Un semplice sogno

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CAPITOLO 8

Erick's Pov

Le mattine erano fresche e buie, quasi gelide. I vetri appannati delle vetrine, le luci opache delle viette, gli addobbi natalizi sui balconi, segnavano che il Natale era ormai alle porte. La scuola, durante il periodo di vacanza, era l'ultimo dei miei pensieri. I miei genitori avevano deciso di trascorrere tutta la settimana, che precedeva e posticipava il 25, dai miei zii a Como. Era un appartamentino modesto, anche solamente per due persone. Il grande tavolo inglobava tutto il salone assieme al divano. Mia madre e mia zia erano impegnate in cucina a preparare la colazione, mentre io ero ancora sotto le lenzuola al calduccio.

Stavo sognando, per la precisione Jim. Avevamo appena avuto una discussione quando, dopo che mi ebbe offeso, gli diedi una sberla. Corsi in bagno, avevo gli occhi lucidi. Mi accovacciai affianco al lavandino, tenendo strette le gambe tra le braccia. Dei passi avanzavano verso di me. Non alzai lo sguardo, quando una figura si parò di fronte a me. Avevo paura che fosse ancora lui, venuto a vendicarsi. Due tiepide mani si poggiarono sulle mie braccia. Una si spostò sulla mia nuca, giocando con i capelli. Possibile che fosse Jim e che si fosse pentito? Morivo dalla curiosità. Guardai in alto, in cerca del suo viso...

Una miscela perfetta di colori sobbalzarono davanti i miei occhi. Potevo specchiare le mie iridi azzurre in quel verde vivo. Due occhi verdi mi fissavano, avevo proprio due bellissimi occhi verdi puntati addosso. Brillavano come due diamanti. Splendevano, illuminandosi di luce propria. Occhi rotondi, vivaci, contornati da lunghe ciglia e dolci lineamenti. Poi, mi soffermai sulla sua bocca. Aveva le labbra carnose, ma sottili. Continuava a torturarle con i denti, strappandosi più volte le pellicine che le ricoprivano. Si morse un labbro e mi abbracciò.

«Chi sei?!» chiesi a quel ragazzo misterioso. Non mi rispose, ma mi sorrise. Mi stropicciai gli occhi e lui si alzò in piedi. Ora potevo scrutarlo completamente. Era un bel ragazzo, dal viso familiare. Curiosò tra le tasche, tirando fuori un fazzoletto. Si inginocchiò di nuovo davanti a me. Prese il mio mento tra le sue mani e mi sollevò la testa. Con raffinata delicatezza, mi asciugò la guancia. Arrossii quando la accarezzò con il pollice. Mi fece l'occhiolino, si voltò e se ne andò.

Venni svegliato dal suono della sveglia. Cercai di riprendere conoscenza con il mondo esterno, ma pensavo solo a quel ragazzo. "Chi poteva essere?!" Era l'unico pensiero che avevo in testa. Forse l'avevo intravisto a scuola. Non avevo mai notato la sua presenza, eppure non avrei mai potuto dimenticarmi facilmente di quegli occhi paradisiaci. Presi il cellulare e iniziai a digitare nomi di tutti i ragazzi del mio istituto su Facebook, facendo una lista. "A quale classe poteva appartenere?" Riflettei. Dato il suo viso così giovane, scelsi la classe 3*. Non ne conoscevo molti e, con quei pochi, non avevo un buon rapporto. Mi sarebbe bastato anche solo guardare tra gli amici in comune. Cercai il nome del primo ragazzo che mi venne in mente e sbirciai il suo profilo. Guardai tra gli amici ma, dalle immagini, nessuno assomigliava a quel ragazzo. Arrivai in fondo alla lista ed un nome attirò la mia attenzione: Felipe Stoyerman. Spiai il suo profilo per constatare se fosse davvero lui e, effettivamente, lo era. Il ragazzo dei miei sogni era reale, ne fui esaltato dalla notizia. Scrissi subito a Clarabel e ad Angel dell'accaduto, ma mi diedero del pazzo. Poco importava, mi bastava sapere che quel ragazzo fosse di carne ed ossa e che, una volta ricominciate le lezioni, lo avrei cercato. Rimasi ipnotizzato a fissare la foto per qualche secondo, fissando quegli occhi splendenti. Sapere che studiasse nella mia stessa scuola, mi metteva stranamente di buon umore.

~*~*~*~*~*~

Le vacanze passarono abbastanza velocemente tra regali, brindisi e festoni. Il rientro a scuola fu traumatizzante: dopo che mi ero abituato ad andare a letto alle 4 del mattino e svegliarmi a mezzogiorno, sarebbe stata dura riprendere ad alzarsi presto.

Arrivati in classe, cambiai postazione. Mi misi vicino ad Amy. Avevamo legato molto ultimamente e insieme ci eravamo divertiti un sacco. Al mio posto feci sedere Simon così avrebbe avuto l'occasione di dichiararsi ad Angel. Sarebbero stati una bella e dolce coppia, bastava solo che lui trovasse il coraggio di farlo ed il gioco sarebbe iniziato.

La campanella suonò l'intervallo e uscii velocemente dalla classe, trascinando Beatriz e Amy con me. Scendemmo le scale in tutta fretta e andammo nella sala macchinette. Dovevo vederlo a tutti i costi, dovevo incontrare quel ragazzo.

L'intervallo finì, ma io rimasi ad aspettarlo ancora qualche minuto. Lui non si fece vivo. Tornai in classe, afflitto. Mi misi a sedere e solo allora notai di avere Jim davanti a me. Come potevo fare lezione ora?! No, non ci dovevo pensare. Strappai un foglio dal quaderno e iniziai a scriverci sopra qualcosa, nervosamente. Finita l'ora, quel pezzo di carta era stato riempito dal nome di quel ragazzo.

«Felipe?!» urlò Jim, voltandosi verso di me, vedendo il foglio.

«No, cosa stai dicendo? Fatti gli affari tuoi!» esclamai io, imbarazzato. Lui, molto probabilmente, lo conosceva e gli avrebbe raccontato tutto. Non glielo potevo permettere.

Passata anche l'ora successiva, suonò il secondo ed ultimo intervallo. Feci la stessa cosa: scesi ancora le scale, trascinando con me solamente Beatriz questa volta. Arrivati alla sala macchinette, passai l'intervallo sperando di vederlo. Non si presento neanche questa volta. Salì di nuovo le scale, ormai non ci speravo più...

L'amore é uguale per tuttiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora