U n o

1.3K 57 9
                                    

Parlando con mia madre ho ricordato che, anche se conoscessi qualcuno, dovrei mantenere sempre le distanze, visto che forse tra un anno ci trasferiremo di nuovo.

Sento vibrare il telefonino e lo prendo dal comodino, vedendo la notifica di un messaggio da un numero sconosciuto:

"Ciao bella, ci vediamo alle 16.00 davanti al bar vicino alla scuola. Mi raccomando, ti aspetto. F."

F? Chi può essere? L'unica persona che conosco che abbia un nome che inizia per F è... Filippo, certo.
Non gli rispondo e vado a prepararmi.

Appena sono pronta controllo l'orario. Sono già le 16.15... evviva, tutta la vita in ritardo!
Esco da casa e vado al bar dove dobbiamo vederci. Chissà perchè mi ha chiesto di incontrarci.
Il problema adesso è trovare il bar...

**

Quando finalmente arrivo, mi guardo intorno e non lo vedo. Evidentemente non sono l'unica ritardataria qui...
Magari ha avuto un contrattempo? Anche se avvertirmi non lo ucciderebbe.

Ad un certo punto lo vedo spuntare dall'angolo della scuola con un sorriso stampato in faccia. Finalmente!

«Ciao, allora sei venuta! Aspetti da tanto?»
Ci sediamo ad un tavolo
«Nah! Stavo solo iniziando a pensare che ti avessero rapito, ma vedo che non é così.»
«Ah ah, che simpatica.»
sembra offeso e mi fa ridere.
«Grazie, lo so.»
Gli faccio la linguaccia e lui sorride, ma poi torno seria.
«Allora, ho due domande. La prima è, come hai fatto ad avere il mio numero?»
«A scuola ti ho preso il telefono e ho salvato il tuo numero nel mio cellulare.»
Alza le spalle con nonchalance. Ecco perché dovrei ricordarmi di mettere la password.
«Ah... avresti potuto chiedermelo eh... Comunque, l'altra domanda è perché hai voluto vedermi?»
«Mi piacerebbe conoscerti meglio, tutto qua.»
Annuisco e mi inizia a fare delle domande.
«Come mai ti trovi a New York?»
«Mia mamma fa l'insegnante di lingue, quindi quasi ogni anno deve andare in una città diversa, quest'anno siamo venute a New York e quindi per quest'anno starò qui.»
«Il tuo paese di origine qual è?»
«Parigi. Sono nata lì e ci sono rimasta fino a 8 anni.»
«E tuo padre? Viaggia con voi?»
Mio padre...
«No. Non l'ho mai conosciuto. Mia madre non mi ha mai parlato di lui, ogni volta evita l'argomento. Evidentemente parlare di lui le fa male, ma a me fa male non saperne niente...»
Ogni volta che ci penso mi viene quasi da piangere, non capisco perché non mi dicano mai nulla di lui.
«Mi dispiace, sono sicuro che quando arriverà il momento avrai le risposte che cerchi.»
«Lo spero. Tu che mi racconti di te?»
Lui mi guarda per un momento negli occhi e poi abbassa lo sguardo,
«Mia madre é morta quando avevo sei anni e mio padre, dopo aver deciso di trasferirci qui a New York, iniziò ad ubriacarsi, combinò vari casini, molto gravi, e così gli assistenti sociali gli tolsero l'affidamento e io, insieme a mio fratello, finii in casa famiglia, da allora non lo rividi più. Adesso sono solo perchè mio fratello è stato adottato sin da subito, mentre io no... A 14 anni feci amicizia con alcuni ragazzi che non avrei dovuto frequentare perché mi spinsero a fare cose sbagliate, iniziare sempre risse con chiunque per cazzate, bere fino a ridurci quasi come mio padre e fumare, ma per fortuna ho conosciuto un ragazzo, Thomas, ora il mio migliore amico, che mi ha aiutato tantissimo, soprattutto a superare quel periodo. Però, certo, i ricordi rimangono.»
Alza le spalle.
Sono senza parole. Non mi aspettavo che avesse passato tutto questo.
«Certo che ne hai passate tante. Mi dispiace. Vorrei avete anche solo un pizzico della forza che hai avuto tu in questi anni.»
«E invece io penso che tu sia una ragazza tanto forte, non deve essere facile cambiare città ogni anno.»
«Più che altro è difficile dover mantenere sempre le distanza dalle persone che conosco perché tra un anno potrei non poterle rivedere più.»
«Io penso che se stringi un legame abbastanza forte con una persona, anche se vivete in due parti del mondo totalmente opposte, il rapporto non si scioglierà mai.»
«Fidati, è più facile a dirsi che a farsi.»
«In effetti. Fra le città in cui sei stata quale ti è piaciuta di più?»
«Buenos Aires. Ci sono stata a 13 anni e mi è piaciuta davvero moltissimo.»
«Sai parlare un po' di spagnolo?»
«Si, ma non lo ricordo molto bene.»
«Su dimmi qualcosa in spagnolo allora.»
«A ver... Me llamo Cass, tengo 17 años y no se que decirte porque no me puedes comprender, creo que tu no seas capaz de hablar en español.»
Mi guarda con un'espressione concentrata e confusa.
«No dai qualcosa credo di averla capita. Poi mi insegni.»
«Certo.»
Ride e io sorrido.

«Prendi qualcosa?»
«Si, un succo di frutta. Tu?»
«Anche io.»

Finiamo ciò che abbiamo preso e usciamo dal bar, iniziando a camminare verso casa mia.
A me viene in mente una domanda che non riesco a trattenere. «Scusa se ti dico questo, ma che gusto ci provi a stare sempre con una ragazza diversa?
Intendo, non ti senti incompleto senza avere quella persona per cui sorridi tutti i giorni, di cui sei geloso, alla quale puoi parlare liberamente senza sentirti giudicato, alla quale dici "ti amo" con gli occhi e con i gesti? Non senti il bisogno di innamorarti davvero?»
Lui mi guarda quasi confuso, ma poi guarda avanti a sé. «Vedi... non credo che una ragazza possa interessarsi seriamente a me, insomma, mi hai visto? Non sarei mai in grado di amare una persona. Le farei del male e basta.»
«Perché parli così? Se non impari ad amare prima te stesso, allora non riuscirai mai ad amare nessuno.»
Si ferma e mi guarda negli occhi.
«Non la penso come te. Amare qualcuno non è una cosa che puoi controllare. Succede e basta, a prescindere dal modo in cui stai con te stesso.»
«In effetti.»
Secondo me si sta riferendo a qualcuno in particolare, ma chissà chi sia.

Spazio autrice:
Qui conosciamo meglio i nostri protagonisti e anche la paura di amare di Filippo, in contrasto con il romanticismo di Cass. Come andrà a finire?
Grazie per aver letto fino a qui❤

(Domenica 10 luglio 2022)

THE BEST MISTAKE OF MY LIFEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora