-Mamma, allora io vado!- urlai da camera mia, avviandomi in salotto.
-Dove vai?- mi chiese, con un sorriso continuando a ricamare.
-Vado da Anastasia- le feci l'occhiolino, dandole poi un bacio sulla fronte -A dopo, dolcezza- continuai.Filando poi via di casa. Erano le undici e mezza, avevo fatto le corse nel vero senso della parola. Dalle cinque del mattino fino alle undici ero stato a lavoro, giusto il tempo di lavarmi velocemente che dovevo uscire. Avevo detto ad Anastasia che ci saremmo visti il mattino seguente, dovevo mantenere la mia parola. Quando mi misi in macchina, sfrecciai verso casa di quella ragazza che tanto mi aveva preso. Avevo davvero voglia di vederla e passare l'intera gioranta con lei perché, insomma.. mi mancava. Arrivai a casa sua in un batter d'occhio, scesi in fretta dalla macchina e mi avviai sotto alla porta di casa, bussando piano.
-Ciao Rosalie!- salutai sua madre -Tutto bene?- le chiesi, notando il suo viso un po' pallido.
-Sì, tutto bene- mi disse solamente, accennando un sorriso.
-Anastasia?- mi si illuminarono gli occhi a sentire quel nome. Gli occhi di Rosalie, invece, sembrarono rabbuiarsi..
-A dire il vero Anastasia sta ancora dormendo- rispose, lasciandomi spiazzato. Ancora dormendo?
-Sta dormendo?- le chiesi sbigottito, corrugando le sopracciglia.
-Sì, sai.. ieri sera avete fatto tardi, per cui ho deciso di lasciarla riposare. Se vuoi, prova a passare dopo- annuii semplicemente, girandomi e rientrando in macchina.Era strano che stesse ancora dormendo. Solitamente lei era molto mattiniera, non faceva mai più tardi delle nove ed erano le undici e mezza. Il mio istinto mi diceva che c'era qualcosa sotto e il mio istinto non sbaglia mai. Prima di mettere in moto, mi soffermai un secondo a pensare, seduto in macchina, con le mani sul volante e la testa sul seggiolino. Era davvero molto strano, non riuscivo a leggere nessun chicco di verità in ciò che Rosalie mi aveva detto. Non riuscivo a crederle, non volevo crederle. In due settimane, Anastasia si era svegliata sempre prima delle nove. Perché mai quella mattina doveva fare diversamente? Lei stessa mi aveva detto che non riusciva a dormire per troppo tempo. Avevo paura che qualcosa si fosse spezzato, che il presente che mi stavo creando si stesse trasformando nel passato. Ma in effetti, non avevo prove per attestare che Anastasia era sveglia e che Rosalie mi aveva mentito. Avrei voluto mandarle un messaggio ma, allo stesso tempo, se davvero stava dormendo l'avrei potuta svegliare, per cui lasciai perdere.
Riaprii gli occhi, magari mi stavo facendo solo film mentali. Ugualmente, però, di tornare a casa non ne avevo voglia. Non mi andava di dare spiegazioni a mia madre sul perché fossi già a casa dopo venti minuti, per cui decisi di andare a casa di Ryan. Chaz aveva dormito lì, sicuramente stavano giocando alla play com'era loro solito fare quando non potevano uscire a giocare a basket.-Ciao Justin! Che bello vederti, come stai?- mi chiese, abbracciandomi come se fossi suo figlio.
-Non male- le sorrisi, ricambiando l'abbraccio.
-Ryan e Chaz sono di sopra a giocare alla play, mangi qui?- ridacchiai, mi aveva detto due cose in una sola frase. Suo solito insomma.
-Cosa potevano fare altrimenti?- risi, riferendomi ai miei migliori amici.
-Perché, tu cos'è che fai di solito?- mi grattai dietro l'orecchio, mordendomi il labbro -Esattamente- rise, avviandosi verso la cucina -Mangi qui, preparo anche per te-Annuii, correndo velocemente al piano di sopra. Mi piaceva stare a casa di Ryan, sua madre mi trattava come un vero figlio ed era una bella sensazione sentirsi accettati non solo dalla propria madre. In egual modo, mi sentivo bene anche a casa di Chaz, con i suoi genitori. Avevo però più feeling con suo padre, anche a lui piaceva l'hockey proprio come piaceva a me e solitamente conversavamo circa la nostra squadra preferita: i Toronto Maple Leafs. Quando arrivai in camera di Ryan, i miei amici furono entrambi sorpresi nel vedermi. Mi chiesero perché non fossi con Anastasia, ma li liquidai semplicemente dicendo loro che aveva da fare con i suoi genitori. Non mi piaceva molto mentire ai miei migliori amici, ma non mi andava di parlare sul perché non stavo con lei. Alla fine, non lo sapevo nemmeno io.
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Look in my eyes, what did you se? [COMPLETA]
FanfictionMi chiamo Justin, ho venticinque anni, sono canadese e mi sono innamorato di una ragazza che non vede con gli occhi, ma vede col cuore.