima diede il via libera all'uomo.
"Uff, c'è mancato davvero un pelo...", ma prima che potesse dire altro, da dietro l'albero si alzò un feroce ringhio che fece tremare persino la terra e apparve un pokemon più grande che assomigliava ad una iena che, a giudicare dai denti affilati sporgenti e dagli occhi rossi puntati su Vera, si poteva benissimo capire le sue intenzioni.
Preso nuovamente dal panico, l'uomo si arrampicò frettolosamente sui rami, mentre la ragazza rimase ferma dov'era, paralizzata anche lei dalla paura. Quel pokemon sarà sicuramente la madre di Poochyena, pensò Vera, sarà stato attirato dai guaiti e dalla confusione di prima.
Il piccolo pokemon tentò disperatamente di dire qualcosa alla madre, ma lei non gli diede ascolto e ancorò i suoi artigli sul suolo, pronto per la carica.
A quel punto, la voce dell'uomo le parlò: "Forza, ragazza! Nella borsa vicino a te ci sono delle pokeball, prendine una e combatti!"
La giovane si inginocchiò, aprì la borsa e notò subito che incima a una pila di fogli c'erano tre pokeball. Prese quella al centro (la prima che le capitasse a tiro), e fece per lanciarla, quando si rese conto di una cosa: lei non aveva mai lottato prima d'ora. Sapeva teoricamente come funzionava una lotta pokemon, ma non si era mai messa in pratica. Aveva assistito diverse volte i suoi amici che lottavano amichevolmente, ma quel momento era una cosa seria, si era messa un pericolo e lo era anche quel signore che ora stava tifando per lei. E se avesse fallito? Che sarebbe successo?
Scacciò via i pensieri negativi, fece un respiro profondo e lanciò con decisione la sfera. Essa volò in alto e quando si aprì, ne uscì una luce argentea che planò in basso per formare la silhouette di un pokemon. E non un pokemon qualsiasi; una volta che la luce svanì, Vera si rese conto che la pokeball che aveva preso era quella dello stesso Torchic che aveva incontrato quella mattina!
Anche il pokemon pulcino rimase stupito dalla presenza della ragazza, ma il pokemon iena davanti a loro digrignò i denti e si misero subito in posizione di difesa.
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PokemonGirlSeries - ORAS
Fiksi PenggemarTRATTO DAL VIDEOGIOCO Vera è una ragazza di 17 anni con molte insicurezze. O almeno lo era prima di traferirsi nella regione di Hoenn: perché lì comincerà la sua avventura che la aiuterà a crescere. Dopo aver ricevuto il suo primo pokemon dal profes...