Era ormai passata una settimana da quando il cardinale Jeremy Duven era tornato a Roma ed aveva ripreso il suo posto presso il dicastero per le cause dei santi.
Era stata una settimana difficile e pesante, il jet leg non lo faceva dormire, e non dormendo la sua testa lavorava senza sosta, era stanco, era confuso e stava soffrendo come mai prima d'ora.
Se ne stava seduto nel suo elegante studio a cercare di concludere qualcosa, gli era capitato tra le mani il fascicolo della canonizzazione di Giovanni Paolo II, non sapeva neanche lui perché fosse lì, la sua mente tornò indietro di quasi 20 anni quando era stato ordinato prete nella basilica di San Pietro proprio da Giovanni Paolo II, non gli capitava spesso di pensare alla sua ordinazione.
Chiuse gli occhi e si rivide lì, steso su quel tappeto, riproduceva con il suo corpo la croce, in un gesto tanto semplice quanto significativo, si rivide giovane e felice, entusiasta di quel traguardo ormai raggiunto, si sentiva il cuore pieno di gioia e di amore verso Dio.
Si rivide in ginocchio davanti al vecchio Papa, rivide quegli occhi azzurri come il cielo che sembrava gli stessero frugando l'anima, risenti' il calore di quell'abbraccio che gli riservo' e risenti' quelle poche parole sussurrate al suo orecchio
" Dio non ti abbandona mai, ricordalo sempre".
Rivide il suo volto giovane sorridere a quello che sarebbe stato uno dei Papi più grandi della storia, un uomo che emanava luce, che emanava calore, un uomo che in qualche modo scaldava il cuore di chi aveva la fortuna di conoscerlo e incontrarlo da vicino, un uomo che uomo non era, in lui risplendeva la luce di Dio.Aprì gli occhi scosso da quei pensieri, da quegli occhi che sentiva ancora su di lui, pensò che gli sarebbe piaciuto conoscere meglio quell'uomo, quel santo ma purtroppo non ne aveva avuto l'occasione, si accese una sigaretta e guardò fuori dalla finestra, stava piovendo senza sosta da ormai due giorni, si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò alla finestra che dava sul Cortile di San Damaso, le macchine era parcheggiate e sembrava regnare una calma irreale, non c'era il solito movimento, d'altronde con quella pioggia nessuno poteva aver voglia di passeggiare, nessuno tranne lui.
Si tolse la talare e mise il cappotto, uscì dal suo ufficio percorrendo a passo veloce il corridoio che portava al portone del palazzo apostolico e uscì, senza ombrello, cominciò a camminare sotto la pioggia e si incammino' verso i giardini, passo sotto il passaggio coperto, strada obbligatoria per giungere alla sua meta, salutò i gendarmi e la guardia Svizzera che si mise sull'attenti, il passaggio coperto finì e tornò di nuovo sotto la pioggia, si sentiva, dopo tanto, tantissimo tempo in pace con il mondo, era come se la pioggia lavasse via il suo senso di colpa, cammino' in salita, passò davanti al governato, e ancora più su dove un gendarme lo salutò guardandolo in modo strano, continuò a camminare fino a ritrovarsi senza sapere neanche lui bene come davanti alla riproduzione della grotta di Lurdes, si inginocchio' sull'asfalto, allargò le braccia e guardò verso il cielo, sentiva la pioggia sul suo volto, i vestiti ormai completamente inzuppati ma non gli importava, sapeva di essere nel posto giusto per chiacchierare con Dio
"Signore eccomi, so che stai cercando di dirmi qualcosa ma io non riesco a capirti, non riesco a capire cosa vuoi di me, non riesco a capire cosa vuoi dirmi, sono qui Signore, aiutami a capire, aiutami a sentirmi meno solo, meno disperato, senza te non so stare.
Sono qui, davanti a te, davanti a questa grotta, davanti alla Vergine Maria, sono qui in ginocchio sotto quest'acqua a cercare di avvicinarmi di nuovo a te. Signore dove sei, Signore eccomi sono sempre io, sono solo Jeremy, mi hai chiamato a te tanti anni fa e io ti ho seguito, io ti ho servito, io mi sono affidato a te ed ora che ho bisogno dei te, tu non ci sei, tu mi hai abbandonato Signore, io ho perso la via e sto perdendo me stesso. Guardami, aiuta quest'anima sperduta, questo cuore dilaniato, quest'uomo allo stremo delle sue forze, non puoi abbandonarmi così, non devi abbandonarmi così!"Pregò Jeremy, pregò per un ora inginocchiato sull'asfalto sotto una pioggia incessante, pregò un Dio che non gli rispose, un Dio per lui ormai diventato inaccessibile e silente.
Pregò Jeremy fino a che non arrivò Don Marco il suo segretario particolare che lo coprì con un ombrello, e questo lo riscosse dalle sue preghiere-Eminenza venga o si prenderà un malanno
-Marco...che ci fai qui?
-Mi ha chiamato un gendarme che era di pattuglia, l'ha visto qui, inginocchiato sotto questa pioggia e mi ha avvisato...
-Marco a te Dio ti risponde?
-Cosa Eminenza?
-Quando preghi, quando chiedi aiuto a Dio lui ti risponde?
-Io non ho grosse richieste Eminenza...però sento che lui mi ascolta
-Allora Marco fammi un favore, quando pregherai stasera chiedi a Dio se si ricorda di me
-Eminenza...sta bene?
-No Marco...non sono mai stato così male...
-Venga Eminenza la porto a casa
Don Marco aiutò Jeremy ad alzarsi e lo sostenne nella strada verso il parcheggio, era preoccupato per quell'uomo, non l'aveva mai visto così, normalmente il cardinal Duven era uomo forte e positivo, un uomo che era la spalla di chi aveva bisogno, di chi era in crisi ed ora invece era lui ad avere bisogno di aiuto, era lui a cercare delle risposte e questa forse era la cosa che più lo sconvolgeva, il forte e sicuro cardinal Duven sembrava un uomo perso.
L'uomo non poteva non chiedersi cosa fosse successo negli States, perché qualcosa era successo, era partito un uomo felice ed era tornato l'ombra di se stesso, dimagrito, stanco, gli occhi spenti, era diventato improvvisamente un uomo silenzioso, lontano anni luce dal simpatico e chiacchierone cardinale che era partito due mesi prima.
Non riusciva a darsi una spiegazione, non riusciva a capire il motivo ed aveva paura di chiedere, una paura folle.Camminavano in silenzio, Jeremy a testa bassa, non una parola non un suono uscivano dalla sua bocca e Marco sapeva che non sarebbero uscite ancora per molto tempo.
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Destini
General FictionJeremy ed Ann sono solo due anime che tentano di tenere il ritmo della vita, ognuno a suo modo, e soprattutto ognuno nel suo mondo. Jeremy ed Ann sono cresciuti insieme, si conoscono da quando sono bambini, ma ad un tratto le loro vite si separano...