Una Selva e una Notte.

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"Io sono una selva e una notte di alberi scuri, ma chi non ha paura delle mie tenebre troverà anche pendii di rose sotto i miei cipressi."

(Friedrich Wilhelm Nietzsche)

Un'immensa foresta, nessun sentiero.

Per l'ennesima volta era costretta a fare i conti con la fitta vegetazione che impediva alla luce solare di raggiungere gli strati più bassi.
Sopra di lei, il sole. Di fronte a lei, il buio.
Il fiato aveva iniziato ad aumentare tanto che il cuore sembrava volesse uscirle dal petto.
Correva tra un albero e l'altro, il più delle volte inciampando nelle radici robuste del terreno umido.
Si voltò più volte indietro, spaventata dalla sensazione che qualcuno la stesse inseguendo.
Dopo qualche minuto le gambe non ressero più lo sforzo; si appoggiò alla corteccia di un abete e riprese fiato, guardandosi intorno nella speranza che qualcuno si facesse vivo.
Lasciò scivolare la schiena lentamente fino a ritrovarsi seduta a terra.
Era sola.

"Aiuto."

Un flebile sussurro squarciò l'aria gelida.
Il suo corpo tremava dalla testa ai piedi, ma non aveva via d'uscita.
Ancora una volta, era intrappolata in quel luogo sconosciuto.
Sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco.
Lo sentì.
L'ululato del lupo.
Era vicino.
Il suo corpo era bloccato e non ne voleva sapere di rispondere all'ordine che le imponeva il suo cervello in quel momento: "corri". Serrò gli occhi il più forte che poteva.
Dopo qualche istante, li riaprì.
Lo vide in lontananza.
L'animale era immobile, sopra un avvallamento di terra.
La scrutava in silenzio.
Lei fece lo stesso.
In quel momento, ogni cosa era paura.
Buio.

"Emma? Emma!" Un urlo acuto la fece sobbalzare dal bancone. Si stropicciò gli occhi stordita, guardandosi attorno.

"No dico. È questo il modo di ringraziarmi? Ti offro un lavoro nel mio vivaio di famiglia e tu ti addormenti mentre io ti racconto le mie avventure sessuali?"

"Denise". Emma sorrise all'amica accanto a lei che se ne stava a braccia conserte con un'espressione di disappunto. "Scusami, ma questa notte è stata terribile." Sospirò, ripensando al sogno di poco prima. "Non ho dormito. E comunque non c'è nessuno."

Chi compra i fiori al giorno d'oggi? Si chiese appoggiando una mano sotto al mento e lanciando un'occhiata di fronte a sé. Il vivaio era colmo delle specie più varie e colorate. Emma adorava ogni singolo fiore, e un po' le dispiaceva doverli vendere per qualche stupida festa di anniversario o di matrimonio. Ogni sera, prima di chiudere, andava a controllare le rose, le sue preferite. Bianche, gialle, rosse. Erano sempre intatte, vive più che mai. Più volte si era ritrovata ad invidiarle.

"Ancora quegli incubi?"

Emma annuì, spostandosi una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio mentre le sue dita giocherellavano con il registratore di cassa.

"Em, sono secoli che te li porti dietro. Non dormi e ti stressi. Bisogna fare qualcosa, tipo..." Denise si mordicchiò il labbro inferiore mostrando un'espressione concentrata. "Mia madre conosce una tizia che legge le carte. Magari lei può dirti cosa significano i tuoi sogni, o meglio, incubi. Che ne dici?"

"Ti prego, non mi dire che credi a..."

"Lo sai che io e l'esoterismo siamo una cosa sola. Un po' come te e il cinismo. Male che vada ci facciamo una risata... Alt. Niente obiezioni, ho deciso. Domani andiamo da lei."

Emma sospirò a pieni polmoni. D'altronde non doveva essere così terribile. Una persona completamente sconosciuta che alza un mazzo di carte e si inventa sciocchezze pur di rubarti dei soldi.
Le due amiche si salutarono e, finito il turno di lavoro, Emma si diresse verso casa. Fortunatamente, la città in cui abitavano non era affatto grande e bastavano pochi passi per spostarsi da un edificio all'altro. Il viale principale era lungo e molto largo, non accessibile alle auto. Sopra i marciapiedi c'era qualche foglia ingiallita che il vento staccava dai rami, creando talvolta scie danzanti nell'aria non ancora così fredda.

Velut LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora