A/N: nei media c'è una canzone (ce ne sarà una diversa anche per i capitoli seguenti) ascoltatela okay buona lettura.
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Ti eri svegliato più tardi del solito quel giovedì mattina. Dapprima ti stiracchiasti per bene, sbadigliando e in seguito stropicciandoti gli occhi assonnati; poi, quando vedesti la sveglia segnare le nove e mezza iniziasti ad allarmarti sul serio. Saltasti giù dal letto e andasti subito a lavarti in bagno. Infilasti le prime cose che ti capitarono fra le mani, per poi indossare le scarpe. Indossasti il tuo orologio, controllando di nuovo l'orario: erano le dieci meno dieci, quindi avevi tempo solo per del caffè prima di correre via.
«Hoseok!» urlasti mentre preparavi i tuoi manoscritti nella cartella di pelle che portavi sempre a lavoro, insieme ovviamente al tuo computer. «È rimasto del caffè per me?» gridasti di nuovo.
Nessuno rispose. Imprecasti mentalmente un paio di volte per non aver sentito la sveglia. Andasti in fretta e furia in cucina, urlando il nome del tuo coinquilino più volte.
«Hoseo-»
La caffettiera era vuota e ancora pulita, nel lavandino non c'erano posate da lavare, né piatti sporchi di pancake, né tazze di latte.
«Hoseok?»
Dov'era finito, ti chiedevi. Raggiungesti con qualche falcata la sua camera, trovando la porta aperta e il letto intatto. Non c'era.
Scuotesti la testa: probabilmente era uscito per una delle sue corse mattutine. Lasciasti perdere e uscisti di casa. Non avevi tempo per pensarci in quel momento. Glielo avresti chiesto dopo lavoro.Passasti tutta la tua mattinata lavorativa a leggere lo stesso manoscritto, fermo a metà libro. Non riuscivi a concentrarti. Sapevi che quel tuo comportamento avrebbe fatto sicuramente risentire il tuo rendimento, dunque chiamasti al cellulare il motivo della tua distrazione. Non rispose. E non rispose neanche quando lo chiamasti a pranzo. Stanco ed esasperato, ti mettesti d'impegno e ti concentrasti a finire almeno una recensione. Riuscisti perfino a iniziare un nuovo manoscritto, ma la giornata lavorativa per te era finita. T'incamminasti a casa, ripensando a lui. Che fosse ancora fuori casa? E se gli fosse accaduto qualcosa? Decidesti di scoprirlo tu stesso una volta arrivato a casa, consolandoti e pensando che forse gli si era scaricato il cellulare. Arrivasti a casa mentre le paranoie ti soffocavano, nonostante cercassi di tranquillizzarti.
«Sono tornato» gridasti una volta a casa. Nessuno ti accolse, nessuno ti rispose. Per certi versi, era diventato anche normale, visto che non vi parlavate, ma volevi comunque provarci. «Hoseok!» strillasti.
Controllasti di nuovo tutta casa, senza nessuna traccia. Improvvisamente la rabbia iniziò ad accumularsi dentro di te. Pensavi fosse ingiusto da parte sua comportarsi così. Ti aveva perdonato, giusto? Allora perché? Perché era così capriccioso, ti chiedevi. Ogni volta che dicevi o facevi qualcosa, lui si accigliava e si rinchiudeva in camera. Questa volta aveva deciso di andarsene proprio. Voleva comportarsi così? Bene, pensasti.
Ti mettesti di nuovo a lavorare sul divano, leggendo quel manoscritto, che si rivelò piuttosto noioso, tanto che ti appisolasti sul divano. A svegliarti fu il rumore della porta che si chiudeva in maniera abbastanza brusca da far un rumore che ti fece spaventare. Ti stropicciasti gli occhi, mugolando per il risveglio improvviso.
Quando riapristi gli occhi, lui era lì di fronte a te, in piedi a guardarti con quella smorfia fredda che ultimamente ricopriva il suo volto a qualsiasi ora e in qualsiasi momento.
«Va a letto» ti disse soltanto.
La rabbia che sentivi prima ritornò in grande quantità nel tuo petto, esplodendo irrimediabilmente.
«Si può sapere dov'eri finito?! Lo sai quanto mi sono preoccupato?!» strillasti, chiudendo quel manoscritto che avevi ancora in mano scordando di mettere il segnalibro nelle pagine, senza togliergli il tuo sguardo corrucciato di dosso.
Lui sospirò soltanto, diventando improvvisamente irritato anche lui, senza un motivo per te valido.
«Sono qui adesso, è questo che conta. Giusto?» disse con un tono annoiato e monotono.
La tua rabbia evaporò, rimpiazzata dallo stupore dopo che Hoseok ti voltò le spalle e andò in cucina con così tanto menefreghismo, così tanta nonchalance da lasciarti semplicemente spiazzato. Ti sentivi impotente e stupido. Ti sentivi ancora arrabbiato, ma stanco.
«S-si, ma...» mormorasti, scostandoti la coperta di dosso e seguendolo. Rimanesti alla porta della cucina, guardandolo mentre ti ignorava completamente, come se non esistessi. «E ora perché fai così?» chiedesti con voce lamentosa.
Ti rivolse finalmente lo sguardo e tu quasi desiderasti che lui non l'avesse fatto. Quegli occhi gelidi ti fecero deglutire e irrigidire tutti i muscoli del tuo corpo.
«Così come? Sono diverso? Ti stupisci?»
Ti sorpassò, andando via di lì, lasciandoti con l'amaro in bocca. Un velo di tristezza per quelle parole ti investì nello stesso tempo in cui il rumore di una porta si chiuse, sbattendo.
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Reminiscenze
Fanfictionjihope E magari saranno le reminiscenze di un passato ormai lontano per cui ti sei ridotto in questo modo a riportarti coi piedi per terra. © yyooniverse