La ragazza del villaggio.
Anche volendo, e non voglio assolutamente, mi sarebbe difficile, se non impossibile, dimenticare il loro incontro.
Avevo visto quell'amore, quell'amore puro e vero, solo nella mia immaginazione frivola. E la mia immaginazione era influenzata dalla moltitudine di libri che avevo letto. Probabilmente lo è ancora, la mia mente: ci soni vizi che non si perdono nemmeno negli anni.
Era autunno, quando quella pazza entrò nella mia, nella nostra vita. Io ero andata da mia zia quella mattina e mi vi sarei fermata per pranzo.
Quel giorno, Andrea, era stranamente irrequieto: non voleva stare fermo un attimo, lo ricordo nitidamente. Aveva rifiutato l'invito di mia zia di restare a pranzo, cosa che non faceva mai: lui amava stare con lei.
Quella mattina però avevo altro da fare. Qualcosa di più importante e di maggiore rilievo, per la sua vita. Anche se ancora non lo sapeva.
Chissà quale angelo gli era apparso, quella notte, in sogno, per spronarlo a cercare l'ignoto.Fatto sta che, quest angelo, lo convinse ad andare in una libreria. Un luogo che era praticamente tabù per Andrea: solitamente lasciava a me i libri.
Fatto sta che, quel giorno, la biblioteca doveva essere proprio allettante, per lui.Quando entrò, la trovò lì, a sfogliare distrattamente un libro.
Per molti il suo aspetto era più che bizzarro, era senza alcuna logica. E lo era per me, per me lo era molto. Non trovavo alcuna logica nel suo essere. Nessuna.
Se ne stava lì, in quella libreria, seduta a terra e con un libro in mano. I capelli erano sciolti, e le cadevamo disordinatamente sulle spalle, come se avesse appena corso. Come una bambina.
La cosa più bizzarra di quella ragazza, però, era la sua abitudine di stare scalza.Non ricordo di averla mai vista, se non per la strada, con un paio di scarpe. Era come se, se avesse indossato un paio di scarpe, sarebbe potuta volare via. Via dal suo mondo assurdo e infantile.
Senza senso, senza alcun senso.
Eppure mio fratello trovò un senso in quella strana ragazza.
Un senso bellissimo, più bello di qualsiasi altra cosa avessi mai studiato: era un senso totalmente illogico.Lei stava lì, quella mattina, a sfogliare quel libro, quando mio fratello la vide.
-mi scusi, signorina, cosa sta leggendo?- le aveva chiesto Andrea, curioso. O meglio, ipnotizzato dai suoi occhi. Quegli occhi così carichi di infantile saggezza che era nascosta, nascosta agli sguardi dei noiosi. Di quelli che non riuscivano a trovare il vero nei suoi occhi blu.
- non sto affatto leggendo- aveva detto lei, sorridendo.
Probabilmente la sua risposta, accompagnata da quella risata cristallina che la caratterizzava, aveva incuriosito ancora di più Andrea.Infatti, mio fratello, si era seduto al suo fianco, come se la conoscesse da sempre.
-e allora cosa sta facendo?
-lo sto vivendo, senza leggerlo.
-e come si fa a non leggere un libro ma a viverlo? Non l'ho mai sentito dire.
-basta seguire la fantasia. Vede adesso si sono baciati, i protagonisti intendo, e stanno per andare a casa. Finalmente insieme.
-perché finalmente, cosa è successo? - aveva chiesto mio fratello. Che ingenuo, a fidarsi di quegli occhi.
- beh, erano stati costretti a lasciarci. Ma adesso sono dinuovo insieme. La tempesta non li ha divisi...
- quale tempesta?
-quella che ha distrutto il villaggio della ragazza, ovviamente.
-e il villaggio del ragazzo?
-il ragazzo è un pescatore, vive vicino al mare. La tempesta non ha disturro casa sua.
Poi aveva sorriso, di nuovo. Forse aveva già capito tutto, lei.- e sono felici?
-adesso si, ovviamente si.Adesso era Andrea a sorridere.
Lei aveva chiuso il libro e lui aveva scoperto essere un libro di storia.
Ma la bellezza di quel sorriso e la dolcezza del suono delle parole della ragazza erano troppo belle per mettere in discussione la sua storia.-ma lei, chi è? - aveva domandato lei.
-Andrea Galuzzi, e lei?
-Camilla.
-Camilla...?
-sono solo Camilla.E mio fratello aveva appena trovata la ragazza del villagio. Del suo villaggio felice.
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Nonostante le stelle.
Historical FictionRoma, 1914 *dalla storia* > > domanda, sorridendo con garbo. > dico, muovendo a scatti le mani. Ho ancora i brividi, quando parlo della loro storia. > > domanda, smenttendo di scrivere. Un sorriso si forma sulla mia labb...