Prologo

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Il 7 luglio, un giorno come gli altri per la prigione "Curtis" di New York, eppure, qualcosa stava per accadere, qualcosa a cui nessuno avrebbe voluto assistere. Quella stessa mattinata la prigione dove risedieva una delle più pericolose assassine americane, avrebbe chiuso, economicamente, non poteva essere più sostenuta, ogni giorno venivano spostati dei carcerati, dai meno ai più pericolosi.
Quell'oggi Rosemary Blake sarebbe stata spostata, accompagnata da poliziotti,  in una prigione più sicura. La ragazza in questione fu l'ultima ad uscire, volevano tenerla più sott'occhio, nel caso fosse scappata. Un silenzio tombale aleggiava tutt'intorno e se ti avvicinavi meglio, potevi udire il veloce battito cardiaco dei vari poliziotti che erano stanziati fuori, pronti con ogni tipo di armi, pronti a farla fuori, in caso avesse fatto qualche passo falso. Si udii un rumore di passi decisi e, dopo qualche attimo, una ragazza dai lunghi capelli rossi uscì da quel grande portone: era Rosemary Blake, in tutta la sua altezza.
Ella, naturalmente, era affiancata da due poliziotti, che in modo brusco la spingevano, posizionandola davanti ai poliziotti. Ancora nessuno aveva fiatato, tutti erano come in attesa di qualcosa, avevano lo sguardo vigile du di lei, erano come in attesa di qualcosa, qualcosa che non tardò ad arrivare.
Un ghigno le si era formato sulla ragazza che spostava lo sguardo dai poliziotti al cielo.
"Era da tanti anni che aspettavo di vedere un po' il mondo fuori dalla finestra della mia cella, questo momento...momento che è finalmente giunto, non siete felici? "
Sospirò spensierata, per lei tutto quello era del tutto normale.
"Non penserai di essere libera, ti stiamo solamente spostando Blake!"
Il ghigno della rossa si trasformò ben presto in una risata.
"Già" sussurrò.
Ad un tratto smise di ridere,
velocemente si girò e, con dei calci, colpì i poliziotti al suo fianco che caddero all'indietro, perdendo la presa su di lei. Con maestosa agilità rubò le pistole e le chiavi per liberarsi dalle sue manette e con un rapido movimento delle braccia si tolse le manette. Girò a tondo, tutte le armi erano puntate su di lei, era libera, ma in trappola, era circondata dai poliziotti. I poliziotti, però, non le avevano sparato, aspettavano la sua prossima mossa, un solo passo e sarebbe morta.
Continuando a girovagare con lo sguardo in cerca di una via di fuga, il suo sguardo si posò su un poliziotto in particolare, lo osservò per un po', ciò lo mise a disagio. Matt Brooks si chiamava, esso era conosciuto per la sua forza, il suo sangue freddo e per il suo autocontrollo, eppure, in quell'istante rimase immobile, fermo, ammaliato dal suo sguardo magnetico, lo attraeva.
Ella si avvicinò e, prendendo la pistola rubata prima, gliela puntò sulla tempia.
"Se farete un solo passo o premerete anche solo per sbaglio il grilletto, lui farà una brutta fine. A voi la scelta miei cari."
Sorrise angelicamente.
Poi si avvicinò piano all'orecchio di Matt e gli sussurrò
"Non ti preoccupare Brooks, non ti ucciderò, non stavolta almeno."
Lui sbarrò gli occhi, cosa aveva intenzione di fare?
All'improvviso Matt non sentì più nessun peso sulla sua tempia, un suo collega, oltre che amico fidato, l'aveva tirata verso di sé e bloccata con le sue robuste braccia, ma la rossa era sempre stata la più forte, e la più astuta, con una gomitata nello stinco del poliziotto, si liberò dalla presa e fuggì via, non prima di aver fatto un occhiolino all'agente Brooks. Egli ora era troppo confuso per ragionare sull'accaduto.
"Agente Brooks! Perché l'ha lasciata scappare?"
Lui non rispose, poiché non ne aveva la più pallida idea, neanche lui. In quel momento non aveva più certezze, se non quella strana sensazione che presto avrebbe rincontrato Rosemary Blake.

Rosemary Blake: Storia di un'assassinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora