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Il loro mondo era monotono non solo per come funzionava, ma anche per il suo aspetto. Non era altro che un'enorme distesa di sabbia grigia, con rocce e crateri qua e là sul terreno. Uniformità interrotta di tanto in tanto dalle abitazioni degli shinigami, tutte uguali e distanti l'una dall'altra parecchi chilometri, in modo che ognuno potesse godersi la propria solitudine indisturbato.
Era un mondo anche piuttosto piccolo, il numero degli shinigami non avrebbe mai potuto eguagliare quello degli umani. Era un pianeta per lo più vuoto.
Touka non poteva aver fatto molta strada, in genere gli shinigami preferivano restare in zona vicino alla propria abitazione. E Ken non si sbagliava, la trovò quasi subito: era seduta davanti a uno di quei portali che mostrava quel che accadeva sulla terra, aveva le ginocchia al petto e le braccia incrociate, lo sguardo poco interessato per quel che aveva dinnanzi.
« Ehi. » La shinigami sussultò, colta di sorpresa. Ken le si sedette vicino, elargendole un sorriso gentile. Touka non si voltò verso di lui, voleva che la sua rabbia trapelasse.
« Ehi » ripeté Ken.
Touka sospirò. « Che vuoi? »
« Senti » esordì lo shinigami, cercando lo sguardo della collega « mi dispiace per prima. »
Touka esitò un po' prima di incrociare gli occhi dell'altro - o meglio, l'unico occhio, dato che Ken indossava sempre una benda su quello destro.
« Lo sai bene che non dovresti dire cose del genere » lo riprese, « non so che farmene delle tue scuse. Non so se stessi mentendo o no e, onestamente, credo che sia meglio per tutti non saperlo... Solo... Non cacciarti nei guai, okay? »
Annuì poco convinto, lei se ne accorse.
« Non vorrai mica fare la fine di Shuu... Almeno spero. »
Ken sussultò. Shuu era uno shinigami che si era invaghito degli umani e che per questo era stato punito a dovere. Aveva cominciato ad assentarsi al lavoro per trascorrere il tempo sulla Terra e in ben poco tempo gli shinigami maggiori se ne erano accorti e avevano informato il re Arima sulla situazione. Quest'ultimo aveva mandato Shuu sotto processo, dandogli l'opportunità di difendersi, ma per il filantropo non c'era stata salvezza. Nell'esprimersi a parole le sue frasi erano arzigogolate, ricche di fronzoli e con termini assurdi. Gesticolava, plateale, con un entusiasmo inconcepibile: era diventato folle.
Ormai anche questa memoria per Ken era quasi svanita, ma riusciva ancora a ricordarsi di Shuu che per convincere della sua innocenza narrava di arte, dipinti, teatro, poesia e anche di libri.
Essendo che gli shinigami ottengono gli anni di vita dagli umani che uccidono, non c'è modo di uccidere un dio della morte se non che sottraendogli per sempre il proprio death note. E questa era stata la condanna per Shuu.
Per un certo periodo era andato in giro cercando di inculcare le sue idee anche agli altri, ma veniva evitato come se potesse contagiare con qualche grave malattia. Ormai da circa qualche secolo non si era più visto in giro: forse si era rinchiuso nella propria abitazione (dalla quale tutti giravano alla larga) o forse era morto. La verità era che a nessuno interessava davvero la sua sorte, Shuu serviva solo come esempio di quel a cui potevano andare incontro in base alle scelte sbagliate.
« Ken? Rispondi! »
L'interpellato sobbalzò.
« Ah, scusa... Stavo pensando... »
Touka inarcò un sopracciglio, poi sospirò.
« Non voglio che ti finisca così, okay? Lo sai bene che tempo fa hai avuto comportamenti sospetti. Ora le acque si sono calmate... Non le agitare di nuovo. »
Ken ripensò a Shuu e a come forse avrebbe davvero dovuto tenersi alla larga dal mondo degli umani.
« Non accadrà » affermò, quasi convinto « non mi finirà come lui. »
Si mise in piedi e spolverò via dalle gambe la sabbia che gli era finita addosso.
« Penso che andrò a dare un'occhiata più da vicino ai nuovi abitanti della Terra. Vieni con me? »
Touka accennò un sorriso. « D'accordo » acconsentì, « ma solo per tenerti d'occhio. »
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тнroυgн тιмe ∞ [[ нιdeĸane ]]
Fanfiction- [[ нιdeĸane ]] [[ AU ; croѕѕover / parzιalмenтe ιѕpιraтa a deaтн noтe ]] Ken è uno shinigami che si è stancato del suo lavoro. Non sopporta più l'apatia, il buio e la mancanza di emozioni che la sua routine comporta. Istaurando un'amicizia proibi...