Depression

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Jackson si era svegliato particolarmente male quel giorno.

Sentiva dei forti dolori alla testa e aveva la necessità di bere praticamente sempre.

Aveva un mal di stomaco pazzesco, come se lo avessero preso a coltellate e dei lividi sulle braccia. Contornati da segni di tagli ormai troppo famigliari.

Era successo di nuovo.

Di nuovo nell'arco di una settimana.

Da quando Amanda non era più reperibile le sue condizioni erano crollate: aveva ripreso a bere, esattamente come quando si erano conosciuti ed era arrabbiato con il mondo intero, soprattutto con se stesso.

Non poteva fare a meno di pensare che se Amanda aveva deciso di non rispondergli più al telefono alla fine era colpa sua, sua e di nessun altro.

Era vero, quello che c'era tra lui e Cristina era totalmente diverso da quello che nel tempo si era creato tra lui e la sua migliore amica albina. Da una parte c'era sì un rapporto che durava ormai da anni, ma dall'altro c'era qualcosa che neppure lui sapeva identificare: non era sola attrazione fisica, o istinti sessuali, ma neppure era una semplice amicizia.

Aveva ingannato sé stesso con il pensiero che quella fosse un'amicizia più forte delle altre, aveva banalizzato il loro legame che era invece diventato potente e pressoché inscindibile, come quello che lega gli ingranaggi di una complessa macchina. Jackson aveva capitolo solo dopo aver perso la sua compagna che quello che li univa non era un banale sentimento, ma una vera e propria necessità fisica che lo faceva stare male in continuazione.

Quando però finalmente se ne rese conto Amanda sembrava essere scomparsa dalla faccia della terra.

A casa nessuno rispondeva al telefono, ne tantomeno al citofono mentre il cellulare era sempre spento o irraggiungibile.

Era stato inutile cercare di contattare Martina, la famosa amica che di rado aveva visto, dato che lei non sembrava nutrire una particolare simpatia nei suoi confronti e lo aveva liquidato dicendogli che Amanda se ne era andata per colpa sua.

Jackson Wang stava sempre peggio.

Nessuno sembrava sapere dove fosse la ragazza che per troppo tempo gli aveva invaso i pensieri, rallegrato le giornate più tristi e consolato nei momenti peggiori.

E lui era solo, solo come un cane.

Esattamente come quando loro si erano incontrati.

Cristina non si faceva vedere ed era sempre impegnata, quando uscivano assieme non era mai libero di esprimersi dato che i genitori di lei erano sempre presenti, obbligandolo a rimandare la conversazione e cercare un altro momento buono per discutere dell'accaduto con la sua ragazza.

Riguardandosi allo specchio tutto sembrava così strano, surreale.

Come poteva essersi innamorato di una come Cristina?

Perché aveva lasciato che una ragazza come lei lo cambiasse?

Ormai non era più il vecchio Jackson, quello che non riusciva ad avere amici per via delle sue origini asiatiche, quel ragazzo che veniva picchiato ogni giorno non appena finivano le lezioni e non era più così ingenuo da credere che una ragazza come Cristina avrebbe potuto essere la soluzione alla sua solitudine.

Lui non aveva bisogno di compassione, come quella che gli dimostrava Cristina ogni volta che si vedevano, aveva bisogno di qualcuno che lo amasse ogni secondo, che gli dimostrasse quanto effettivamente fosse importante questo legame.

Eppure era dovuto succedere tutto quel macello prima che il ragazzo se ne rendesse conto.

Aveva dovuto perdere la persona a cui più teneva solo perché non riusciva a staccarsi dall'abitudine di essere quel Jackson Wang che Cristina si ostinava a volere.

Non ce la faceva più.

E questa volta con lui non c'era nessuno.

Era solo come quella volta al parco, quella volta in cui aveva deciso che sarebbe finita la sua sofferenza e il cielo aveva deciso di dargli un'altra possibilità mandando come un angelo la bella figura di Amanda in suo soccorso.

E lui se l'era lasciata sfuggire, si era lasciato scappare la sua possibilità di essere felice.

E gli mancava.

Ora come non mai.

Non era più abituato ad essere solo nei momenti di difficoltà, non era più capace di prendersi una sbronza senza farsi del male. Non era più capace di ridere senza pensare che quella risata che gli sorgeva spontanea con lei non sarebbe più comparsa sul suo volto.

Non riusciva più a fingere,

Non riusciva ad essere ciò che Cristina voleva.

E soprattutto non voleva più essere quel Jackson Wang.

Quella marionetta doveva sparire, ma lui non aveva tutto questo coraggio per cambiare.

Si rimise a piangere, osservando la sua immagine riflessa in quello specchio crepato, mentre il suo corpo veniva scosso da forti conati di vomito.

Avrebbe voluto sparire.

Un conato più forte degli altri lo obbligò a vomitare.

Peccato che quell'ultimo conato di vomito fu l'ultima cosa che ricordò Jackson Wang prima di pestare la testa sul lavandino e cadere a terra, svenuto, in mezzo ad un lago di alcol, sangue e vomito.

Choice //Jackson Wang//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora