Capitolo 1

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Era un giorno come tanti, mi alzai al suono della mia sveglia ed andai a fare colazione, il silenzio mi perseguitava ogni mattina da quando lui non c'era più.
Decisi che anche oggi, come tutti i giorni in cui non mi andava, avrei marinato la scuola. Poi pensai allo psicologo che la scuola  mi avrebbe dato per seguire il mio caso se non fossi andata, a scuola erano tutti convinti che stessi architettando il suicidio, ma così non era, o almeno penso, riflettei sui motivi che mi spingevano ad non andarci e subito mi venne in mente il più logico: non volevo essere additata come 'la pazza del villaggio', ma neanche come la ragazza distrutta dalla morte di una persona cara. Per cui mi feci forza e decisi di andare. Come pensavo quando passai tutti smisero di parlare e si voltarono a guardarmi e ad additarmi, ad un certo punto esplosi e urlai "NON AVETE NIENTE DI MEGLIO DA FARE?!?" Dopo il mio scatto d'ira tornò a regnare il silenzio e dopo qualche minuto il solito chiacchericcio di corridoio.
Arrivai davanti al mio armadietto lo aprii e ritrovai tutte le mie cose, era tutto identico ad una settimana fa con la sola differenza che io ero cambiata sia dentro che fuori, non ero più la ragazza più carina della scuola, non ero più la simpatica e solare Mary ero cambiata, ormai non mi riconoscevo più nemmeno da sola. Suonò la campanella e fui costretta a recarmi in classe per assistere all'insensata lezione di storia, perchè studiare quella materia se erano tutti morti? Mi ponevo la stessa domanda da troppo tempo e non riuscivo ancora a darmi una risposta.
Arrivata in classe andai a sedermi all'ultimo banco a sinistra, da lì i professori non mi potevano vedere ed è per questo motivo che è il posto più conteso dell'aula, ma bastò che mi avvicinassi ed un'occhiataccia per far alzare Viki dal posto da me prescelto.
Nessuno occupò il posto accanto. Meglio, non volevo avere un rompiballe affianco per tutta la lezione già scocciante di suo. La professoressa entrò in classe con il suo solito sorriso finto, che nessuno pareva notare esclusa me. Iniziò a spiegare ed io provai a seguire ma dopo due minuti provai addirittura più interesse per il muro che per la professoressa che parlava a manetta.
Appena stavo per addormentarmi qualcuno bussò alla porta insistentemente, come se fosse spazientito da qualcosa, la professoressa mormorò qualcosa di incomprensibile sul fatto di essere stata interrotta in così malo modo e sussurò "Avanti" la porta si spalancò ed entrò un ragazzo, era decisamente più alto di me, capelli ricci e neri un pò arruffati, due occhi verdi come smeraldi, respirava a fatica, sicuramente aveva fatto una corsa per arrivare in orario ma non ce l'aveva fatta. La professoressa disse con tono rigido "Tu devi essere il nuovo alunno..." poi pensò a come continuare e disse "Prego si sieda accanto alla signorina Jonson, in fondo all'aula" io balzai sulla sedia, perchè proprio accanto a me? Poi la vecchia megera continuò "essendo il suo primo giorno non scriverò una nota disciplinare, ma se questo ritardo diventerà un'abitudine sarò costretta a prendere provvedimenti" lui annuì e si affrettò a sedersi accanto a me. E appena la professoressa si fu voltata verso la lavagna si girò verso di me e disse" Ciao, io sono Cameron, per gli amici Cam, tu chi sei?" Io mi voltai verso di lui e dissi" le uniche regole da seguire quando si è con me sono: 1 Non parlarmi, 2 Non toccarmi, 3 Non guardarmi. Chiaro?" Lui annuì chiaramente dispiaciuto e tornò a seguire la lezione.

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