Capitolo 3

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Dopo aver sentito per telefono l'emozione nella voce di papà, ero ancora più eccitata di trasferirmi. Ed eccomi qui, mancano poche ore al volo che mi avrebbe portato alla mia nuova vita, alla nuova vita di Chelsea. Non avevo nulla da perdere. Mi guardo allo specchio. I capelli nero corvino mi ricadono sulle spalle, ho un paio di pantaloni neri, una semplice t-shirt bianca e un giubbotto di jeans. Le mie converse sporche e consunte non potevano mancare, mia madre le odiava, diceva sempre che me ne avrebbe comprato un paio di nuove, ma lo sapeva che io le amavo così. Mi avevano accompagnato in tutti i viaggi e i concerti, ormai avevano un valore affettivo. Avevo deciso di mettere solo un po' di mascara e di coprire le occhiaie, dato che ero sicura di passare l'intero viaggio in aereo dormendo, e se mi fossi truccata, una volta sveglia sarei sembrata un mostro. Decido di andare in cucina da mamma e la trovo a lavare le stoviglie con un'aria preoccupata.

«Mamma».

Salta in aria, evidentemente non mi aveva sentita.

«Tesoro, mi hai spaventata» dice ridendo.

Sento il bisogno di abbracciarla e, come pensavo, mi stringe più forte del solito.

«Andrà tutto bene, ci vedremo presto» le dico, «Ti terrò aggiornata sulla scuola e tutto il resto, mi troverò bene».

Sentendo l'eccitazione nella mia voce le scappa un sorriso.

«Certo tesoro, ma stai attenta e mi raccomando con la scuola» mi dice, «Voglio che non ti fai distrarre e che la tua media dei voti si mantenga alta» sorride, e di rimando ridacchio anche io.

«Certo mamma..»

«E soprattutto» dice con un tono di voce più alto «voglio che continui con i corsi di scrittura creativa» un sorriso orgoglioso le spunta in viso.

«Tu hai talento Chel, non smettere di scrivere. Fallo per la mamma, okay?»

«Sicuro mamma, sai che è una delle mie più grandi passioni.»

Sono davvero contenta di avere una madre come lei, mi sostiene qualunque siano le mie decisioni. Sto per andare a preparare le ultime cose ma mi trattiene.

«Prima di andare volevo darti questa» si slaccia la collana che porta al collo da quando ne ho memoria e me la porge.

«Me la diede tua nonna quando andai a vivere da sola. Voglio che adesso l'abbia tu».

Mi lascia senza parole. E' una semplice catenina d'argento con un ciondolo a forma di piuma, ma per me ha un valore inestimabile, un valore affettivo. Avrebbe anche potuto darmi una graffetta e l'avrei custodita con la stessa premura.

«Mamma, posso tenerla davvero?»

«Certo che si. Così ti ricorderai di noi nel Canada».

Le rivolgo un sorriso a trentadue denti e lei ricambia.

L'abbraccio un'ultima volta e torno di sopra in camera mia, è ora di partire.

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