Tra i banchi di scuola

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CAPITOLO 2

Arrivati in stazione, scendemmo subito dal treno. Clarabel era agitata al solo pensare che tra meno di mezz'ora avrebbe rivisto i nostri compagni di classe. Io non lo ero più di tanto. Per me, loro erano tutti uguali, mi facevano sentire diverso anche se loro non sapevano della mia omosessualità.
Avevo gli occhi gonfi, non riuscivo a credere ancora a quello che aveva appena detto Clarabel. Era stato doloroso, la mia reazione fu proprio quella di correre nei bagni del treno, chiudere la porta a chiave e accasciarmi contro di essa. Le lacrime scesero ininterrotte. Faceva male sapere che nemmeno la tua migliore amica poteva capirti. Il mio stomaco si rivoltava ogni volta che ricordavo la scena.

Camminammo verso scuola, come sempre, passando per le strette vie di Cremona. Non fiatai una parola per tutto il tragitto e ignorai completamente la presenza di Clarabel. Arrivati a scuola, timbrammo e andammo in classe. Simon, Victoria e Harry ci stavano aspettando. Un sorriso, appena accentuato, si creò sul mio viso quando Victoria corse ad abbracciarmi, stritolandomi i fianchi. Era una ragazzina bassa, poteva confondersi benissimo con i bambini di prima media, aveva un caratterino bello tosto quando voleva, ma optava di più per il motto "Pace e Amore". Simon mi dette un pugnetto sulla spalla, ma mi colpì con la nocca creandomi un livido. Ricordo ancora quando, agli inizi della scuola, non lo conoscevo ancora, lo avevo scambiato per una femmina. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle e biondi, era un tipo un pó strambo nel suo modo di fare, ma era un comico nato. Per quanto riguarda Harry, ci sorridemmo e basta. Non ci parlavamo neanche. Lui non socializzava mai con nessuno, chiacchierava solamente con Simon. Era tranquillo e in classe sembrava non esserci.
Dalla porta, sbucò un piede e subito dopo un «Ciaooo» si udì risuonare nella classe. Era arrivata Judith con il suo bel sorriso stampato in faccia. Gli altri risposero in coro, io mi limitai a guardarla fissa negli occhi. Mi chiedevo come una persona potesse essere così allegra di prima mattina. Cioè, intendiamoci... Chi è quell'essere umano che ama svegliarsi presto la mattina?! Io di sicuro no, mentre lei era una ragazza che trovava ogni cosa divertente. Era molto bella e quei capelli color nocciola con lo shatush biondo, le risaltavano bene il viso.

Man mano arrivarono tutti e presero le postazioni. Io mi sedetti in un banco a due, mentre gli altri si accomodavano negli altri posti. Il posto vicino a me, sarebbe stato quello di Angel, dato che era l'unico banco vuoto.

Entrò il professore di Lettere.

«Ben arrivati ragazzi, eccoci di nuovo a passare un bellissimo anno insieme!» disse con entusiasmo, che invece trovai riluttante. Quel tizio era insopportabile a mio parere e il fatto che non lo sopportassi, era reciproco.

Mentre lui ci illustrava il programma che avremmo svolto quest'anno, io guardavo compulsivamente l'orologio appeso al muro. Bussarono alla porta ed entró la bidella. Una ragazza dai capelli castano scuro e molto magra la seguí. Angel, era arrivata. I suoi occhioni verdi, con leggere sfumature castane, vagavano verso un posto in cui sedersi. Quando mi vide, la sua bocca si ampliò in un largo sorriso e si venne a sedere accanto a me.

«Non mi era suonata la sveglia» disse con il fiatone.

Arrivó finalmente l'intervallo. Angel corse immediatamente in bagno, portandosi con se Clarabel. Io rimasi solo, seduto al mio banco mentre gli altri correvano giú alle macchinette o restavano nell'atrio. Appoggiai la testa sul legno, ma una mano si posó tra i miei capelli. Alzai lo sguardo. Non poteva essere, non ancora! Arrossii quando i miei occhi celesti incotrarono lo sguardo serio di Jim.

«Va tutto bene, Erick!?» mi chiese con voce affettuosa.

«S-si... S-sono solo un p-pó s-stanco!» risposi con un sorriso a 32 denti. Non appena se ne andó, mi guardai allo specchio. Ero rosso come un pomodoro. Sprofondai nell'imbarazzo al solo pensiero che lui mi potesse aver visto in queste condizioni. Era sempre riuscito a scatenare queste reazioni nel mio organismo, sin dalla prima volta che il mio sguardo aveva incrociato il suo. "Brucia" Pensai quando i suoi occhi color nocciola passarono a scrutare meglio il mio aspetto. Erano scuri e profondi, come un abisso. Aveva, sin da subito, fatto si che il mio cuore accelerasse e da allora capii che provavo qualche sentimento per lui. Quest'estate avevo smesso di pensare in lui, stranamente. Immaginai che fosse stata solamente una mia cotta momentanea e lasciai perdere il discorso a lungo, ma ora dovetti ricredermi.

L'amore é uguale per tuttiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora