CAPITOLO 19
Felipe's Pov
Mal di testa.
Ecco l'unica risposta che avrei dato, se qualcuno mi avesse chiesto come stavo quella mattina. Ogni movimento che facevo mi costava fatica, per non parlare della difficoltà che avevo nel vedere bene. Tutto intorno a me girava velocemente, facendomi perdere il senso dell'orientamento, nonostante fossi nel mio letto. Provai a mettermi seduto, tirandomi su con i gomiti. L'equilibrio era una di quelle cose che mi mancava quella mattina. Feci grossi respiri profondi, prima di aprire gli occhi. In quell'attimo ricordai cosa fosse successo la sera precedente.
La festa, il messaggio, Beth, tutto.
«Beth!» esclamai, pentendomi subito dopo del rumore che martellava incessantemente la testa.
Lei non c'era, era andata via. Il lato del letto accanto al mio era vuoto, completamente sfatto. Al suo posto, una piccola lettera. La presi con calma, tentando di non far movimenti bruschi che avrebbero solamente aumentato il mio malessere. Portai il pezzo di carta vicino agli occhi. Gli strabuzzai varie volte prima che la vista mettesse bene a fuoco ogni lettera presente.
" Pepe, è da tanto che non ti chiamo così...
Ho passato davvero una piacevole serata, non sei cambiato per niente.
Ci vedremo presto, non preoccuparti.
Baci, Beth. "
Il segno di un bacio lasciato da un rossetto e un piccolo cuore disegnato, terminavano la lettera. Rimasi perplesso quando lessi "ci vedremo presto". Che cosa voleva dire? Che era tornata, l'avevo capito. Ma perché voleva vedermi ancora? Io non l'amavo più, dopo ieri sera ne ero più che convinto. Volevo solo Erick, lui era tutto ciò che mi importava.
Sul comodino, il cellulare prese a vibrare. Un messaggio da Erick. Diceva di venirlo a prendere in stazione. Passai una mano sulla fronte, disperato. Mentre ieri giocavo a fare l'idiota, mi ero completamente dimenticato che lui si sarebbe trasferito da me verso il pomeriggio. Ma che ore erano? Guardai la sveglia sul comodino, segnava l'una del pomeriggio.
Mi alzai in tutta fretta, ignorando le enormi fitte alla testa. Presi pantaloni, boxer, maglietta, calze e mi buttai sotto la doccia. Mi lavai velocemente, per poi vestirmi e uscire di casa sbattendo la porta.
Corsi, perché la voglia di vedere Erick era tanta. Corsi, perché sarebbe arrivato a momenti. Corsi, perché ogni passo che mancava dallo stare insieme, era interminabile. Corsi, perché tutto me stesso aveva bisogno di stringerlo con tutta la forza presente in corpo. Corsi, perché volevo scusarmi per tutto, essere sincero, essere capito, anche se da capire non c'era nulla. Fu allora che mi bloccai, nel bel mezzo della stazione. Realizzai che lui non mi avrebbe mai capito, che gli avrei fatto solamente dell'altro male. Realizzai di essermi cacciato in un grosso guaio, di aver fatto una grandissima cazzata la notte precedente.
Cos'era quel grosso peso che avevo sul cuore? Perché mi sentivo veramente male al solo pensiero di vederlo piangere? Colpa, ecco cos'era. Lui si fidava ciecamente di me e io l'ho pugnalato alle spalle, mi sono lasciato andare ad un'altra delle mie tentazioni. Il vecchio Felipe non si sarebbe fatto questi problemi, perché ora si? Perché ora non volevo che Erick sapesse la verità, che mi abbandonasse? Perché sentivo di non riuscire a vivere se lui ce l'avesse avuta con me? Che mi stessi innamorando? Che stessi cadendo nella stessa rete alla quale sono riuscito a scampare per molto tempo?
Mi stava scoppiando la testa e queste domande stavano solamente peggiorando le cose. Sfilai dal taschino del giubbotto un pacchetto di sigarette. Lo aprii e ne presi una delle venti, che non mi ero mai azzardato a fumare. L'accesi e inspirai. Non ero un fumatore, ma in certi momenti il fumo mi aiutava molto a rilassare i nervi tesi.
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L'amore é uguale per tutti
Teen FictionErick Casler è un giovane ragazzo. Frequenta il Liceo Musicale, ama la Musica, ma per lui non sarà sempre tutto facile: l'amore lo cambierà in tutto, lo renderà forte in qualche modo. Ah, Erick è Gay. (Mi scuso se i primi capitoli sono orribili, ma...