The End (pov Bruce Wayne)

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Le settimane passano, i giorni, le ore e tutto quello che consiste in un tempo e purtroppo pure i mesi, ero dentro casa a studiare, era Venerdì, già, come non maledirlo quel maledetto Venerdì, il giorno prima della partenza di Clark, cosa credevo? Che sarebbe durato? Che il tempo si fosse fermato? Che le navi avessero smesso di navigare, gli aerei volare e le auto andare? Beh si, lo avrei creduto fino in fondo, mi ci ero ormai affezionato, per quanto strano poteva essere, ansi, era strano, passai il Natale sera con lui, il pomeriggio lo passò con amici vari, quanto risi quel Natale, Clark non faceva altro che ripetermi che i folletti lo stavano osservando, che nelle stelle vedeva altri visi, più familiari, che nell'universo vedeva di più di semplici gas e stelle sparse, ma chi non poteva negarlo? Pure io pensavo che Clark fosse di un altro pianeta per quanto puro e stellare poteva sembrare, la mia luce, lui stava svanendo, la mia unica luce si sarebbe spenta, come diceva mio padre?

"le cose belle se ne vanno prima o poi"

quanto aveva ragione, anche lui era una cosa bella, come mamma, lei era molto bella e se ne sono andati, ho perso molte cose, un branco di cose ma mai ho avuto una pesantezza così grande, quando mi ha detto esco tutto il giorno per stare le ultime volte con i miei amici lo volevo fermare, per cosa poi? Sentirmi un cretino sentimentale? no, lo avrei lasciato divertire, di momenti belli ce ne sono stati anche abbastanza, l'avevo capito fin dal primo incontro che quel ragazzo mi sarebbe rimasto in testa, c'ero così affezionato che quasi lo stavo per baciare, maledii Jim mentalmente anche se forse fu la cosa giusta, era troppo presto e mi sarei fatto solo più male.

Era sera, sarebbe dovuto tornare a momenti, lo aspettai in quella stanzina dove di solito si fermava a leggere qualcosa nell'attesa che io finissi gli studi, era carino, tutto concentrato a fantasticare sui quei fantasy o su quei rosa così smielati da far venire il diabete pure al patito di dolci numero uno, avvolte senza un apparente motivo si commuoveva oppure rideva dolcemente, anche la sua risata riempiva la villa fredda, sotto sotto, cosa di lui non riempiva quella casa? La mattina mi bussava alla porta e se non mi svegliavo entrava lui e i qualche modo mi faceva aprire gli occhi, a cena raccontava cose divertenti che gli succedevano spesso a Metropolis mentre la notte quando non riusciva a dormire veniva da me allegramente. Una mossa improvvisa mi risvegliò dai miei pensieri, era Clark, mi abbracciava stretto, ricambiai sorridendo leggermente 

< sei tornato? Scusa, non ti avevo sentito >

Clark:< m-mi mancherai Bruce,m-mi mancherai! N-non voglio p-più tornare a Metropolis, v- voglio starti p- per sempre v- vicino >

disse il ragazzo singhiozzando e facendomi mordere un labbro, lo strinsi di più, questo rendeva tutto difficile, non eravamo in uno stramaledetto libro, lui per legge doveva tornare a casa, odio dirlo ma quel ragazzo mi aveva addolcito troppo pe i miei gusti, ora era l'ora di fare quello ragionevole, non lo smielato 

< devi tornarci, ricordi? Me l'avevi detto anche tu...lì hai la tua vita >

Clark:< no! La mia vita è qui con te Bruce! >

< Clark... anch'io lo vorrei ma non si può, non è un addio, prima o poi mi rincontrerai, infondo vuoi fare il fotografo no? Allora stai certo che mi rivedrai >

Alzò il viso pieno di lacrime guardandomi e tirando su con il naso, sospirai dandogli un fazzoletto sforzando un sorriso 

Clark:< e se non ce la facessi..? >

< non sarà tanto difficile trovare un ragazzino svitato come te >

Risi beccandomi un'occhiataccia dal più giovane, cosa che mi fece ridere leggermente di più, gli posai una mano sulla testa accarezzandolo e guardandolo 

Gotham  with Clark KentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora