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Genere: Storico (tutte le informazioni, gli eventi e i personaggi sono reali tranne il protagonista che è una mia creazione)Quello che vedo davanti a me non è quello che, a quest'età, mi sarei aspettato di vedere. La terra sotto i piedi è bollente e color ocra. È una distesa triste e deserta, e guardarla da così vicino mi fa sentire un piccolo granello di sabbia che osserva il paesaggio inanimato sotto i raggi cocenti del Sole.
Oltre ad alcune rocce, distinguo solo la sagoma delle case, tutte ammucchiate in quella che dicono sia una minuscola oasi. Insieme alle case si trovano solo dei piccoli e poco forniti negozi. Non so neanche io perché ho scelto di stabilirmi qui per qualche mese, ma forse la lontananza dalle persone che conosco mi farà bene. Non ha più importanza la mia vita passata: dopo quell'orribile incidente non sono più legato a nessuno.Forse dovrei tornare in Italia, lì ho dei ricordi felici...
Fino a ventisei anni avevo vissuto a Torino, ed è proprio in questa città che incontrai Ascanio Sobrero.
Quest'ultimo era stato un mio insegnante alla "Scuola di meccanica e chimica" di Torino. Era un uomo piuttosto severo, ma anche molto intelligente e bravissimo ad insegnare.
Mi aveva subito fatto appassionare alla chimica, poiché oltre che un maestro era anche uno scienziato abilissimo.
Dopo vari esperimenti, finalmente, era riuscito ad inventare la nitroglicerina. Era il 1847 e io avevo quindici anni.
Lo stesso anno in Italia arrivò un diciassettenne incuriosito dalla scoperta fatta da Sobrero.
Era molto intelligente per la sua età, aveva sete di conoscenza e voleva trovare un modo di rendere la nitroglicerina un esplosivo più stabile.
Veniva dalla Svezia e, come i fratelli, aveva davanti un destino già scritto: lavorare nella fabbrica del padre, che produceva armi per i militari.
Ci scambiammo le solite presentazioni e poi non lo rividi più per anni. Non sapevo ancora di aver incontrato la persona che avrebbe cambiato la mia vita: Alfred Nobel.Finiti gli studi, lavorai insieme a Sobrero per un po' di anni, fino a quando lui mi consigliò di andare in Svezia a lavorare per la famiglia Nobel, e io accettai senza indugi.
Quando mi presentai, Nobel mi riconobbe all'istante, sebbene fossero passati parecchi anni dal nostro primo incontro.
Mi presentò poi ai fratelli e ad alcuni operai fidati con i quali avrei dovuto lavorare.
Alfred aveva tre fratelli: Robert, Ludvig e Emil.
Erano tutti piuttosto giovani, ma uno in particolare era molto piccolo.Il ragazzo di bell'aspetto che avevo davanti era Oskar Emil Nobel. A quel tempo avrà avuto meno di vent'anni, ma proprio come il fratello aveva occhi solo per la chimica, occhi illuminati dalla speranza.
Emil fu indubbiamente quello che mi fece sentire più a mio agio. Era simpatico e solare, un ragazzo a cui non importava dei pensieri della gente.
Anche lui era ovviamente molto intelligente e quello che tecnicamente era un lavoro, si trasformava in divertimento per lui. Adorava fare ogni sorta di esperimenti, molto spesso anche troppo pericolosi e piuttosto inutili.
Il senso di colpa, a volte, consumava gli operai e gli scienziati, poiché in quella fabbrica si costruivano armi. Anche io iniziai a pensare alle molteplici morti che una mia possibile invenzione avrebbe potuto causare.
Ma anche in momenti come quelli, Emil aveva sempre la battuta pronta. Riusciva a consolare tutti e a farli ridere con qualche semplice commento. In qualche mese eravamo già diventati migliori amici, praticamente inseparabili.
Non so se per Emil fosse lo stesso, perché di amici lui ne aveva moltissimi. Era il figlio del proprietario della fabbrica ed era socievole e carismatico. Io invece, ero un topo da biblioteca. Ero forse la persona più sensibile che ci fosse in quella enorme fabbrica e odiavo litigare con le persone.Gli anni che trascorsi lì insieme a Emil furono pieni di alti e bassi, molto spesso gli esperimenti finivano male e allora bisognava dire addio ai cari colleghi, che con il tempo diventavano quasi come fratelli.
"Per fortuna si guadagna bene!" diceva Carl Eric Hertzmam, un bravissimo chimico e un mio caro amico.
Da essere umano i soldi mi interessavano, ma da scienziato trovare un modo per rendere gli esplosivi più stabili era anche una questione di estrema importanza, che andava anche oltre il lavoro e il denaro: più l'esplosivo fosse stato stabile, meno probabilità di incidenti si sarebbe presentata, vale a dire meno morti. Anche se la fabbrica del padre di Emil produceva armi, tutti i chimici, compreso me, erano d'accordo nel fatto che la nitroglicerina potesse essere utilizzata anche in altri modi, per esempio per le costruzioni.
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Diagonalmente
Storie breviStorie scritte da una ragazzina con la mente in diagonale che unisce inaspettatamente due punti. Inaspettatamente in teoria, perché non vorrebbe mai scrivere in verticale o in orizzontale, cadendo nel banale. (Rima puramente casuale!) Speriamo solo...