Capitolo 2 (Parte 2) - Il messaggio

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Era una splendida giornata, indubbiamente. Il sole batteva forte, c’era un lieve venticello e stava finendo l’estate.

Diana e Bernardo erano al locale di lui. Avevano appena finito di pranzare e stavano sparecchiando la tavola.

– Dici che i tuoi non si accorgeranno di niente? – Diana espose brevemente la sua riflessione.

– Cosa credi possano pensare? Ora mettiamo tutto in ordine e poi andiamo via. E qui sarà tutto come prima. E poi io ti amo. –

E non sai cosa ti farei in questo istante. Me ne fregherei dei piatti da lavare, della tovaglia da sbattere, della stanza da spazzare. Ti prenderei e ti sbatterei al muro.

Bernardo cercava di frenare i pensieri. Ma proprio non ce la faceva.

Diana indossava una camicetta rosa di pizzo, abbastanza scollata da rendere visibili i lineamenti del seno e una gonna di un rosa un po’ più forte, abbinata alla camicetta, che le calzava davvero bene. Niente calze, nessun calzino. Più la guardava mentre portava i piatti e i bicchieri dal tavolo al lavello e più cresceva in lui una voglia incontrollabile di bloccarla e averla per sé soltanto, almeno per un po’.

– Ti sei incantato? Guarda che di questo passo non penserai mica che.. – Diana fu interrotta. Bernardo si avvicinò a lei e cominciò a baciarla. Il bicchiere di vetro cadde per terra, frantumandosi in mille pezzi. Toccato il fondo, i pezzi si dispersero a raggiera e qualcuno si fermò sulle scarpe di Bernardo. Diana si lasciò travolgere dalla passione che in quel momento li pervase e cominciò ad affondare le sue mani nei capelli del ragazzo. Mentre si baciavano, si avvicinavano al letto e, nel tragitto, Diana sfilò la magliettina di Bernardo, la buttò per terra ed avvicinò a sé il corpo robusto e scolpito della sua metà. Odorava di sudore, ma l’odore era piacevole. Bernardo veniva da una corsetta di un’ora o giù di lì, fatta poco prima di pranzare. E l’odore di fatica gli era rimasto addosso. Diana si sdraiò pian piano sul letto e trascinò sopra di sé Bernardo. Bernardo non capiva più niente e sfilò in maniera poco tranquilla la gonna di Diana. Lei avvicinò la bocca dell’altro all’orecchio. – Sei sicuro? – gli sussurrò. In quel momento Bernardo sentiva il sangue pompare nelle vene, fino a fargli venire duro l’uccello. – Tu sei pronta? Non posso aspettare più. – Diana lo avvicinò a sé, mentre lui cominciò a sbatterglielo dentro e fuori. La sentì ansimare, emettere gridi di eccitazione, le afferrò le braccia e gliele bloccò. Diana si liberò e cominciò a toccargli i capezzoli, a stringerglieli. Bernardo aumentò la sua intensità. – Ancora, dai. Sento che sto venendo. – Diana era contenta, rilassata. Bernardo venne anche lui e entrambi emisero un urlo di piacere. Poi lui si distese completamente su di lei. – Ne avevo un immenso bisogno, Polly. Tu ci sei sempre per me. – Lei gli infilò la lingua nella sua bocca e rimasero a coccolarsi per un po’ sul letto.

Polly. Bernardo aveva sempre chiamato così Diana. La prima volta che l’aveva conosciuta, ovvero tre anni fa quando lei aveva 17 anni e lui 21, lei indossava una maglietta che sul fianco sinistro aveva un’etichetta piccola sulla quale era riportata la frase «Polly per sempre.». Lei non ci aveva mai fatto caso e quando Bernardo glielo fece notare, i due scoppiarono a ridere e lui s’innamorò dei suoi occhi azzurri e sinceri. – Vedi cose che nemmeno io so d’avere! – gli disse scherzando Diana. Poi di lì presero a frequentarsi. Bernardo ci ha messo un po’ per dichiararsi, ma ora sono insieme da due anni e qualche mese. E la loro vita è molto attiva. Anche sessualmente.

Il pullman che alle 19 in punto si fermava davanti a I fratelli Barbato, il bar più grande e frequentato della statale, era stracolmo di gente. Oscar cercava di farsi strada per arrivare all’uscita. Dopo pochi secondi di fatica, scese ed ebbe una sensazione di liberazione quasi inspiegabile. Si diresse verso la porta de I fratelli Barbato e non risparmiò un “buonasera” alla clientela che era lì.

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