«Oh mio Dio, è stato favoloso!» Non ne dubito, penso che pure il comandante abbia udito le sue grida, soprattutto quel sì finale che ancora mi rimbomba nelle orecchie. «Beh, te ne do atto, il viaggio non mi ha annoiato» affermo compiaciuto con fare sornione, mentre finisco di allacciarmi i pantaloni. Ammetto che il sesso ad alta quota è paradisiaco, neanche la turbolenza è riuscita a fermarci, anzi l'ha infervorata ancora di più. Mi ha confidato infatti, ormai vicina all'orgasmo, mentre le sue unghie da tigre mi graffiavano la schiena, che si eccita da morire a sentire gli smottamenti dell'aereo durante l'amplesso, perché amplificano quelli del suo corpo. Ci apprestiamo a uscire e subito noto lo stesso vecchietto dalla fortuna sfacciata che ho visto un paio d'ore fa ai controlli. Mi osserva con invidia, mentre la moglie, seduta al suo fianco, continua a chiedergli il risultato delle parole crociate. Oh sì, nonnino, questa volta ho vinto io! Saluto Amélie per avviarmi verso il mio posto, ma non mi sfugge il suo sguardo sognante. Spero non si sia messa strane idee in testa; certo, è stata una scopata da urlo degna dei ricordi che avevo, ma si è trattato solo di questo. Una volta scesi dall'aereo, ognuno dovrà andare per la sua strada. Non mi faccio mettere le manette da nessuno, io. Anche se in camera da letto con la morettina di qualche settimana fa non mi sono di certo dispiaciute... uno scricciolo posseduto da Satana. Scaccio via questi pensieri su quella puffetta indemoniata e mi avvio a sedermi. Sento ancora lo sguardo di Amélie bruciarmi sulla schiena, ma non mi volto, penso si sia già illusa troppo. Un movimento dal sedile accanto mi distrae. Ehi, bella addormentata, bentornata! La osservo senza farmi notare, mentre teneramente si stropiccia gli occhi. Sembra un orsetto indifeso. Ma che cazzo sto dicendo? Emette un forte sbadiglio, cogliendomi in flagrante. Penetranti occhi azzurri mi fissano con aria interrogativa e non tardano a farsi minacciosi. Emette uno sbuffo e si sistema i lunghi capelli color oro, spruzzati da qualche sfumatura color fucsia tra una ciocca e l'altra. Mi trovo a osservare nuovamente quei pozzi chiari che ora tendono al grigio. Quello sguardo mi appare così familiare, richiama ricordi di un tempo passato. Non capisco cosa mi stia succedendo, ma sembra che tutto intorno a me si sia fermato. Abbasso la visuale verso le sue dolci labbra, così belle e invitanti... «Ehi, depravato, ci senti?» Qua non abbiamo un orsetto, ma un grizzly! Non ho capito cosa mi ha chiesto. Lei si accorge della mia confusione e mi ripete la domanda. «Sai che ore sono?» Mentre parla, resto sorpreso nello scorgere un piccolo pezzo di metallo sbucare fuori sulla sua lingua. Oh Cristo, ha un fottuto piercing! Inizio così a fantasticare su quanti possa averne, dove e, ancor più importante, quante magie sappia fare con quell'arnese... Porco mondo! Mi impongo di riprendermi e, dando un'occhiata all'orologio, le rispondo che sono quasi le due. «Non vedo l'ora di atterrare. Odio volare, odio stare ferma! Inoltre ho davvero bisogno di andare in bagno. Uno solo presente su questo cesso di aereo e pensa un po'? Guasto! Io dico, ma che razza di compagnia è? Avrei preso un volo low cost se avessi voluto un servizio così scadente!» Alle sue parole fatico a trattenere la mia risata. Sapessi invece quanto è funzionale... Dopo questo sfogo si rimette gli auricolari, facendomi capire che la nostra breve e assurda conversazione si chiude qui. Mi affaccio al finestrino: siamo ormai prossimi all'atterraggio. Non appena l'aereo si ferma, mi alzo con uno scatto, sperando di non incrociare Amélie. Quando sono vicino al portello, la scopro avviarsi dove mi trovavo pochi minuti fa e parlare con la mia, seppur per poco, ex compagna di viaggio. Fuori c'è un caldo torrido, temperatura più che normale per il mese di giugno. Quando metto un piede su quell'asfalto nero incandescente, chiudo gli occhi, allargando le braccia come se stessi avvolgendo l'aria. Casa! Sono ormai dieci anni che non rientro in Romagna, non ho più avuto delle vere occasioni per tornarci. I miei genitori, dopo la mia partenza per Parigi, si sono trasferiti a Roma, per cui la capitale è diventata la mia meta durante le festività. Anche Giacomo sono riuscito a incontrarlo solo quando mi raggiungeva dai miei o nelle rare occasioni in cui volava da me in Francia. Mi avvio a recuperare il mio bagaglio, sperando di uscire al più presto da questo aeroporto pieno di corpi sudati, per poter prendere la navetta che mi porterà alla stazione. Attendo svariati minuti la mia valigia; la scorgo sul nastro quando, come richiamato da qualcosa, alzo gli occhi e avvisto la bizzarra ragazza conosciuta poco prima apprestarsi a varcare le porte d'uscita. Recupero al volo le mie cose e, non curandomi delle persone che mi circondano, i miei piedi partono muovendosi da soli, andandole dietro senza freno. Appena esco, una ventata d'aria calda mi scompiglia i capelli. In preda a un'agitazione che non riesco a capire e controllare, guardo in ogni direzione, finché non la trovo a pochi passi da me. Si accorge della mia presenza. Avrà capito che stavo cercando proprio lei? Diamine, sono un idiota, penserà che la stavo inseguendo! In effetti, è proprio quello che stavo facendo poco fa, ma lei non deve saperlo. Mi fa un cenno con la testa a mo' di saluto e, portando una sigaretta alla bocca, aspira una generosa dose di nicotina. Emettendo un verso di soddisfazione, si gira e inizia ad allontanarsi. Non posso e non devo seguirla ancora o penserà che sono davvero uno stalker, mi accontento quindi della visuale che la nostra ancora breve distanza mi permette, soffermandomi, forse un po' più del dovuto, sul suo culo. Una risata cristallina mi investe. Lei mi sta fissando con un'espressione allegra. «Pulisciti la bava, non ti sei sfogato abbastanza nel bagno?» e ricomincia a ridere, come se quelle parole non mi avessero appena scioccato. Maledizione, come fa a saperlo? Irritato, imito la sua voce. «Un solo bagno, ma è guasto.» Lei ride ancora più forte, alcuni passanti si girano a osservarla infastiditi, altri cercano di capire cosa ci sia di tanto divertente. Nulla! Vorrei urlarlo e farli andare via tutti, per rimanere solo con questa impertinente. Allora sì che saprebbe con chi ha a che fare... «Mi hai preso in giro, ragazzina!» A quelle parole lei si blocca, smette di ridere e mi fissa con uno sguardo indecifrabile, come se le fosse balzato alla mente qualcosa di improvviso, indigesto e inaspettato. E ora cos'ho detto di sbagliato? Si riprende al volo, riacquista padronanza di sé e, facendomi l'occhiolino, mi dà le spalle, andando per la sua strada, gridando: «Ci vediamo, Matador!» Che ragazzina sfrontata!
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Conciato per le feste
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