'Riesci a farmi vedere com'è fatto l'amore'

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-Sono stata davvero bene stamattina, Justin- Anastasia sorrise. Anche se fissava il vuoto, sapevo che quel sorriso era indirizzato a me.
-Anche io, piccola stella- le baciai una tempia, socchiudendo gli occhi -Adesso vado a casa e vedo cosa mangiare-
-Un uomo ai fornelli? Se fossi in tua mamma, avrei paura-
-Hei,- la bloccai -non ti fidi delle mie capacità culinarie?-
-Come posso fidarmi se non ho mai assaggiato nulla di tuo?- mi diede un leggero schiaffeto sul viso, suscitando la mia risata.
-E' una sfida, piccola?- la intrappolai tra le mie braccia, sussurrandole all'orecchio.
-Forse- rispose semplicemente, per poi girarsi e prendermi il braccio.

Con lei, quella mattina, ero stato benissimo. Dopo aver fatto colazione eravamo stati al parco, avevamo camminato per le vie innevate di Stratford mano nella mano, avevamo anche preso il gelato. D'inverno. Stare con lei mi aveva fatto capire molto sul suo conto, sopratutto che era diversa e non a causa della sua cecità. A differenza delle altre, non aveva un cuore marcio ma un cuore d'oro, era pronta ad edificare e non ad abbattere. Non cercava solo le mie attenzioni, ma riusciva a darmi amore ogni qual volta poteva. E aveva bisogno di amore. Un amore che forse, avrei potuto darle. O che, meglio, avrei voluto darle.

-Ciao, ragazzi!- Joseph, il papà di Anastasia, ci salutò con un sorriso caloroso.
-Ciao, papà-Anastasia abbracciò suo padre, facendomi sorridere. Aveva, sì, ventun anni, ma mentre abbracciava suo papà sembrava una bambina davvero adorabile.
-Questa volta l'ho riportata per l'una, ma di pomeriggio- scherzai, stringendo la mano dell'uomo dai capelli brizzolati posto di fronte a me.
-Be', un punto a tuo favore, Justin- Joseph mi sorrise, così che sorrisi anch'io.
-Di chi è questa voce?- arrivò all'ingresso della porta una donna abbastanza giovane, che avrà avuto sui quarant'anni e che assomigliava davvero, davvero tanto ad Anastasia. Ed era davvero bella.
-Ciao mamma! Vieni, ti presento Justin- Anastasia cercò la mia mano, sorrise non appena lasciai che la trovasse. -Justin, lei è mia mamma, Rosalie-
-Molto piacere, signora Mitchell- le strinsi la mano, sorrise anche lei.
-Il piacere è tutto mio, Justin. Ieri sera Anastasia ha parlato solo di te- mi morsi il labbro, stranamente contento.

Avete presente quel momento in cui si apre una piccola gabbia di farfalle, che cominciano a svolazzarti per lo stomaco, provocandoti emozioni davvero indescrivibili e, sopratutto, belle? Io sentivo che qualcuno aveva appena aperto una piccola gabbia di farfalle nel mio stomaco in modo tale che svolazzassero per tutto il mio corpo, mi sentivo davvero strano, ma sopratutto felice. Felice perché quei sentimenti non li avevo mai provati e, solitamente, si provano quando si è alle prime armi con l'altro sesso. Dopo tre relazioni finite male, di cui l'ultima finita malissimo poiché stavo per sposarmi e ho visto la mia quasi moglie farsi il suo migliore amico, riuscivo ancora a sentirmi un ragazzino. Un ragazzino innamorato. E tutto grazie a chi? Grazie ad una ragazza che nemmeno riusciva a vedermi esteriormente, ma che era bellissima fuori e meravigliosa dentro. E che sopratutto,era riuscita a darmi vero amore nell'arco di nemmeno ventiquattro ore. Un vero record.

-Mamma, dai!- Anastasia si coprì il viso con una mano, il che mi fece sorridere ancora di più.
-Cosa c'è di male, tesoro?-si rivolse alla figlia che fece per parlare, ma la precedette rivolgendosi a me -Justin, ti va di pranzare con noi?-mi chiese gentilmente, chiudendo la porta d'entrata.
-E' una bellissima idea!- esclamò Anastasia, battendo le mani -Infondo saresti rimasto da solo a casa-
-Non vorrei disturbare- abbassai per un attimo lo sguardo, sentendomi in imbarazzo. Quando mai Justin Bieber si sente in imbarazzo? Non sei una ragazzina.
-Non disturbi, figliolo- Joseph mi fece l'occhiolino, dandomi poi una pacca sulla spalla.
-Mamma, Justin resta! Vieni, ti faccio vedere la mia casa- Anastasia non mi diede nemmeno il tempo di rispondere, che mi portò via.

Quella ragazza era un vero uragano. E non aveva la vista.
Mi portò al piano di sopra a passo svelto, mi tremavano le gambe mentre salivo così veloce con lei. Era pur sempre una bella ragazza, io ero pur sempre un ragazzo, ed eravamo pur sempre quasi in camera sua. Ma sinceramente, ciò che più mi interessava era stare in sua compagnia. Per cui, ormoni, vi lascerò sfogare un'altra volta, pensai. Anastasia mi prese dolcemente la mano, tastando con quella libera le pareti del corridoio in cui eravamo. Non appena arrivammo vicino ad una porta, la tastò per bene.

Look in my eyes, what did you se? [COMPLETA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora