Capitolo 3

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"Signora Copperfield, secondo lei, essendo stata presente alla fuga della criminale Blake, il poliziotto Brooks, da tutti stimato, era un complice di quest'ultima?"
"Ovvio, senza ombra di dubbio, è vero, non ci sono prove che approvano questa mia tesi, ma conosco le capacità del poliziotto: uno come lui non si sarebbe fatto sconfiggere da una ragazzina, anche se questa si trattasse della peggior criminale di tutti i tempi."
"Bene, grazie per aver rilasciato la sua opinione signora, sarà molto apprezzato dal nostro pubblico, arrivederla.
E invece, ora, passiamo la linea a..."
"Stupido telegiornale."
Disse Matt spegnendo con forza la televisione e lanciando, con la medesima forza, il telecomando contro il muro.
"Stupida signora Copperfield, adesso non si aspetti che verrò più da lei per fare la spesa."
I cuscini del divano fecero la stessa fine del telecomando.
Dopo aver calmato i suoi bollenti spiriti, finalmente decise di alzarsi da quel vecchio divano in pelle, poi stiracchiò per bene la schiena: era da giorni che non si alzava da quel divano, se non per andare in bagno o fare uno spuntino.
Aveva preso piuttosto male l'accaduto, più del previsto: davvero la gente pensava che lui fosse dalla parte di quella criminale? Davvero bastava così poco far cambiare l'opinione altrui? Una semplice teoria aveva fatto tutto questo, una semplice teoria che gli aveva rovinato la vita e buttato al vento anni e anni di carriera, per cui tanto aveva faticato. Per questa città aveva fatto di tutto, e veniva ripagato in questo modo? Il poliziotto non si dava pace.
Si guardò intorno, la sua casa faceva letteralmente vomitare: il divano che era diventato, ormai, la sua nuova dimora, tutto rovinato; il pavimento strapieno di buste di patatine e lattine di birra; il tavolino era lercio e appoggiati sopra, un paio di cartoni vuoti per la pizza ; non si lavava da giorni, né i faceva la barba e, forse, era anche un po' a causa sua la puzza nauseante che aleggiava in quella stanza, se ancora così si poteva chiamare. Non poteva nemmeno aprire le finestre, poiché, al di fuori, giornalisti su giornalisti, giorno dopo giorno, puntualmente sostavano davanti all'ingresso di casa sua, alcuni dormivano addirittura lì, aspettando il suo arrivo. Odiava le loro voci, sempre ad impicciarsi delle vite altrui, sapeva che era il loro lavoro, ma tutto ciò lo mandava in bestia, e poi, se ogni tanto pensassero ad altro, nessuno ne avrebbe risentito.
Era passato quasi un mese da quel giorno, purtroppo le voci non si erano calmate per niente, anzi, sembrava che aumentassero di giorno in giorno; stessa cosa per i testimoni alla fuga, ogni giorno usciva qualcuno di diverso che lasciava qualche dichiarazione diversa, ma sempre con la stessa, identica e irritante frase:  "non avrei mai pensato che si facesse battere da una ragazzina."
Era snervante sapere che la gente stava sempre lì a criticare, senza sapere nulla: perché la gente era così chiusa di mente? A questo ancora doveva trovare una risposta sensata. Ma comunque, nel frattempo, la gente ignorante credeva ad altra gente ignorante e quindi, non poteva tornare a lavoro, tantomeno riusciva ad uscire di casa e questo, non lo accettava: non era da lui stare sul divano senza far nulla, anche se la casa dimostrava tutto il contrario.
Strinse i pugni e, armato di una busta di plastica e una scopa, ripulì tutto il disordine che aleggiava in quella casa. Dopo aver pulito il pavimento e il tavolino, aggiustato il divano e raccolto telecomando e cuscini decise, dall'imminente odore sgradevole, di spruzzare del deodorante per ambienti, aprire le finestre e farsi una doccia rilassante, per portar via tutto lo stress accumulato in quei giorni.
Si sbarbò, si mise del buon profumo regalatogli al suo scorso compleanno e si vestì in maniera decente, si era stancato di quel vecchio pigiama stilabrato, preferiva di gran lunga indossare un paio di jeans e una camicetta bianca. Si guardò allo specchio, nonostante avesse rivoluzionato il suo aspetto, faceva ancora pena: i suo capelli erano troppo lunghi, andavano tagliati; aveva delle occhiaie enormi sotto agli occhi che lo facevano sembrare uno che non dormiva da giorni, cosa vera; le sue labbra carnose erano screpolate. A parte i vestiti e il profumo che emanava, sembrava un perfetto barbone. Aveva bisogno di andare dal parrucchiere e andare alla Spa per un bel massaggio rigenerante, non avrebbe tolto le occhiaie, ma sarebbe stato molto meglio; per le labbra aveva bisogno semplicemente di un burrocacao.
Prenotò un appuntamento dal parrucchiere per le quindici e trenta esatte, alla Spa sarebbe andato il  giorno dopo, ora era il momento di andare un po' in palestra, con tutto quello che aveva mangiato, un po' di corsetta sul tapirulan e qualche allenamento per bicipiti e tricipiti, non gli avrebbe fatto altro che bene. Preparò il borsone con il necessario, chiuse le finestre, prese le chiavi di casa e, uscendo dal retro per evitare i giornalisti, partì alla volta della palestra.
Tornò a casa dopo tre ore estenuanti di moto, era stanco, ma non si era mai sentito così vivo mai in vita sua. Entrò in casa e si sdraiò, accese la televisione per vedere se facessero qualche partita, ma non era stato accontentato; allora decise di fare qualche cruciverba, giusto per tenersi occupato e allenato con la mente, però, prima, aprì il frigo: aveva un certo languorino. Trovò dell' insalata e del tonno, condì l'insalata, ci mise il tonno dentro e cominciò a mangiare, accompagnando il tutto con delle fette di pane. Mise tutto nel lavandino e andò dal suo amato cruciverba: amava questi tipi di giochi, per lui erano come delle sfide da superare. Ne fece un paio, poi, senza rendersene veramente conto, si addormentò.

Rosemary Blake: Storia di un'assassinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora