One year

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Alla fine del racconto del ragazzo Amanda aveva capito che quello che aveva davanti non era solo un ubriacone, ma anche una delle persone migliori che avesse mai potuto incontrare nella sua vita. Aveva sempre pensato che ormai nessuno tenesse più in considerazione i sentimenti nelle relazioni, soprattutto i suoi coetanei eppure quel ragazzo era lì davanti a lei, con le lacrime agli occhi e il singhiozzo per il pianto.

Jackson era un uomo in tutto e per tutto, nell'aspetto era forte, con la pelle chiara e dei muscoli invidiabili, i lineamenti fini e gli occhi allungati che gli donavano un'aria misteriosa ma, nonostante l'aspetto, ad Amanda sembrava di aver sentito parlare per tutto il tempo un piccolo bambino indifeso, con troppi problemi e con un bisogno gigantesco di affetto.

I due erano seduti sul divano, lui con la testa appoggiata allo schienale, ribaltata indietro con gli occhi chiusi e tremava leggermente scosso ancora dal pianto in cui era scoppiato mentre raccontava la sua storia; lei rivolta verso il ragazzo, con le gambe incrociate e una mano che accarezzava quella del giovane.

<< Senti, Jackson, se vuoi questa notte puoi stare qui. Non mi va di lasciarti andare in giro in questo stato ... >>

Il ragazzo aprì gli occhi, voltandosi verso la ragazza che lo guardava tristemente, continuando ad accarezzarlo come se fosse un cucciolotto da proteggere e, per la prima volta in tutta la serata, Jackson la abbracciò, gettandole la testa nell'incavo della spalla e le braccia attorno alla vita.

Si sentiva capito, amato e stranamente a proprio agio per la prima volta in quasi sette anni che viveva in Italia. La ragazza intanto aveva chiuso gli occhi e stava ricambiando l'abbraccio, con le braccia attorno al collo del ragazzo e il cuore che sembrava volerle scappare via dal petto.

Rimasero così per un bel po' di tempo, fino a quando il respiro de ragazzo si regolarizzò. Solo allora Amanda smise di accarezzargli i capelli, aprendo gli occhi e cercando di sciogliere l'abbraccio, senza riuscirci: Jackson si era addormentato con il mento appoggiato alla sua spalla e aveva un'espressione tanto serena che alla ragazza dispiacque talmente tanto svegliarlo, così cercò di farlo stendere sul divano, slegando le braccia attorno alla sua vita e spingendolo leggermente sul divano.

Il ragazzo si sistemò, trascinando anche Amanda con sé, la quale rinunciò a spostarsi da quello strano abbraccio e si addormentò poco dopo, con una mano sotto la guancia e l'altra tra i capelli del biondo.


Un anno dopo

<< Amanda, sono io, non fare la bambina e aprimi la porta >>

Jackson stava davanti al portone dell'appartamento della ragazza da quasi quindici minuti, cercando di convincerla ad uscire di casa o, per lo meno, fare entrare lui.

Dalla sera in cui si erano incontrati al parco Jackson e Amanda erano diventati ottimi amici: si capivano e insieme riuscivano a ridere e scherzare come se si conoscessero da sempre. Se il ragazzo non fosse stato asiatico i due sarebbero risultati come fratello e sorella, inseparabili e fortemente legati, eppure si conoscevano da solamente un anno.

<< Cazzo, Amanda! Non puoi prendertela così per una minchiata >> il ragazzo stava praticamente urlando nel corridoio del palazzo, senza alcun contegno, continuando a suonare il campanello e a battere sulla porta.

Era la prima volta che si trovava lì ad urlare e la cosa lo faceva sentire male, anche se la rabbia aveva preso il sopravvento.

<< Una minchiata? Una minchiata?! >> la ragazza aprì di scatto la porta, trovandosi faccia a faccia con l'amico che ormai era diventato rosso per le urla.

<< Vuoi prendermi in giro, Jackson? COSA SONO IO, EH? LA TUA BALIA? QUELLA CHE TI AIUTA QUANDO HAI BISOGNO CHE LITIGHI CON QUELLA STRONZA? EH, NO MIO CARO. HAI PROPRIO SBAGLIATO A CAPIRLA. >>

La ragazza aveva le lacrime agli occhi e le guance solitamente pallide tinte di rosso dal pianto, i capelli scompigliati e l'espressione tra lo sconvolto e l'arrabbiato. Stava urlando anche lei, senza neanche rendersene conto, e nel mentre piangeva, piangeva quelle lacrime che si era tenuta dentro per troppo tempo.

<< Sai, sono stufa di essere criticata, usata e presa in giro Jackson. >> ormai Amanda non sapeva più cosa pensare, cosa fare o come andare avanti e anche l'arrabbiatura era sparita ormai, lasciandola solamente con una sensazione di sconforto immenso e sapeva che presto sarebbe scoppiata a piangere di nuovo.

<< Amanda, io n- >> il ragazzo venne interrotto dal singhiozzo della ragazza che ormai aveva iniziato a piangere.

<< Sai, ieri avresti potuto avvisarmi ... Ti ho aspettato per quasi due ore sotto l'acqua >> disse la ragazza tra i singhiozzi, cercando di respirare.

Jackson si sentì terribilmente in colpa e un po' un idiota.

Non era la prima volta che capitava che lui dovesse uscire con Amanda ma alla fine arrivava la sua fidanzata a trascinarlo in giro, sequestrandogli il cellulare.

<< Senti, lo sai com'è fatta Cristina. Lo so, non posso giustificarmi così però ... >>

Il ragazzo non sapeva proprio come scusarsi, come fare smettere la sua migliore amica di piangere o cosa fare in una situazione del genere, tanto più che la ragazza aveva iniziato a singhiozzare ancor più forte.

<< Parliamone, ok? Ci tengo davvero >>

E detto questo la spinse dolcemente in casa, chiudendosi la porta alle spalle e appoggiandocisi con gli occhi chiusi per qualche secondo. In cuor suo sperava di riaprirli e trovare la sua amica sorridente, come ogni giorno, che lo chiamava per sedersi sul divano e vedere un film. Invece quando aprì gli occhi Amanda era girata di spalle, con i capelli che le cadevano davanti al viso e le gambe nivee tremolanti per il pianto.

<< Amanda, ti prego ascoltami ora >>

Il ragazzo si avvicinò circondandole le braccia la vita sottile dell'amica, girandola gentilmente per poi fissare gli occhi nei suoi.

Si sentiva male, tremendamente male e avrebbe voluto sparire dalla faccia della terra senza più metterci piede. Amanda era rimasta sotto alla pioggia per aspettare lui che nel frattempo era stato trascinato dalla sua ragazza al caldo, in un negozio a provare vestiti per l'anniversario di fidanzamento che sarebbe stato da lì a poco. Jackson avrebbe voluto andarci con la sua amica al centro commerciale, volendo fare una sorpresa a Cristina ed avevano organizzato tutto per andarci proprio quel giorno, eppure il ragazzo si era ritrovato in macchina con la fidanzata, diretto ai negozi del centro della città, senza la possibilità di utilizzare il telefono.

Amanda lo aveva aspettato e ci era rimasta davvero male quando, soltanto la sera aveva saputo che il suo migliore amico era andato con la ragazza che lei non sopportava ma doveva tollerare. Aveva fatto male, lei ci teneva davvero tanto a Jackson e Cristina faceva di tutto per impedirle di stargli vicino, ci teneva a vederlo felice e avrebbe voluto essere importante per lui quanto lui lo era per lei. Lei non si sarebbe mai dimenticata di avvisarlo, non lo avrebbe mai lasciato sotto la pioggia per due ore facendolo preoccupare a morte, non gli avrebbe mai dato buca in quel modo; eppure sembrava che Jackson si dimenticasse di lei puntualmente.

Amanda non voleva essere trattata come una pezza da piedi, voleva essere sua amica, non la sua psicologa.

<< Ehi, scusa >>

Anche Jackson teneva ad Amanda, le voleva bene in un modo che non avrebbe mai ritenuto possibile: lei gli stava vicino, lo capiva e sapeva di cosa aveva bisogno come se gli leggesse nella mente; anche lui avrebbe voluto starle accanto per consolarla, per vederla sorridere eppure, puntualmente, i giorni in cui si sarebbero dovuti incontrare per uscire, andare al parco oppure al centro commerciale , eccola che spuntava Cristina che lo trascinava via sena se e senza ma.

La ragazza non aveva mai smesso di piangere anche se aveva gli occhi scuri incollati a quelli dell'amico, che la abbracciò forte, posandole un bacio leggero sulla fronte, mettendosi leggermente sulle punte.

<< Amanda, lo sai vero? Sai che ti voglio bene? >>

Choice //Jackson Wang//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora