E come Efferatezza (Fantascienza)

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Un mese prima

Blake si mise subito a correre verso il parco in cui sapeva esserci la casetta sull'albero. 

Ma appena arrivò capì che qualcosa non quadrava. 

L'enorme quercia su cui era stata costruita la casetta sembrava stesse appassendo, morendo. 

Blake, rimase scosso e sperò non fosse un segno funesto.

Iniziò a salire le scalette che ora erano marce e cadevano a pezzi. Anche dentro il legno sembrava infestato da termiti che stavano divorando corteccia dopo corteccia, distruggendo tutta la casetta. 

Blake, alzò il volto e mentre guardava il cielo si accorse che vi erano nove stelle più luminose delle altre. 

Provò a sovrapporre il foglio alle stelle vere, ma non c'era abbastanza trasparenza e non riusciva a far combaciare le stelle al disegno. 

Nel frattempo anche il signor White era sopraggiunto e intuendo cosa volesse fare il ragazzo, frugò nelle tasche in cerca di qualcosa di appuntito. Trovò un punteruolo che usava per fare i buchi ai cinturini degli orologi. Lo passò al ragazzo che ringraziò e si mise subito all'opera a bucare il foglio in prossimità delle stelline disegnate.

Blake riportò il foglietto davanti agli occhi e cerco di posizionarlo in modo da far collocare ogni stella ai forellini che aveva appena fatto. 

«Signor White ci siamo. Le stelle rappresentano i puntini e insieme a questi trattini penso proprio che siano un messaggio in lingua morse.»

Il signor White rimase piacevolmente sorpreso. Aveva educato molto bene questo ragazzo.

Riscrissero tutti i trattini e i puntini in ordine e una volta tornati a casa si misero a tradurre. 

Non impiegarono tanto tempo, ma quando scoprirono cosa vi era scritto rimasero perplessi. 

Il messaggio diceva FUTURO.

Cosa c'entrava il futuro? Forse Phoebe era finita lì? E se sì come aveva fatto ad arrivarci? Inoltre in quale luogo si trovava? E perché era andata avanti nel tempo e non indietro per nascondersi? Ma soprattutto ci era riuscita o si era persa per sempre nello Spazio-Tempo?

Erano tutte domande che affollavano la mente di Blake, che non riusciva a capacitarsi di come fosse possibile per una mortale viaggiare da sola nell'iperspazio.

Il signor White era già pronto ad affrontare un nuovo viaggio attraverso l'orologio quando Blake si accorse che era così sovrappensiero che non lo aveva afferrato per il braccio come le volte precedenti. Ma ormai era troppo tardi. Chiuse gli occhi ed entrò anche lui.

La sensazione che gli mancasse la terra sotto i piedi ormai era diventata famigliare, mentre il gelo era sempre più insopportabile. 

Una volta ritrovata la sensibilità ai piedi e percepito d'essere su una base solida aprì gli occhi di scatto e il panorama che gli si presentò davanti lo destabilizzò all'istante. 

Si era materializzato su una collina fuori città. La riconosceva era quella della sua cittadina. 

Ma era solo.
Il signor White non era da nessuna parte.
Qualcosa era andato storto.

In lontananza vedeva grossi macchinari che in seguito riconobbe essere dei veicoli che fluttuavano su strade sopraelevate rispetto a dove stava camminando mentre si avvicinava al centro, con la speranza di ritrovare il mago.

Una volta dentro rimase stupito dai colori che lo circondavano: era tutto nero e grigio metallizzato. Non vi erano altre tonalità o sfumature. Le persone indossavano i medesimi abiti che parevano delle tute da sommozzatore senza il boccaglio e le bombole d'ossigeno. Per il resto erano provvisti sia di cuffie, che ricoprivano le teste di tutti, sia di pinne. 

Il volto del male - Concorso Twisted Tales WIAItalia Summer 2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora