Silenzio, ciò che infrangeva con i suoi veloci passi. Oscurità, ciò che si stagliava oscura e arcigna fra lei e il suo cammino. Paura, ciò che le attanagliava il cuore e le serrava la gola in un pianto a stento trattenuto. Sheila correva a perdifiato per Aururum , pregando con tutte le sue forze di essere ancora in tempo. Scavalcando una radice, la bambina riconobbe finalmente la famiglia di querce scarlatte vicino casa e un lampo di gioia le scaldò il cuore. Rise felice e accelerò di nuovo, posando i piedi con velocità e sicurezza rituali sopra le zolle di terra che aveva imparato a conoscere negli anni. Offuscata dalla gioia però, non notò una nuova radice che, scoperta da una recente frana causata dalle abbondanti piogge degli ultimi giorni, la fece cadere faccia a terra. I suoi occhi vennero punti da alcune lacrime, ma la piccola ignorò il dolore e si rialzò, notando che la sua sacca si era aperta. Attanagliata dall'angoscia si mise a frugare alla ricerca della medicina che era riuscita a comprare per il fratello e si accorse che le era caduta. Disperata si guardò intorno alla sua ricerca.
Non poteva permettersi di perdere una cosa tanto importante, non in quel momento. Sheila cercò ovunque e proprio quando sembrava essersi lasciata completamente sopraffare dallo sconforto, notò la piccola scatoletta sul bordo della discesa che aveva a tutti i costi cercato di evitare. I suoi genitori le avevano sempre detto di stare lontana quella parte di bosco, lì sotto vivevano gli spiriti più pericolosi della loro terra e se lei e il fratello vi ci fossero recati, delle temibili creature li avrebbero portati via. Imprecando, la bambina si avvicinò guardinga alla discesa stando bene attenta a dove poggiasse i piedi. Facendo velocemente due calcoli, si sdraiò per terra e allungò il braccio, arrivando solo a sfiorare la scatolina. Inveendo per una seconda volta, si sporse ancora di più, ma la toccò inavvertitamente, facendola cadere.
«NO!»
Sheila scattò in avanti e prese al volo la medicina, proprio prima che cadesse irrimediabilmente di sotto. Mettendosi a ridere, tirò un sospiro di sollievo e fece per rialzarsi, ma la debole terra le franò sotto i piedi, facendola scivolare di sotto. Presa dal panico afferrò ancor più saldamente la sua sacca, che andò ad impigliarsi in una radice. Appoggiando i piedi sulla parete della discesa, la bambina provò ad arrampicarsi, ma tutte le volte che i suoi piedi sembravano aver trovato il giusto appoggiò, questi finivano inevitabilmente per scivolare. Sentendo il rumore di qualcosa che si stava lacerando, spostò lo sguardo sul manico della borsa e notò che esso si stava rompendo.La bambina, provò disperatamente a risalire, ma proprio quando sembrava aver finalmente trovato la giusta posizione, la sacca si ruppe e lei cadde. Sheila rotolò rovinosamente per alcuni metri, cercando disperatamente di aggrapparsi a qualcosa senza riuscirci e durante la breve caduta batté la tempia contro un ramo, perdendo i sensi.
Quando finalmente si riprese, sentì sulle sue membra indolenzite il battere dell'ennesimo sfrontato acquazzone, che l'aveva inzuppata dalla testa ai piedi. La bambina si tastò il corpo con cautela, scoprendo che gli unici regali che la caduta le aveva lasciato erano due lacerazioni: una sulla tempia, dove aveva battuto la testa e una al fianco, che le aveva strappato la maglia di lana e dalla quale stava uscendo del sangue che le stava imbrattando pigramente i vestiti. Ricordandosi della medicina per il fratello, toccò alla cieca il terreno intorno a lei, trovando la piccola scatola, che era fortunatamente caduta solo a qualche metro da lei.
Alzandosi con prudenza, Sheila lasciò vagare i curiosi occhi, che saltavano qua e là indiscreti ma guardinghi. La terra dei mostri, come la chiamavano lei e il fratello, era molto diversa da come i due l'avevano sempre immaginata: intorno a lei c'erano le solite querce scarlatte, alte e maestose la cui chioma sempre rossa e frastagliata dava alla foresta il suo carattere cremisi, i soliti aceri, che producevano lo stesso familiare dolce profumo che le ricordava le frittelle della madre di cui era ghiotta, e i soliti castagni, sotto i quali lei e il padre raccoglievano le castagne in autunno. Si voltò, cercando di trovare una via che l'avrebbe riportata sulla strada sicura e si ritrovò ad osservare una piccola fiammella.
Gridando, la bambina fece alcuni passi indietro cercando di allontanarsi dallo spirito del fuoco, ma questo la seguì, girandole intorno curiosa. Cercò qualcosa intorno a lei con la quale difendersi e notò un tozzo e robusto ramo, che si affrettò a cogliere e a sventolare dinanzi a lei. Dalla fiammella comparì una piccola e delicata figura umanoide alata, una fata, le cui ali a forma di piuma di fenice la portarono accanto alla piccola.
«Non volevo entrare nella tua terra, sono solo caduta!»
La fatina le sorrise e prese delicatamente fra le mani una delle sue paffute dita, tirandogliela come per invitarla a seguirla. Col cuore imprigionato tra paura e incertezza, da prima Sheila non mosse passo, troppo impaurita per obbedirle ma poi, osservando gli occhi gentili della fata, prese coraggio e si lasciò guidare.Lo spirito del fuoco la guidò attraverso i cespugli di biancospino e mirto sino a condurla in una piccola radura, al cui centro si trovava un laghetto illuminato da un'innaturale luce color giada che sembrava fuoriuscire direttamente dalle sue profondità. La chioma delle querce intorno al lago erano illuminate da altri spiritelli del fuoco, che facevano risaltare le già incantevoli foglie scarlatte di una luce nuova. Da quando era entrata nella radura, non una singola goccia pioggia le aveva sfiorato l'acerbo viso, bloccata dalla fitta chioma degli alberi e dal calore prodotto dalle fate. Meravigliata, la sua paura evaporò e Sheila avanzò come rapita verso il lago, inginocchiandosi accanto ad esso e provando a guardare attraverso il suo specchio limpido. Sfiorandone la superficie, la bambina si stupì nel notare che la luce giadata del lago si fece più forte.
«Non sapevo avessimo un'ospite.»
Il suo cuore mancò un battito e la bambina si voltò di scatto impaurita. Un nobile cervo dal gentile manto d'argento stava camminando a passo lento e misurato verso di lei. Sulle sue grandi e intricate corna d'avorio si andarono a posare alcune delle fatine che illuminavano le fronde degli alberi, facendo brillare il suo pelo candido. L'aspetto regale la intimorì enormemente e, andando nel panico, ripeté contrita ciò che aveva detto in precedenza alla fata del fuoco. Stropicciandosi le mani dall'ansia, attendeva la risposta del cervo, che inaspettatamente le sorrise.
«È da tempo che l'aspettavamo Guardiana, è un piacere averla qui.»
Sheila indietreggiò intimorita.
«Perché mi chiamate Guardiana?»
Notando lo smarrimento negli occhi della piccola, il cervo le sorrise nuovamente e si mise a sedere, invitandola con un gesto del capo di avvicinarsi.«Non abbiate paura, non ho intenzione di farvi del male. Voi siete colei che ci proteggerà dall'oscurità che presto inghiottirà queste terre. Se siete qui, non è un caso, è stato lui a farvi giungere qui.»
La medicina nella sua tasca gravava instancabilmente e Sheila ci passò sopra le dita mordendosi un labbro.
«Vorrei...» cominciò titubante. «Vorrei rimanere qui con voi, ma devo tornare a casa! Mio fratello è molto malato e devo...»
«Sappiamo che siete di fretta e non temete, grazie alla stella caduta, non perderete neanche un minuto stando qui con noi. Lui mi ha affidato il compito di avvertirla e debbo farlo prima che sia troppo tardi.»
«Cosa devi dirmi?»«Arriverà il giorno in cui l'affamato rettile alato inghiottirà senza remore l'innocente rosa rosata, per poi spostare le sue fauci sul resto del giardino, desideroso di colmare il suo stomaco infinito. Sarà allora, che la Guardiana sorgerà dalle scarlatte terre e, presa la sua lucente guida, partirà per consigliare il viandante, che offuscato dalle fiamme del drago cercherà vendetta. Se il viandante non riuscirà a raggiungere il nido del non-drago prima che la stella del nord perda il suo splendore, per noi non ci sarà futuro.»
«Che cosa significa?»
Prima che potesse ricevere una risposta, la luce verde del lago si fece più intensa e Sheila dovette chiudere gli occhi. Quando li riaprì, si ritrovò di fronte la porta di casa.
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Astromeria
Fantasy"Ombre nere si avvicinano veloci sopra di noi, quando l'erede al trono scomparirà e la stella del nord perderà il suo splendore, dovrete correre da colui che desidera esser re e fermare l'oscurità che si cela nel suo castello." Questa era la profezi...