Buongiorno Lettore che ha deciso di immergerti in questa storia! Prima che tu cominci ti informo che quest'opera prende parte all'iniziativa "Scambio di Opinioni" di @96_mery di cui sono GIUDICE nella categoria "Storie brevi".
Hai anche tu una storia a cui tieni molto, ma non sei ancora riuscito ad avere un giudizio utile ai fini di migliorarla? Allora vieni a dare un'occhiata alla nostra iniziativa!Puoi proporre la tua storia a un Giudice del genere a cui appartiene, avverrà uno scambio tra te e il suddetto in questione che prevede un commento esaustivo a proposito di:
* Copertina;* Trama;
* Personaggi;
*Contenuto, stile, grammatica;
* Consigli e parere personale.
È obbligatoria la lettura di almeno cinque capitoli reciproci.La tua storia potrà essere poi valutata e inserita in liste, con bollini annessi: Lista Comune, Lista d'Argento o Lista d'Oro, per maggiori chiarimenti su questo punto consiglio il capitolo "Golden Stories". Consiglio inoltre di leggere accuratamente il capitolo "Nuovo regolamento giudicatori" e di tenere il libro nella tua biblioteca perché, se vuoi farne parte, il sistema che segue è a lista chiusa.
Abbiamo anche un gruppo Facebook chiuso, vieni ad iscriverti! Si chiama "Scambio di Opinioni - Wattpad" , invia la richiesta e sarai dei nostri!
Dopo averti informato di questa iniziativa interessante, ti lascio alla lettura, augurandomi che l'opera risulti di tuo gradimento.
Iris, Atene, 16 Maggio 2017
Guardai l'orologio. Erano le sette di sera. A quell'ora, nel mese di Maggio, il sole basso all'orizzonte illuminava ancora la città, che si spandeva come un'onda concentrica a partire dall'Acropoli, il suo centro.
Cinque anni. Quello era il tempo che avevo trascorso lontano da casa e dalla mia città natia, Milano. Ed era da allora che non li vedevo.
Dario e Adrian.
I miei amici di sempre.
Ci eravamo conosciuti in prima elementare, quando io, una bimbetta minuta con gli occhi color nocciola e due codini castani, avevo preso posto al banco davanti a quello dei due bambini. L'uno, Dario, era magrolino e biondissimo, con due occhi celesti dalla forma sottile; l'altro, Adrian, era tutto l'opposto: carnagione olivastra, guance paffute, e gli occhi scuri come i ricci che aveva in testa.
Era cominciato tutto con un dispetto: i due maschietti, irrequieti e desiderosi di divertirsi, mi avevano tirato i codini, così forte da farmi piangere. La maestra li aveva sgridati, loro si erano scusati, et voilà, il gioco era fatto.
Eravamo diventati amici.
Io, Dario e Adrian abitavamo nello stesso quartiere, ed eravamo stati inseparabili per diciassette anni. Avevamo frequentato insieme le scuole elementari, poi le medie, e infine anche il liceo classico. Solo all'università avevamo intrapreso strade diverse, ma questo non ci aveva ugualmente divisi.
Alla fine erano stati i segreti a farlo.
Ognuno di noi sembrava averne custodito uno.
Il mio era da sempre quello di essere innamorata di Adrian.
Posai il malepeggio a terra, mi sedetti su un sasso e mi asciugai il sudore dalla fronte con l'avambraccio. Lo scavo stava per chiudere, e dopo una giornata passata a picconare e scavare senza trovare altro che sassolini e pietre di nessun valore, ero davvero distrutta.
Ma un pensiero continuava a ronzare nella mia testa. Il ricordo della sera prima, quando, di ritorno da una giornata di lavoro, avevo trovato un invito nella cassetta della posta.
Mi ero trasferita ad Atene cinque anni prima, per fare un dottorato in Archeologia Classica, e da allora non ero più tornata in Italia. Ma, stando a quell'invito, avrei dovuto farvi ritorno da lì a due mesi, per il matrimonio di una coppia di cari amici.
Roberta me lo aveva preannunciato mesi prima, quando mi aveva chiamata per dirmi della proposta che le aveva fatto Paolo.
«Iris, non ci crederai mai!! Oggi Paolo mi ha chiesto di sposarlo!! Il matrimonio sarà tra un anno e ovviamente tu sarai la mia damigella d'onore!» mi aveva raccontato Roberta via Skype, con la voce un'ottava più alta del normale e le gote rosse per l'euforia.
Ma io avevo cercato in ogni modo di cancellare quell'informazione dalla mia mente, almeno fino a quando non avevo stretto tra le mani quel pezzo di cartoncino spesso con i caratteri stampati in rilievo.
Volevo molto bene a Paolo e Roberta, ed ero sinceramente felice per loro. Ma non sopportavo l'idea di dover incontrare Dario e Adrian. Sicuramente ci sarebbero stati anche loro, e dopo cinque lunghi anni di silenzio, ero certa che rivederli sarebbe stato doloroso tanto quanto imbarazzante.
Fu il custode dello scavo ad interrompere il flusso dei miei pensieri, segnalandomi che l'orario di chiusura era arrivato. Così feci un respiro profondo, raccolsi i miei attrezzi e mi diressi verso casa, consapevole di non avere scelta.
Ancora due mesi e avrei rivisto Milano. La mia casa. La mia famiglia.
Loro.
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Wherever I will go
Kısa HikayeIris, Dario e Adrian sono amici sin dall'infanzia, fino a quando, un giorno, un bacio non cambia tutto... E dopo cinque anni passati lontani l'uno dall'altro, il destino sembra volerli riportare a casa... Wherever I will go - #85 in Storie brevi 22...