Era ora di tornare a casa, ma nessuno dei due voleva farlo. Il cielo aveva appena assunto quella sfumatura rossastra che tanto fa sognare gli artisti e il sole stava velocemente raggiungendo il suo soffice letto per andare a coricarsi dopo una lunga giornata passata ad illuminare gli uomini e i loro lavori. Il rosso del cielo era limpido e profondo e chiunque lo avesse intravisto, avrebbe messo da parte qualunque cosa stesse facendo in quel momento per osservarlo incantato.
L'erba imbrunita della vallata si muoveva piano avanti e indietro, spinta da una leggera brezza che offriva ristoro alle loro membra stanche. Se si stava in silenzio era possibile ascoltare il leggero fruscio delle foglie degli alberi che danzavano sospinte dal vento. Era ora di tornare a casa, ma nessuno dei due voleva farlo. Una lacrima di sudore le si formò sulla fronte, in mezzo ad una delle sue bianche ciocche ribelli e scese pian piano sulla sua candida pelle color d'avorio, fino ad arrivare alla mascella delicata, dove la ragazza l'asciugò col dorso della mano. I suoi occhi neri come le ali di un corvo osservavano come falchi i movimenti del padre, che presto avrebbe fatto calare un fendente sulla sua testa.
Fulminee, le possenti braccia dell'uomo si alzarono come per sferrarle un fendente, ma proprio all'ultimo momento ruotarono di novanta gradi e andarono per un mezzano, un colpo dritto alla spalla della ragazza. Sheila fece un passo indietro e, ruotando leggermente il busto e spostando la spada di legno di lato, parò il colpo per poi contrattaccare con un affondo che, prendendolo di sorpresa, andò a toccare la carotide sinistra del padre.
«E con questo, sei morto.»
L'uomo emise degli indistinti versi gutturali e si lasciò cadere a terra, ripentendo più volte alla figlia di salutargli per un'ultima volte la madre Ainwen. La ragazza alzò gli occhi al cielo e allungò una mano verso Cassius che l'accettò subito.
«Un ultimo ingaggio e poi andiamo?» chiese speranzosa.
Il padre sbuffò e si passò una mano fra i corti capelli brizzolati.
«Tua madre ci uccide per davvero questa volta se tardiamo oltre, e sono sicuro che avrà già mandato Noah a chiamarci.»
E proprio mentre pronunciava quelle parole, i due si sentirono chiamare dalla familiare voce di Noah, che da in cima alla collina dietro di loro li invitava ad affrettarsi per tornare a casa. I due sospirarono e raccolsero le loro spade di allenamento, che avevano lasciato cadere per terra dopo l'ultimo scontro. Cassius sfiorò la spalla della figlia e si mise a correre davanti a lei.
«Chi arriva per ultimo lava Long!» esclamò ridendo come un bambino.
Sheila sbiancò e prese a correre anche lei su per la piccola collina, posando veloce i piedi sulle familiari e fide zolle che aveva imparato a conoscere nei diciotto anni della sua vita.Con un balzo evitò la terra smossa dalle piogge della settimana prima e saltò sull'erba morbida, portandosi in vantaggio. Nonostante avessero appena finito un allenamento di scherma, i due avevano ancora una montagna di energia da bruciare e la spesero tutta a districarsi fra il dedalo di radici, rami e rovi della foresta dietro casa. Il sole era ormai quasi del tutto calato e già si potevano intravedere fra i cespugli le prime lucciole, che avevano iniziato la loro danza sulle note delle melodiche voci dei grilli, che quella notte sembravano più vispi che mai. Sheila riconobbe la vecchia quercia rossa vicino al dirupo dei mostri e si affrettò per il sentiero che correva affianco al vecchio e alto legno, che sapeva essere il più corto per arrivare a casa.
Suo padre prese la stessa strada e in pochi minuti i due arrivarono al limitare della selva, intravedendo già il fumo del camino della loro dimora. Sentendo bruciare le proprie gambe a causa della stanchezza, Sheila continuò a correre fino a quando non toccò la porta di casa. Suo padre arrivò alcuni secondi dopo e appoggiò la fronte imperlata di sudore sul muro esterno della casupola, cercando di riprendere fiato.
«Dovrai lavare Long a quanto pare.»
Cassius si mise a ridere e annuì, lasciandosi cadere per terra sfinito.
«Sono vecchio ormai per certe cose.» commentò massaggiandosi la spalla destra.
Sheila sorrise e si girò veloce, avendo udito lo scalpiccio dell'esuberante destriero di famiglia che Noah aveva preso per raggiungerli nella vallata. I capelli corvini del ragazzo erano schiariti dal color scarlatto del cielo che, notò Sheila, riprendeva lo stesso colore degli occhi della madre e del fratello.
«Chi dei due laverà questa bestia stasera?»
Sheila indicò il padre e Noah le batté il cinque.
«Stai finalmente invecchiando a quanto pare.» commentò il figlio scendendo da cavallo.
Noah si andò a mettere accanto alla sorella, sorridendo compiaciuto nel farle silenziosamente notare che era finalmente diventato alto quanto lei.La porta di casa si aprì di colpo e se non fosse stato per il fratello, Sheila sarebbe caduta addosso alla madre, che al momento brandiva minacciosa un mestolo di legno.
«Se voi due non andate a lavarvi all'istante giuro che non toccherete cibo!» li minacciò puntandogli contro l'apparentemente innocuo utensile da cucina.Cassius e la figlia si guardarono spaventati per un breve istante e corsero nuovamente dentro la foresta, portandosi dietro un cambio di vestiti puliti. Dopo trenta minuti i quattro si misero a tavola e mangiarono, scambiandosi i dettagli della giornata.
«Domani io e vostra madre dobbiamo andare al villaggio a vendere la verdura, durante la nostra assenza vedete di non distruggere casa va bene?»I due ragazzi annuirono e sparecchiarono la tavola, fremendo dalla voglia di riprendere a leggere l'ultimo libro che i loro genitori gli avevano portato dal loro ultimo viaggio. Dopo aver augurato la buona notte, i due ragazzi corsero fuori dalla casa e si arrampicarono sul tetto con il loro libro.
«Darya adesso puoi uscire!» esclamò Sheila.
Una piccola lucina azzurra grande quanto il palmo della mano un uomo adulto, volò lesta verso i due fratelli e si fermò appena sopra il libro che Noah teneva stretto fra le mani. Dalla lucina comparve una piccola ed esile fatina dai lunghi capelli indaco legati in una coda alta, la cui carnagione ricordava l'acqua limpida di un fiume.I suoi vispi occhi viola correvano fra i due ragazzi squadrandoli dalla testa ai piedi irritati. Il suo lungo vestito azzurro che terminava con una gonna a palloncino, intessuto con i più freschi batuffoli di rugiada colti proprio quella mattina, era spremuto alla vita dalle mani della creatura che batté il piede spazientita sopra la copertina del libro.
«Quante volte dovrò ripeterti di non fare arrabbiare le lumache che vivono vicino casa mia?! Avresti dovuto vederle, sembravano indemoniate oggi mentre mi rimproveravano per conto tuo!»
La ragazza aprì la mano e la fatina andò a sedersi sul suo palmo accavallando le gambe e arricciando il naso indignata.
«Mi dispiace Darya la prossima volta prometto che starò più attenta!» promise la ragazza.
La fatina sospirò e volò sopra la spalla di Noah, che invitò a cominciare a leggere. I ragazzi si sdraiarono e il fratello cominciò a leggere.La sua voce candida e forte si miscelò ai suoni della natura cullando il suo pubblico all'interno delle pagine del libro, portando in vita il racconto. Mentre ascoltava il fratello narrare, Sheila osservò il cielo sgombro di nuvole e sospirò contenta. Dopo un po' alzo il dito e con esso tracciò tutte le costellazioni, muovendo la mano con delicatezza e velocità misurati. La sua vita non le era mai sembrata più bella e tranquilla di così.
Nelle profondità del bosco di Aururum, il maestoso cervo che Sheila aveva incontrato quando era una bambina si sentì chiamare dal suo padrone. Dopo essersi destato dal suo giaciglio, si mosse a passo sicuro verso il lago al centro della radura e vide che lo specchio d'acqua riluceva di un'intesa luce color giada. Spaventato, il re della foresta alzò lo sguardo verso il cielo stellato e con grande rammarico, notò che la stella del nord aveva iniziato a perdere la sua luce violacea.
«È tempo che tu vada a chiamare la guardiana mio vecchio amico.»
Il cervo annuì gravemente e chiamò a raccolta le sue fate, che volarono prontamente da lui.
«Uscite dalla foresta e recatevi a casa della guardiana, è tempo per lei di mettersi in viaggio.»

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Astromeria
Fantasía"Ombre nere si avvicinano veloci sopra di noi, quando l'erede al trono scomparirà e la stella del nord perderà il suo splendore, dovrete correre da colui che desidera esser re e fermare l'oscurità che si cela nel suo castello." Questa era la profezi...