La banalità del tempo.
Era strano vedere mio fratello in quello stato. Assolutamente strano.
Aveva visto quella ragazza solo una volta, in libreria, ma lui era diverso.Non mi aveva detto nulla, per carità, ma era piuttosto chiaro- almeno per me- che lui avesse subito un cambiamento. Che la sua vita avesse finalmente preso una svolta radicale: una svolta più vera e spontanea.
Non sapevo minimamente di cosa si trattasse: lui non ne aveva fatto parola con nessuno.
Quando, quel pomeriggio, gli avevo chiesto cosa avesse fatto quella mattina, mi aveva semplicemente risposto di aver trovato qualcosa di interessante nei libri di storia. Qualcosa su una tempesta che distrugge il mondo ma unisce le persone.Era già uscito di senno, anche lui, solo che come avrei mai potuto saperlo?
In nessun modo, ovviamente.
Per ben due settimane, mio fratello non fece altro che sorridere. Ma per mio padre, questo, era una cosa piuttosto strana ma al contempo soddisfacente.
Sperava che una ragazza di buona famiglia avesse lanciato una freccia nel cuore di mio fratello.La famiglia di mio padre era una famiglia di orologiai. Per mio padre il tempo era danaro.
Tutti noi avevamo sempre avuto una vita scandita da ritmi ben precisi ed inflessibili.Lei no. Ovviamente, no. Aveva una sregolarità quotidiana assolutamente impeccabile.
Mio fratello la rivide dopo due settimane, come ho già detto, dal loro primo incontro.Era in piazza, vicino al pozzo, seduta sugli scalini con un lavoro da cucito sulle gambe.
Mio fratello passava lì per caso, anche se adesso ho i miei dubbi, e non appena scorse la sua testa china, inconfondibile, si bloccò di colpo.
Le andò incontro, ma lei era risucchiata dal suo mondo e non lo notò neppure.-buon pomeriggio, Camilla- aveva detto, cordiale.
-oh, buongiorno- aveca detto lei, stralunata -come mai da queste parti?-
-andavo a fare delle commissioni. E lei?
-stavo solo cucendo, ma credo che adesso andrò a fare colazione. Ho un pò di appetito.
-colazione? Ma, signorina, è quasi l'ora del thè!
-ne è sicuro?
-assolutamente sì
-e lei come fa a saperlo?- domandò lei, cauta, ma con un sorrisetto furbo.
-il mio orologio, signorina. Per non parlare del sole, se dovessimo essere ancor più pignoli.Lei rise. La sua risata era un suono dolce, cristallino. Non era forzata e mai, anche se spesso incontrollata, risultava davvero impertinente: era talmente lieve e allegra che nessuno sapeva resisterle. Ovviamente, questo è quello che pensava mio fratello. Ma per lui, lei era assolutamente perfetta. Anche volendo, non avrebbe trovato nemmeno la più insignificante pecca in lei.
Ogni cosa, nel suo aspetto e nel suo carattere, era perfetta e non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo.-perché ride?
-perché è tutto assolutamente ridicolo. Come potrei non farlo?
-temo di non capire.
-lei ha appana detto che, grazie ad un banale orologio, sa che è l'ora del the. E permette, quindi, di lasciarsi influenzare da un oggetto così piccolo.
-non mi lascio influenzare affatto, signorina. È solo che...
-è ridicolo sotto ogni aspetto, e lei ne è consapevole. Per tutti questi anni lei è stata una vittima di un qualcosa che nemmeno esiste!Lui la guardava, sempre più sbigottito. Non ne comprendeva appieno il senso, di quel discorso.
E non riusciva a capire quanto quella ragazza potesse essere seria.-e poi, il cielo non ci dice cosa fare. Il cielo veglia su di noi e ci segue ovunque, ma non ci condiziona affatto.
-e questo, cosa vorebbe dire?
-che noi lottiamo contro nemici che non esistono, come il tempo, o che non sono nostri nemici, come il cielo.
Se adesso iniziasse a piovere, lei andrebbe via. Non è vero?
-trovo che una pioggia imminente sia improbabile...
-ma ragioni per assurdo!- aveva borbottato Camilla - non ho mai detto che sta per succedere, ho detto che se succedesse, lei andrebbe via. O sbaglio?
-certo che si! Perché dovrei bagnarmi?
-perché non dovrebbe?
-perchè sarebbe insensato. Non ne trovo il motivo.
-infatti, non c'è un motivo. Se si bagnasse, sotto la pioggia, potrebbe passeggiare indisturbato per la città e ammirare il cielo che si illumina di qualche fulmine o che borbotta con alcuni tuoni.
-ma sarei bagnato!
-e felice. È bello, passggiare sotto la pioggia.
-lei lo fa spesso?
-ogni volta che posso. - aveva affermato lei, allegra.
-e non si ammala mai?
-spesso. Ma mi piace troppo farlo per smettere. Infondo, raffreddandomi, posso ricordare la mia felicità più facilmente.
-non le da noia essere malata?
-no, minimamente. Dovrebbe provare, qualche volta.
-mi sentirei uno sciocco, da solo.
-soffre di crisi di abbandono?
-no, signorina. Assolutamente no. Spesso preferisco star da solo. Ma temo di essere ridicolo, sotto la pioggia.
-io odio star da sola, a dofferenza sua, ma non mi curo di apparire ridicola.Andrea non sapeva come rispondere, era rimasto senza parole, da quella breve filippica.
-il tempo, invece, come mai non esiste?- aveva cambiato argomento, sperando in una voncersazione più logica.Lei aveva sorriso, di nuovo, scaltra. Non ci sarebbe stata nessuna logica, in quel discorso.
Eppure adesso Andrea aveva un nuovo desiderio, che lo spingeva a fare domande. Voleva sentire la voce si quella ragazza, vedere i suoi occhi illuminarsi e il suo sorrise crescere su quelle labbra rosee.Voleva stare con lei, non importava il numero di stranezze e assurdità che dicesse.
Le aspettava, quelle stranezze, con un sorriso spontaneo e curioso.-quando è nato il mondo, lei lo sa?
-non di preciso, nessuno lo sa. Milioni di anni fa, credo.
-appunto, nessuno sa quando tutto è iniziato, non di preciso e nessuno sa quando tutto finirà.
-e con questo?
-quindi, non possiamo sapere quello che succede ora, non crede? È assurdo dare un tempo a quello che non capiamo.
-e come si fa a vivere, se non si USA il tempo, per decidere cosa fare?
-è semplice, non si fa. Non si usa alcun tempo, si fa quello che si vuol fare.
-e lei lo fa?
-trovo che il tempo sia banale, inutile e sopravvalutato. Perché dovrei usarlo? Faccio quello che fate voi tutti, ma con una differenza sostanziale : voi siete vittime di una cosa che non può esserci, io le sono amica.
-e come si fa ad esserle amici?
-semplice : se lei adesso volesse, che ne so, guardare un tramonto, potrebbe farlo senza alcun problema.
-ma il sole non è ancora tramontato!
-sarebbe un tramonto immaginario, signore, e sarebbe il più bello della sua vita.E, detto questo, mio fratello Si era voltato per guardare il cielo. Dopo un paio di secondi aveva esclamato:
-aveva ragione, è stupendo.
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Nonostante le stelle.
Fiction HistoriqueRoma, 1914 *dalla storia* > > domanda, sorridendo con garbo. > dico, muovendo a scatti le mani. Ho ancora i brividi, quando parlo della loro storia. > > domanda, smenttendo di scrivere. Un sorriso si forma sulla mia labb...