Adrian, Barcellona, 16 Maggio 2017
Solo un ultimo scatto ed era fatta. La luce era ancora buona e non potevo assolutamente lasciarmi sfuggire quell'occasione. Così posizionai meglio la macchina fotografica sul cavalletto e mi preparai a scattare una veduta della città dalla balconata di Parc Güell. In lontananza potevo vedere il mare riflettere i raggi del Sole, ormai sempre più basso nel cielo, mentre il brusio dei turisti alle mie spalle continuava ad animare il parco.
Riconobbi in lui lo stesso vociare che sentivo quando andavo con Dario e Iris a Parco Sempione, per giocare un po' o semplicemente per rilassarci e fare due chiacchiere.
Erano passati cinque anni da quel giorno.
Cinque anni da quando avevo deciso che il segreto che avevo custodito dentro di me praticamente per tutta la vita andava rivelato. Non erano servite parole. Era bastato un bacio per far capire quello che provavo.
Ed era stato proprio quel bacio a distruggere tutto.
Un solo bacio, e li avevo persi entrambi.
E quando tutti e due avevano deciso di lasciare Milano, non avevo più trovato nessuna buona ragione per rimanervi. Così ero partito per Barcellona, per fare un master e mettere a frutto la mia laurea in Fotografia.
Feci gli ultimi scatti, poi decisi che potevo ritenermi soddisfatto, così smontai l'attrezzatura, la riposi con delicatezza nello zaino imbottito e nel borsone, e mi avviai verso casa.
Ripercorsi le strade del parco a passo svelto, fino alla scalinata d'ingresso. Avevo la schiena e le braccia indolenzite dal peso delle borse contenenti macchine fotografiche, obiettivi, cavalletto e quant'altro. Avevo solo voglia di tornare a casa, scaricare le foto sul mio portatile e dare un'occhiata ai frutti del mio lavoro.
Scattare fotografie era da sempre la mia passione. Poter fissare un istante nel tempo, con i suoi colori, le sue sfumature di grigi, la sua luce e le sue emozioni, era allo stesso tempo per me poetico e catartico.
E quando quel tardo pomeriggio arrivai al portone dell'appartamento che condividevo con un mio amico, vi fu un istante che sarebbe rimasto per sempre cristallizzato nella mia mente, senza necessità di alcuna macchina fotografica.
C'era un invito nella mia cassetta della posta. Un invito di matrimonio. Non avevo ancora letto il suo contenuto, ma lo avevo capito dalla fattura della carta.
E se si fosse trattato dell'invito al loro matrimonio?
A quel pensiero il mio cuore mancò un battito e le gambe si fecero improvvisamente molli.
Erano cinque anni che non avevo loro notizie. In quel lasso di tempo poteva essere accaduta qualunque cosa.
Non appena varcai la soglia di casa, vidi Roman seduto al bancone della cucina, intento a mangiare dei churros avanzati dalla colazione.
Gli bastò un sguardo per capire che qualcosa in me non andava.
«Hola Adrian. Tutto bene? Hai una brutta cera... Qualcosa è andato storto con le foto?» mi chiese, continuando a masticare.
Non fui in grado di dire nulla, così mi avvicinai a lui e posai l'invito sul bancone.
Roman si pulì una mano unta sui pantaloncini, poi prese il cartoncino e lo aprì.
«Cos'è? Sembra un invito...» disse, studiando attentamente il pezzo di carta e rigirandoselo tra le mani.
«Roman, credo che loro si stiano per sposare» dissi in un sussurro.
Lui sapeva ogni cosa di me, del mio passato, e anche di quello che era accaduto quell'ultimo giorno tra me, Iris e Dario. Quando parlavo di loro lui sapeva a chi mi riferissi.
«Oh mio Dio» esclamò, portandosi una mano sulla bocca spalancata per lo stupore. «Ma ne sei sicuro?» si affrettò ad aggiungere.
«No in realtà, non ho avuto il coraggio di leggerlo. Potresti farlo tu al posto mio?»
Avevo le mani sudate, la bocca completamente asciutta e il cuore che batteva all'impazzata. E mentre Roman apriva l'invito e si apprestava a leggere i nomi in cima al foglio, senza accorgermene chiusi gli occhi e trattenni il respiro.
Dopo un tempo che a me parve interminabile, Roman disse: «A meno che non abbiano cambiato nome in Roberta e Paolo puoi stare tranquillo amico, non sono loro a sposarsi.»
Non appena la mia mente paralizzata elaborò l'informazione, i miei polmoni tornarono a gonfiarsi e il cuore a battere ad un ritmo meno elevato.
Non erano loro a sposarsi.
«Grazie Rom» dissi sorridendo al mio coinquilino, riprendendo l'invito dalle sue mani.
Le cose potevano essere cambiate, ma a quanto sembrava non fino a quel punto. In un modo o nell'altro, presto sarei andato a quel matrimonio e li avrei rivisti.
Ancora due mesi e avrei avuto l'occasione che aspettavo da cinque anni.
L'occasione di guardarli negli occhi e spiegare il perché di quel bacio.
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Wherever I will go
Historia CortaIris, Dario e Adrian sono amici sin dall'infanzia, fino a quando, un giorno, un bacio non cambia tutto... E dopo cinque anni passati lontani l'uno dall'altro, il destino sembra volerli riportare a casa... Wherever I will go - #85 in Storie brevi 22...