Parte seconda

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Dario, Amburgo, 16 Maggio 2017

Era martedì ed erano le sei del pomeriggio. L'interno dello StrandPauli cominciava ad affollarsi e sempre più avventori si sedevano al bancone per sorseggiare il loro boccale di birra quotidiano. Ma nonostante un venticello fresco continuasse a scompigliarmi i capelli, io preferivo stare lì, all'esterno del bar, seduto su una vecchia spiaggina, con i piedi liberi dalle sneakers affondati nello spesso strato di sabbia che ricopriva tutto il terrazzo del locale, ad ammirare l'Elba scorrere lento e silenzioso davanti a me, disturbato solo dal passaggio dei battelli che, ogni dieci minuti, percorrono su e giù il fiume per portare cittadini e turisti da un capo all'altro della città.

Adoravo quel locale. Con il suo assortimento di sedie stravaganti e spiaggine, ognuna diversa dall'altra, panche ricavate da tavole da surf e la sabbia a ricoprirne il pavimento, era come una piccola spiaggia nel bel mezzo di una città in cui la cosa più simile al mare era il corso d'acqua che scorreva a pochi metri da me.

E quel pomeriggio, come ero solito fare una volta a settimana dopo il lavoro, ero lì, a sorseggiare la mia birra bionda, stavolta però con una busta rettangolare stretta nell'altra mano.

Non avevo bisogno di aprirla per conoscerne il contenuto. Sapevo perfettamente che all'interno vi era un foglio ripiegato in due, fatto con carta dalla filigrana pregiata, con su stampato a caratteri eleganti l'invito al matrimonio di Paolo e Roberta.

Ma mi rifiutavo di aprire quella busta, perché nel momento stesso in cui l'avessi fatto, il mio ritorno a Milano sarebbe diventato reale.

E con esso l'inevitabile incontro con Iris e Adrian.

Chiusi gli occhi e lasciai che il debole Sole primaverile mi scaldasse le guance.

Erano passati cinque anni dall'ultima volta che li avevo visti. E non era trascorso un solo giorno senza che io pensassi a loro e a quell'ultimo momento che avevamo trascorso insieme.

Il momento in cui avevo perso sia la ragazza che amavo da tutta la vita che il mio migliore amico.

Mi scolai l'ultimo sorso di birra rimasto nella bottiglia e feci un lungo sospiro.

Ancora due mesi e avrei rivisto i suoi meravigliosi occhi nocciola.

Non avevo idea di come sarebbe andato il nostro incontro. Continuavo a chiedermi se fosse cambiata, se avesse tagliato i suoi lunghi capelli castani o se li portasse ancora raccolti in una folta treccia sulla spalla destra.

E con l'immagine di lei in mente, posai la bottiglia su un tavolino e mi apprestai a tornare verso casa.

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