Capitolo 4

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Un alto mare verde, tinto di tanto in tanto da qualche scoglio e da qualche animale, si stagliava burbero e infinito davanti a loro. Erano giorni che il panorama  non cambiava e più di una volta Sheila aveva creduto che in realtà le terre della sua nazione fossero costituite solo e unicamente da quell’immenso oceano verde. La ragazza inspirò profondamente e un odore acre le invase le narici, facendole arricciare il naso con disgusto. Noah le aveva spiegato che era colpa del fiore a sette petali lilla che componeva gran parte della vegetazione locale, ma nonostante conoscesse l’origine di quel nauseabondo olezzo proprio non riusciva a farsi piacere quella pianta.

Il sole aveva ormai quasi finito il suo diurno viaggio e si apprestava ad afferrare l’orizzonte per darsi la spinta finale, che gli avrebbe consentito di andare a riposare. Il cinabro aveva appena fatto capolino fra le sfumature indaco del cielo, segno che ormai era tempo di affrettare il passo. La loro meta era ancora lontana, ma grazie alle possenti falcate del loro destriero, erano sicuri di arrivare a destinazione in poco tempo. Attraverso al suo antico cannocchiale in ottone, Sheila era in grado di distinguere l’imponente vegetazione della foresta di Gorgalan, luogo nelle cui profondità si ergeva la capitale del regno di Astromeria: Ankorlaz, il loro obiettivo.

Con un leggero colpo di talloni, la ragazza ordinò a Long ad accelerare e il cavallo obbedì prontamente. Mentre si avvicinavano alla folta foresta, la giovane si aggiustò la pesante lama che aveva assicurato alle spalle e osservò il cielo alla ricerca della stella del nord, che solitamente era il primo astro a comparire. Una luminosa luce viola squarciava il vermiglio cielo dietro di loro e la sua luminosità la rincuorò. Aveva ancora molto tempo prima che si estinguesse del tutto, ma questo non la rassicurava completamente. Un profondo senso di paura e insicurezza aveva già scavato una via attraverso la sua compostezza, ma per il momento era in grado di contenere quelle piccole perturbazioni.

I tre raggiunsero finalmente la foresta e Sheila tirò le redini, arrestando la loro corsa. Trepidazione, ansia, curiosità e incertezza si mischiavano all’interno di lei, creando uno strano garbuglio di emozioni che le rimbombavano nel cuore ad ogni suo rintocco. I due ragazzi scesero dal fido destriero e si guardarono intorno. La foresta era costituita per la maggior parte da alberi da frutto le cui foglie si stavano ingiallendo col cambio della stagione. Muschi, licheni e funghi sputavano di tanto in tanto su qualche anfratto, in mezzo ai cespugli e ai rovi. L’aria umida della foresta scacciò via il nauseabondo profumo delle asperga, i fiori viola che popolavano le steppe che avevano appena attraversato e se si stava in rigoroso silenzio era possibile udire i cinguettii degli uccelli e alcuni lontani grugniti.

Gorgalan era più viva che mai e se si fosse trovata in altre circostanze, Sheila si sarebbe fermata ad ascoltare i suoni della natura, avrebbe odorato i fiori della foresta e si sarebbe fatta un lungo bagno in uno dei fiumi vicini, tuttavia non ne sentiva l’impulso. Intorno a lei tutto era grigio, assente, niente risplendeva più con la stessa luce.
Non essendoci un sentiero stabile su cui cavalcare, i due ragazzi scesero da cavallo e Noah cominciò a preparare la cena mentre la sorella perlustrava la zona delle “cercasole”, delle piante particolari che sua madre le aveva detto crescere alla ricerca dell’immaturo sole del mattino. Grazie a quelle piante, la ragazza era sicura che non avrebbero mai perso la via. Le cercasole erano piante molto delicate, tanto che anche una tenera brezza era in grado di sfogliarle, ed erano caratterizzate da un tenue colorito blu notte, che le faceva risaltare sulle gradazioni di verde che dipingevano la foresta.

Dopo circa dieci minuti la ragazza ne individuò la prima colonia e ne memorizzò la posizione.
<<La cena è pronta!>> le disse Noah vedendola tornare.
Sheila sorrise e afferrò la ciotola che il fratello le stava porgendo andandosi a sedere accanto a lui. I due viaggiavano ormai da dodici giorni, ma secondo i calcoli di Noah non mancava molto, solo altri quattro giorni a cavallo.
<<Sarà difficile galoppare su questo terreno, c’è il rischio che Long si faccia male se non stiamo attenti.>> commentò Sheila ravvivando il fuoco.
<<Forse allora è il caso di proseguire a piedi, ci metteremo un po’ di più, ma almeno non rischieremo di far ferire questo testone.>>
Long sbuffò e colpì il ragazzo con la coda. Noah scattò in piedi e cominciò a litigare con l’animale sotto gli occhi stupiti della sorella, che scosse la testa incredula e si prodigò a preparare due giacigli per la notte. Improvvisamente, Sheila sentì qualcosa tirarle il taschino della camicia e si redarguì nuovamente per essersi dimenticata che Darya dormiva lì dentro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 30, 2017 ⏰

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