Cassian x Skyler: Resta sveglia!

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Un miracolo, ci era voluto un miracolo per riuscire a scappare dal nascondiglio di Saw Guerrera su Jedha.
Il rifugio all'interno della grotta aveva cominciato a crollare dopo l'attacco dell'Impero con la sua nuova potente arma, la Morte Nera, costringendo il piccolo gruppo di Ribelli ad andarsene il più in fretta possibile.

Le pareti crollavano mentre fumo, polvere e macerie rendevano difficile la fuga.
Cercando di mantenere la calma in mezzo a tutta quella confusione, Skyler correva in ultima alla fila di ribelli, per assicurarsi che tutti riuscissero a scappare.

Riusciva a vedere la luce, lì infondo, e la speranza si riaccese subito dentro di lei. Cominciò a correre più velocemente, evitando i massi che piombavano sul suo percorso.
Ma il tunnel si faceva sempre più stretto e la paura prese il controllo.

Ormai Skyler era guidata solo dall'adrenalina e l'istinto di sopravvivenza.
Intanto, all'ingresso del tunnel, il Capitano Cassian Andor si assicurava che fossero usciti tutti, poi chiamò il suo droide K-2 per il recupero.

-CASSIAN!- Urlò Skyler disperata.

Era in preda al panico, le gambe correvano da sole, mentre fissava gli occhi di lui con il cuore che batteva all'impazzata, sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe potuto vederlo.

Con un ultimo sconsolato sforzo, saltò fuori dall'entrata della lunga galleria per quasi due metri, spinta fuori anche dall'onda d'urto provocata dal crollo del lungo tunnel.
Poi il buio.
Giaceva lì, a terra, tramortita.

Avvolto dai detriti e stordito dal rumore dei motori della sua nave pilotata dal fedelissimo K2, il Capitano Cassian non voleva darsi per vinto, nonostante gli altri compagni lo implorassero di salire a bordo.

Non l'avrebbe abbandonata così, sarebbe morto lui, piuttosto che lasciarla.
Dopo un vano tentativo di rianimarla, prese Skyler tra le sue braccia e corse più veloce che potè per darsi alla fuga.

***

Poco dopo, alla base Ribelle su Yavin IV, quando il gruppo atterrò c'era già una squadra di medici pronti a soccorrere la povera Skyler.
In fretta e furia la distesero su una barella e la portarono nell'area medica; Cassian, davanti a loro, faceva scansare tutti dai corridoi per evitare che qualcuno li rallentasse.

Mentre i droidi medici controllavano il battito cardiaco e la respirazione, il tiratore scelto sedeva accanto alla Jedi, prendendole delicatamente una mano e portandola all'altezza della sua bocca. Con un bacio sperava di far sapere a Skyler che le era vicino, come per dire: "Eccomi, sono qui e non ti lascio".

Fu come se tutte le sue preghiere fossero state esaudite; un attimo, bastò un attimo per riaccendere la sua speranza: le palpebre di Skyler tremarono per qualche secondo, prima che aprisse leggermente gli occhi.
Subito, il Capitano le accarezzò il viso per rassicurarla.

-Sono qui, Skyler, andrà tutto bene- le disse, ma le mancavano le forze per capire quelle sue parole.

La stanchezza si faceva sentire sempre di più sul corpo della giovane, che sembrava lottare per tenere lo sguardo su di lui.

-Resta sveglia, Skyler!-

Ma i suoi deboli occhi si richiusero di nuovo, nonostante lei fosse ancora cosciente.

***

Era passata qualche ora, ormai, da quando Skyler era uscita dalla capsula curativa di Bacta, ma si era ripresa da poco.
La luce bianca le accecava gli occhi ancora deboli, mentre si svegliava lentamente. L'atmosfera era piacevole e calda, pur trovandosi in un lettino d'infermieria che lei odiava.

Strizzò gli occhi per abituarsi alla luce, ma anche per sforzarsi a ricordare come fosse finita lì; nella sua testa non c'era niente dopo l'incidente su Jedha, come se qualcuno le avesse cancellato la memoria. Più si impegnava a far emergere ricordi che non aveva, e più si sentiva la testa pesante e sul punto di esplodere.

Si mise seduta con la schiena appoggiata alla testiera del letto, per porre fine a quel dolore infernale, ma non fu il cambio di postura a farla sentire meglio: a qualche metro dal letto, stravaccato su una scomoda sedia di ferro vicino al muro, Cassian era addormentato con le braccia incrociate sul petto e qualche ciuffo di capelli sul viso chinato; come se avesse vegliato su di lei tutta la notte.

In quel momento, non aveva più importanza come fosse finita lì o cosa fosse successo, l'unica cosa che contava era che entrambi fossero insieme e al sicuro.

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