POV Bruce Wayne

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Lavorando a dei documenti per il caso dei miei genitori, trovai anche alcune informazioni sui "mostri" creati al'Indian Hill, lui voleva solo aiutare qualcuno che ne aveva, mentre Strange voleva soltanto dei soggetti per i suoi malati esperimenti, era inaudito! Come poteva farlo facendo passare male il nome del mio defunto padre! Come potevano far passare la mia azienda come tutto il resto della mia città, non voglio che quegli stupidi la facciano passare come corrotta!

Dalla rabbia che provavo potevo sfiorare il concetto di bestia interiore, non riuscivo, non volevo essere calmo, era piacevole quell'oscurità, era troppo accogliente e il leggero fresco che provavo era totalmente diverso dal ghiaccio invernale, era più, più un abbraccio dal me stesso che piano piano risorgeva, solo una cosa mi fece uscire da quel freddo piacevole, una luce, forte, calda e intensa, ci può esser davvero una forza così pura? Esistono delle risposte così per una persona che è la prima volta che sente caldo in qualcosa? Tornai in me, da quel sogno, da quell'essere me stesso, aprii gli occhi e ciò che vidi mi fece chiedere, sono davvero io? Ho fatto io tutto questo?

C'era un modo, chiedere alla persona che era aggrappata alle mie gambe inginocchiata con le lacrime a solco di torrente, i documenti per terra, c'era un vassoio con una tazza e qualcos'altro  rotti o ammaccati, in più del leggero sangue sulle mie nocche, mi staccai dal ragazzo abbassandomi e prendendogli il viso, aveva la bocca un po' bagnata dal liquido rossastro che asciugai con un dito 

< ey...>

Clark:< Bruce, perché mi hai fatto del male? cosa, cosa ti ho fatto? >

<nulla, semplice >

presi un fazzoletto dalla mia tasca e trascinai via le ultime lacrime su quel viso sorridendo leggermente, mentre lui stava per farne solcare di nuove

Clark:< volevo solo essere gentile, volevo solo portarti un po' di tè, non ti capisco, perché prima sei gentile e amichevole e poi sei un un...

< mostro? beh non lo so, ma spero che non ti abbia fatto molto male il pugno >

Clark:< non m'importa del pugno Bruce! Capisci che sono preoccupato per te! Dicevi cose insensate! Facevi cose insensate! Tu non stavi, non stai, bene! >

< in realtà sto benissimo...ansi, mai stato meglio >

lo dissi sussurrando sperando che lui non sentisse, non importava, quello ero io, per una volta sono stato io, niente bonton, niente finzione, io non sono allegria e calore, sono rabbia e gelo, io non merito di essere un eroe, non voglio essere un eroe, non voglio fare qualche errore di valutazione e morire, voglio vivere e uccidere se necessario quella stupida corruzione, mi senti dare un ceffone in faccia bello pieno, frizzava, non faceva male, era più la sorpresa che mi fece perdere un battito 

< Clark? >

Clark:< smetti di dir cose senza senso Bruce! >

< Clark, hai appena visto me stesso, non è insensato è ciò che provo ogni giorno >

Clark:< no! Non può essere vero, tu non sei così Bruce, tu sei dolce, gentile, sociale, divertente, tu sei come tuo padre Bruce >

stavolta fui io a fargli male, mi alzai e senza avere ripensamenti gli tirai una pedata che gli prese tutto il settore addominale, cadde all'indietro e tossì violentemente tirandosi  a quattro zampe continuando a tossire, ma non volevo lasciargliela vinta, doveva capire, lo presi per il colletto e lo tirai al muro, sbatte la schiena forte cadendo a spalle al muro e sputando altro sangue, un pugno e il naso si tinse di rosso scarlatto, sembrava un quadro che stava per esser rovinato, il suo nome era "paura" 

Gotham  with Clark KentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora