Feelings

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L'unica cosa che nei giorni seguenti Louis aveva in mente era Harry. Harry era dappertutto: nei suoi sogni, nei suoi incubi, nei suoi pensieri.

Sembrava che tutte le cose brutte che prima di incontrarlo gli stavano accadendo, stessero evaporando. Vedeva tutto a colori, come se per tutto quel tempo avesse visto in bianco e nero. Naturalmente i due erano semplici amici, nulla di più, nulla di meno. Il loro era solo un profondo sentimento verso un proprio coetaneo con cui a differenza di altri si trovavano meglio. Erano amici appunto. Forse migliori amici, forse come fratelli, forse anche di più. Ma tutto iniziò da una semplice amicizia.

Oh diamine! Che ripetitività!

La verità, comunque, era che si volevano troppo bene per non sentirsi costantemente, sia di presenza, sia per telefono.

Fu nel momento in cui organizzarono un'uscita al parco - stavolta sarebbero stati soli però - per mangiare insieme e godersi un bel picnic, che le cose cambiarono radicalmente tra di loro. Eh si, era una mattina di sole, un miracolo, considerando il clima di Londra!
Harry aveva sin dal suo arrivo una strana espressione in volto; Louis la interpretò come un qualcosa di negativo, magari non aveva voglia di stare lì con lui, probabilmente aveva di meglio da fare, o probabilmente aveva altre persone con cui voler trascorrere la giornata.

Sciocchezze! Harry era solo estremamente felice, forse anche troppo per contenersi come stava facendo.

« Hey Haz, sai, nel caso in cui tu volessi andare via... nel caso in cui avessi di meglio da fare... non sei obbligato a stare qui con me ».

Povero ingenuo, Louis aveva pronunciato quelle parole con la certezza di un "abbandono" da parte dell'amico. In realtà Harry gli assicurò che in quel momento, non c'era luogo migliore nel quale volesse stare, ma sopratutto, non c'era persona migliore con la quale volesse trascorrere del tempo insieme.

Tra un sandwich e l'altro i ragazzi si erano finalmente rilassati, non erano più preoccupati ed erano certi di star passando una delle mattine più belle della loro vita. Pian piano si avvicinarono sempre di più; Harry si ritrovò con la testa sulle gambe del compagno, Louis invece ad accarezzare quei morbidi ricci di cui "Haz" era dotato.

In quei momenti sembrava che tutto era al posto giusto.

Con l'incertezza più totale di quello che a breve sarebbe successo, Harold propose a "Lou" di giocare un po'. È vero avevano entrambi diciassette anni, e quindi? Non è mai tardi per giocare, per divertirsi come dei bambini. Si cresce e le abitudini cambiano, le persone si vergognano persino di provare a rifare quello che in passato regolarmente facevano. "Che vergogna!" Pensano alcuni. No, la vera vergogna sta nell'abbandonare il bambino che è in noi per lasciare spazio all'adulto noioso e monotono nel quale col tempo ci trasformiamo. Ricordiamoci dell'età in cui non avevamo paura di sbagliare perché tanto qualcuno al posto nostro avrebbe risolto le cose, ricordiamoci di quando eravamo ingenui; all'uomo basterebbe ricordare questi momenti per non compiere azioni di cui potrebbe pentirsi, o di cui potrebbe anche non farlo.

E Louis prima di Harry si vergognava, ma per quel giorno avrebbe accontentato in tutto Haz.

Il gioco consisteva nel rotolarsi sull'erba, nulla di particolarmente difficile. Forse era un po' stupido, il ricciolino arrossì per questo. Si sentiva uno sciocco anche solo ad averlo pensato.

Lou però non ci pensò due volte a rassicurarlo, in un modo ancora insolito per lui, con un bacio in guancia. Il riccio in realtà arrossì ancora di più, il ragazzo dai capelli lisci lo trovava adorabile.

Stesi sul prato, Louis notò come gli occhi smeraldo di Harry facessero una bellissima accoppiata col verde dell'erba. Sorrise, non lo faceva spesso e il ragazzo al suo fianco pensò che avrebbe dovuto farlo sempre perché era molto bello, più del solito.

Cominciarono a rotolare come salsicciotti, erano ridicoli, tanto che scoppiarono a ridere di loro stessi! Bastò rotolare un'ultima volta per scontrarsi e ritrovarsi faccia a faccia. Si fissarono per attimi interminabili, i loro occhi sembravano essere stati fatti per guardarsi tra loro: perfezione.
In poco tempo Harry abbassò lo sguardo sulle labbra di Louis, le desiderava, anche se non capiva il perché.
Louis si sentiva parecchio strano, non aveva mai provato nulla del genere, sentiva caldo e anche il bisogno di saltare addosso all'amico, bizzarro.

A fare il primo passo fu Harold, alzò la testa con cautela e come se volesse proteggere il compagno gli mise le braccia ai lati della sua, posizionandosi sopra di lui. Il ragazzo dagli occhi blu era in iper ventilazione, come è bello con i raggi del sole che contornano il suo viso, pensò.

Nel frattempo Harry si abbassò fino a poggiare le labbra sulle sue, un semplice bacio a stampo che donò una miriade di sensazioni ad entrambi. Si sorridevano, erano solo all'inizio di quello di cui sarebbero stati protagonisti, eppure per loro era già tanto quel semplice contatto.

Forse non erano più solo amici.

Il filo del dolore  »  l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora