2 •Tu che fumi sigarette sperando di sparire in quel soffio di fumo•

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Londra è fantastica.

Sono qui da circa due ore, e più cammino per le strade, più mi innamoro di questa città.
Le persone sembrano diverse, qui.
Spero.

Il solo pensiero di dover tornare a casa tra meno di tre giorni, mi mette ansia.

Cosa ci faccio qui?

Semplicemente volevo allontanarmi da quel posto schifoso.

Entro in un bar, il primo che trovo vicino a me.
Mi siedo vicino la finestra, e osservo quello che mi circonda.

Gruppi di amici scherzano, ridono dall'altro lato della strada.

Gente che corre cercando di fermare il primo taxi che vedono.

Ed infine una bambina che insieme a sua madre, credo, dà qualche spicciolo ad un vagabondo steso sulla panchina.

Starei qui ore, è come se fosse un film ed io la spettatrice.

"Buongiorno, desidera?"

Mi giro, una ragazza dai capelli verdi mi osserva, con uno sguardo strano.
Come se mi stesse giudicando mentalmente.

O semplicemente sei tu, che ti fai i film mentali.

Forse la mia coscienza ha ragione, cerco di levare quel pensiero dalla mente.

"Un caffè con poco zucchero, grazie"

Guardo di nuovo fuori dalla finestra.
Guardo, ma non osservo.

Vedo tutto quello che succede fuori da quel bar, ma la mia mente pensa ad altro.
Non riesco a riconcentrarmi.

Mi sento triste.

Per quanto sia bello cambiare aria, non riesco a dimenticare.
Non riesco a non pensarci.

Prendo il mio quaderno, inizio a scrivere.

"22 Dicembre. Primo giorno a Londra."

Sono in un bar, seduta vicino ad una grande finestra.
Aspetto il mio caffè, tra mille pensieri.

Perché sono qui?

No, non parlo di Londra.

Perché sono in questo mondo?
Ho un senso?
La mia vita ha senso?
Le mie azioni, hanno senso?

Fin'ora, non ho ancora trovato le risposte a queste domande, che continuano a logorarmi dentro.

Aspetterò, se questo significa sentirmi utile.

Ma utile per cosa?

Troverò le risposte, se queste possono farmi sentire felice.
O, perlomeno, non triste.

"Ecco a lei, con poco zucchero"

Chiudo di scatto il quaderno, mettendolo velocemente dentro lo zaino.

La ragazza mi guarda strana per un millesimo di secondo, poi inizia a girare per altri tavoli.

Come sembrare schizofrenica: parte prima.

Grazie coscienza, tu sì che mi aiuti.

***
Cammino sola per la città, l'aria natalizia mi riempe di gioia.
Poi però, penso al mio dover passare il Natale con tutta la famiglia, ed urlo mentalmente.

Che rottura di palle.
La falsità in persona.

Durante l'anno è come se fossero morti.
Il giorno di Natale risorgono in qualche modo, e me li ritrovo a casa mia.
Con le loro domande invadenti.
E, la maggior parte delle volte, squallide.

Scared to be lonelyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora