#4- assidua..

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Non riuscivo a dormire senza pensare a lei. Anzi più nella mia testa mi dicevo di non pensarci più ci pensavo, come quando ti dicono non pensare a un telo rosso e ti salta in mente proprio quel telo rosso.

Ti ricordi, Annie, quando mi rigiravo nel letto pensando a te, e mi svegliavo pensando a te? Mi succede ancora. E tu sei bellissima. So che stai sorridendo.
Non chiedetemi perché, ma questa cella non mi spaventa.
Annie è con me. Ora. Per sempre.

Il mistero di quelle due lettere mi tormentava, avevo chiesto al bibliotecario, ma quello scemo come al solito non ne sapeva niente. Avevo visto la data di pubblicazione di quel libro: 1850, in pieno Romanticismo, quando si era incominciato a pensare al medioevo non più come periodo buio, ma come periodo di crescita. Eppure lì, in quel libro, era presentato ancora come secolo buio.
Magari era un modo per attirare i lettori, per parlare di misteri. Ai romantici quelle cose piacevano forse.

Lo so, Annie, ti sarebbe tanto piaciuto essere una dama di fine ottocento, con abiti dalla gonna larga e il busto stretto, dai colori sgargianti, con servitori pronti a tutto, con capelli piumati e mille acconciature di parrucche, con un ventaglio in mano, per darti arie, e per far girare la testa a tutti i nobil'uomini. Ti sarebbe piaciuto andare ai balli e danzare, danzare, come nei romanzi, come nei film. E io sarei stato il tuo cavaliere, il tuo uomo, nel nostro palazzo di smeraldo invidiato da tutti..

Qualcosa mi toccò la spalla e mi destò da quelle dolci e deliziose fantasticherie
"è ora di chiusura"
Era il bibliotecario. La biblioteca ormai era vuota.
Mi alzai indolenzito, misi il libro a posto, con enorme cautela, e mi avviai all'uscita. Fuori era buio. Ma che ore erano? Lo chiesi all'unica persona che poteva rispondermi
"Le otto e mezza"
Dannazione. Era sabato. Avevo saltato tutte le rappresentazioni. Non avrei fatto in tempo neanche per l'ultima.
Guardai il cellulare. Giovanni, il mio collega, mi aveva chiamato dodici volte. Decisi di mandargli un messaggio
"Mi scuso infinitamente, per motivi di salute non sono riuscito a venire a lavoro. Per motivi tecnici non sono riuscito ad utilizzare il cellulare"
decisi che andava bene, anche se mi sembrava un po' squallido, ma non mi veniva in mente nient'altro. Inviai.


Non potevo far nient'altro che tornare a casa.
Con Annie in testa, i suo profumo ovunque, mi rasserenava il cuore. E non era più terribile aver saltato il lavoro.
Infondo era passata solo una settimana. Una settimana di Annie, non mi sarebbe mai bastata. Dovevo ancora scoprire così tante cose, volevo scoprirle. Volevo sapere tutto di lei, non per convincermi che fosse la persona giusta o per trovarle qualche difetto che la allontanasse dal mio interesse. Odio gli uomini che fanno così.
Lei non era la persona giusta. Lei era il resto della mia vita.
E lo sei ancora, dolce Annie.
Volevo capire cosa stesse cercando così assiduamente. Per aiutarla. Per spolverare la malinconia che le oscurava il viso...

Aldebaran stella rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora