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Erano trascorsi quasi tre mesi e l'esistenza di Ken aveva preso una piega che mai si sarebbe aspettato. Aveva come rimosso tutti gli avvertimenti e i consigli ricevuti dagli altri shinigami ed era sceso di continuo sulla Terra: prima due volte alla settimana, poi un giorno in più, poi quasi sempre. Il tempo che avrebbe dovuto dedicare al suo lavoro era stato speso passeggiando tra le vivaci stradine di un villaggio su cui splendeva sempre il sole, e con la compagnia di un ragazzo dagli occhi caldi e la voce tonante.
Il vuoto che covava dentro da un'eternità era svanito, sostituito da una curiosità crescente di apprendere sempre di più dal mondo umano. Provava ancora un certo disagio a contatto con l'altra specie, ma a tratti gli pareva di aver superato un confine; quello che gli impediva di assaporare a pieno la vita mentre leggeva i suoi libri. Non si sentiva parte di quell'ambiente –quello possibilmente non sarebbe mai accaduto –, ma era riuscito a rimpiazzare la noia che lo perseguitava con molteplici colori.
Non aveva interagito con altre persone all'infuori di Hideyoshi né ne aveva sentito il bisogno. Stare con lui gli bastava e, anzi, forse nessun altro sarebbe stato capace di farlo sentire tanto a suo agio. Del resto, non doveva essere da tutti amicarsi uno shinigami.
Ken sedeva sul bordo della fontana. Era diventato il loro punto d'incontro quella piazza. Attendeva Hideyoshi da qualche minuto ormai, ma non dubitava che questi sarebbe presto arrivato. Non si erano visti per qualche giorno a causa del lavoro del biondo (che si era pure premurato di avvertirlo che non ci sarebbe stato) e secondo quel che gli era stato riferito l'esercito sarebbe tornato proprio quel giorno.
Udì il suono delle trombe della prima volta – non aveva mai scoperto da dove provenisse – e si voltò con occhi inquieti verso una delle gradinate a cui si accedeva alla piazza. Passò qualche secondo prima che i rintocchi del metallo, dallo stridore crescente, toccassero le sue orecchie. Ancora una volta tutta la gente in piazza si riunì in un grande gruppo in attesa della venuta dei cavalieri. Ken visse di nuovo il primo giorno in cui era sceso sulla Terra della quinta generazione, rimembrò quanto si fosse trovato confuso e sconcertato in quel momento, e si accorse di come invece adesso comprendesse l'entusiasmo e il fervore delle persone che lo circondavano.
I soldati fecero la loro solita sfilata, fermandosi davanti alla nicchia del municipio in cui era custodita la statua della dea protettrice del villaggio; poi ruppero le righe.
Ken prese a muovere freneticamente i piedi e a guardarsi intorno. Un pianto squarciò l'aria – qualcuno doveva aver perso una persona cara. Per un attimo l'ansia gli formò un groppo alla gola, plasmando l'idea che Hide avesse perito in campo di battaglia. Poi si ricordò di conoscere la durata vitale dell'umano e che quindi, teoricamente, non era ancora giunta la sua ora.
« Ehi. » Si voltò verso il ragazzo che portava l'elmetto dell'armatura sotto braccio. « Mi aspettavi? » fece Hideyoshi con aria compiaciuta. Ken sorrise.Trascorsero l'intera giornata assieme e l'imbrunire giunse prima del previsto. Per lo più chiacchierarono passeggiando – o meglio, Hide parlava e Ken si limitava nella maggior parte dei casi ad ascoltare e annuire (il loro rapporto si basava su quello). Il soldato gli raccontò che temeva che quelle piccole battaglie per difendere i confini della città si sarebbero presto tramutate in una sanguinolenta guerra, e di come uno dei loro compagni fosse stato trovato morto senza che nessuno si fosse accorto di nulla.
« Dubito che se la giocheranno con l'astuzia » aveva sussurrato Hide assorto. « Useranno i loro soliti metodi barbari e brutali, e sento davvero che il peggio sta per arrivare. »
Ken non disse nulla in particolare, ma in cuor suo sperò che il "peggio" non coincidesse con la data scritta sopra la testa di Hideyoshi.
Dopo l'immensa camminata giunsero di nuovo nella piazza, come se la giornata fosse stata nient’altro che un enorme girotondo. Si sedettero sul monumento e l'umano sospirò per la stanchezza.
« Forse avresti dovuto rifiutare la mia proposta di fare una passeggiata » disse Ken. « Sei fuori città da giorni e non hai avuto modo di riposarti. »
Hide gli rivolse uno sguardo offeso. « Mi hai preso per un vecchietto? »
« A dire il vero » sorrise Ken, « sei stato proprio tu a dirmi d'esser vecchio ormai, durante uno dei nostri primi incontri. »
L'altro rimase senza risposta per qualche secondo, boccheggiando. « Va beh » sospirò infine. « Dettagli. »
Stettero per qualche secondo in silenzio e poi, come avveniva quasi sempre, Hide ruppe la quiete nel modo più brusco possibile scattando in piedi e iniziando ad urlare.
« Ehi! » ripeté, in direzione di un uomo che camminava indisturbato per la piazza. Lo sconosciuto parve accorgersi della presenza del biondino e a quel puntò si avvicinò a loro.
« È necessario urlare? » sbottò appena arrivato in direzione del ragazzo, lanciando una fugace occhiata a Ken.
« Se non mi senti sì. »
« Stupidaggini, è nella tua natura urlare. »
« Beh, forse. »
L'uomo che stava dialogando con Hideyoshi era molto più alto di lui. Aveva le spalle ampie e il contorno dei muscoli ben marcati si intravedeva attraverso il tessuto della maglietta leggera. I capelli erano neri e lucidi, gli occhi su un tono del verde, le sopracciglia perennemente corrugate e i lineamenti duri. A vista si poteva affermare che fosse un soldato (cosa che invece veniva più difficile da fare vedendo Hide per la prima volta).
« Ken, lui è Amon! È un mio collega. »
Ken fu colto di sorpresa e borbottò un "piacere" balbettante – perché è quel che si dice conoscendo una persona, giusto?
« Amon, lui è Ken! È nuovo in città, non conosce nessuno a parte me, si può dire. Mi raccomando trattamelo bene. »
Amon non proferì parola, fece un semplice cenno del capo, scrutando l'esile shinigami con aria sospetta.
« Mai visto prima » constatò infine. « Da dove viene? »
« Viveva in un villaggio contiguo. »
« Sì, ma quale? »
Hide sconosceva la risposta e la cercò sulle labbra di Ken (che naturalmente non ce l'aveva). Parve notare il panico nei suoi occhi e rispose: « Che importa? Tanto sono tutti nostri alleati quelli accanto ».
Amon inarcò un sopracciglio non convinto.
« Comunque Amon, fammi indovinare. » Hide gli si avvicinò di qualche passo con aria ammiccante. « Stai forse andando dalla tua bella? »
Il più alto alzò gli occhi al cielo. Aveva l'aria di qualcuno che sperava che quella domanda non arrivasse mai.
« Ti ho già detto che non c'è niente tra me e lei. »
« Suvvia Amon, sono certo che dietro quello sguardo di pietra che hai si nasconde un cuore! E poi perché mai negare? Okay, sì, suo padre è fuori di testa e abbiamo modo di notarlo ogni volta che lo mandano in spedizione con noi, ma lei sembra apposto. »
« Suo padre è un ottimo comandante » sbottò Amon, stufato. « E ora devo andare. Ci vediamo. » Salutò con un cenno della mano e sparì nella crescente oscurità.
« E va bene » fece Hide arrendevole allungando le vocali.
Ken era rimasto in silenzio a osservare la scena. Non credeva che comunicare con un altro essere umano lo potesse mettere così a disagio. Hide si voltò verso di lui sorridente.
« Non temere per i suoi modi bruschi, Amon è un bravo ragazzo. Nel caso non mi vedessi nei paraggi o avessi bisogno di qualcosa potrai sempre chiedere a lui » lo informò con voce rassicurante. Ken sperava di non dover mai incrociare di nuovo quello sguardo serio, né tantomeno di doversi mai rivolgere a qualcuno che non fosse Hide.
« Va bene » disse però.
Hide gli si avvicinò e posò una mano sulla sua guancia per qualche secondo, facendolo prima sussultare e poi immobilizzare per la sorpresa. Poi la mise a pugno su un fianco assumendo uu'espressione meditabonda.
« Mh » sospirò pensoso. « Sta calando la sera e inizia a far freddo. E tu, soprattutto, sei più congelato del solito » appurò.
« Forse... potresti venire a casa mia; ho un camino. Che ne dici, ti va? »
« Dove? » chiese istintivamente Ken. Non sapeva perché, ma gli sembrava strano essere invitato a casa di Hide. Forse era dovuto all'idea che avevano delle abitazioni gli shinigami: quelle che c'erano nel loro mondo servivano solo per avere privacy e solitudine, e nessuno di loro sarebbe mai entrato in una casa non sua.
« A casa mia. Che c'è? Perché quella faccia sconvolta? »
Ken si mise in piedi e fece qualche passo indietro, poi fece no con la testa.
« E dai, mica ti mangio per cena. »
« Non ho paura che tu mi possa mangiare » ribatté.
« Mh... Forse sembro troppo invadente? »
Ken rise, rimembrando tutte le domande intime che gli aveva fatto Hide sulla sua falsa vita. Non seppe dove gli venne il coraggio per le parole seguenti. « Tu, invadente? » lo schernì. « Da quando in qua? » Quella era una sfacciataggine che non gli apparteneva e gli fece arrossare un po' le gote.
« Ehi! » si lamentò Hide, fintamente offeso. « Va bene, okay, forse lo sono un po', ma non vorrei che fosse così. Cioè... sto solo provando a stringere amicizia con te. » A quella parola Ken sbarrò gli occhi. Aveva letto spesso dell'amicizia, aveva immaginato di averla instaurata con shinigami come Touka o Arima, ma non ne aveva mai conosciuto le sfumature di significato realmente.
« In genere mi riesce dannatamente bene farmi amici, ma tu... Stai resistendo davvero bene, cavolo! »
Quel dialogo gli dava l'idea d'esser dentro uno dei libri che tanto amava. La cosa lo emozionò e senza riuscire ad evitarselo sorrise con tristezza.
« Non so quante probabilità tu abbia di fare amicizia con me » rivelò a malincuore.
« Credi davvero che mi possa arrendere? » Ken trovò quella domanda esagerata, tipico di Hide. « Io non mi arrendo mai. »
Avrebbe voluto mettergli davanti agli occhi tutti i validi motivi per cui la loro amicizia non avrebbe mai potuto funzionare, ma mormorò solo un "capisco" stringendosi nelle spalle per chiudere il discorso. Hide parve deluso da quella mera reazione, ma non si fece scoraggiare.
« E quindi? Vieni con me? Casa mia è vicina, potrai scaldarti e stare tranquillo. Sappi che non accetto no come risposta. »
Ken rise e constatando che aveva deciso già tutto Hideyoshi non gli restò che seguirlo.
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тнroυgн тιмe ∞ [[ нιdeĸane ]]
Fanfiction- [[ нιdeĸane ]] [[ AU ; croѕѕover / parzιalмenтe ιѕpιraтa a deaтн noтe ]] Ken è uno shinigami che si è stancato del suo lavoro. Non sopporta più l'apatia, il buio e la mancanza di emozioni che la sua routine comporta. Istaurando un'amicizia proibi...