Capitolo 19

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Apro Spotify e metto su un vecchio album degli Smashing Pumpkins, era sabato e tra mezzora sarei dovuta passare da casa Wilson. Non avevo più parlato con Logan dal giorno in cui aveva visto me e Lucky in corridoio. Andare a casa loro mi metteva in una certa agitazione, e anche se per tutto il pomeriggio avevo provato a prendere in giro me stessa, in realtà speravo di incontrare anche Lucky. Avrei parlato con Logan, non avrei più permesso che picchiasse a sangue suo fratello per colpa mia. Opto per un outfit total black e mentre mi guardo un'ultima volta allo specchio Alex appare alla porta.

«Allora? Dove vai?» mi chiede con un ghigno divertito.

«A casa di Logan» rispondo imbarazzata. Chissà cosa pensava di me, ero arrivata solo da un paio di mesi e già uscivo col ragazzo più popolare della scuola.

«Hai fatto conquiste» e come pensavo continua a prendermi in giro.

«Dai non prendermi in giro! Dimmi come sto piuttosto» mi squadra dalla testa ai piedi e arrossisco violentemente, mi pento della domanda che gli ho fatto nonostante il mio corpo fosse copertissimo.

«Benissimo, lo farai sbavare» ridiamo insieme, sapeva rendere divertente qualsiasi cosa.

Dopo aver avvisato papà prendo la macchina e raggiungo casa di Logan. Mi aveva parlato di qualcosa che doveva farmi vedere ed ero estremamente curiosa.

Mi avvio verso l'interno e noto che di giorno l'esterno della casa è molto elegante, è bianca panna con delle vetrate gigantesche.

Suono al campanello sperando fosse proprio Logan ad aprirmi, così da non mettermi in situazioni imbarazzanti.

Ma ovviamente con la fortuna che mi perseguita, è la signora Wilson ad accogliermi. Gli occhi verde smeraldo come quelli dei figli.

«Ciao! Lauren non mi ha detto che aspettava visite» ecco, lo sapevo.

«Veramente sono qui per Logan, mi ha detto di passare» sento il viso bruciare.

Nemmeno il tempo di finire la frase che dietro di lei spunta Logan con una ciambella in mano e la bocca piena.

«Ciao mamma, lei è Chelsea, è amica mia» bofonchia sputacchiando un po' di zucchero.

Logan mi prende dalla mano e mi trascina costringendomi a superare sua madre.

«Io sono Hannah, piacere» la sento in lontananza mentre Logan mi trascina in camera sua. Noto mal volentieri che la porta della camera di Lucky e chiusa, in realtà avevo il disperato bisogno di sapere dove fosse.

«Ciao anche a te» gli dico una volta seduta sul suo letto. Noto sugli scaffali una miriade di trofei e medaglie e sulle pareti poster delle sue squadre preferite. La sua stanza era esattamente l'opposto di quella di Lucky, non mi sentivo a mio agio. Ma perché continuavo a pensare a lui e a fare costanti paragoni?

Mi da un bacio sulla guancia e si affretta a cercare qualcosa in un cassetto.

«Volevo dirti una cosa...riguarda Lucky e...» non ebbi tempo di finire che mi si piazzò una foto davanti. La pellicola ingiallita dal tempo. Tre bambini nel fango. Lo guardo interrogativa, non riesco a realizzare.

«Guarda bene» mi dice.

Sono io. E Lucky. E Logan. Ma come è possibile?

«Mamma mi ha detto che si ricordava di te. Mi ha detto di spulciare nelle vecchie foto e ho trovato questa. Giocavamo insieme nel fango da piccoli. Ci conoscevamo già»

Resto a bocca aperta. Sono venuta qui per le vacanze estive quando ero molto piccola, ma non ricordo assolutamente nulla.

«È assurdo e bellissimo allo stesso tempo» gli dico estasiata mentre continuo a guardare la foto.

Io e Lucky ci conoscevamo già.

Chelsea smettila, smettila.

Logan mi tende una mano e io l'afferro, mi alzo e finisco dritta contro di lui. Siamo vicinissimi, riesco a sentire il suo profumo e i suoi occhi addosso. Sono istanti cruciali, ma lui mi attrae e non riesco a resistergli. Sono così simili.

Mi da un lungo bacio a stampo e io non oppongo resistenza. Voglio buttarmi in questa cosa, mi ero promessa che avrei vissuto la mia vita senza rimpianti da quando ho lasciato Atlantic City. Mi stacco un po' troppo bruscamente, sento qualcosa che non va, gli occhi di qualcuno addosso.

Guardo oltre la spalla di Logan e vedo sul ciglio della porta l'ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento. Indovinate chi.

I suoi occhi sono rossi, la sua espressione delusa.

Logan si gira e incontra lo sguardo odioso di suo fratello, temevo sarebbe successo il peggio.

Invece Lucky regge lo sguardo di suo fratello per qualche istante, fa un respiro profondo e passa avanti, verso camera sua. Il mio cuore riprende a battere mentre resto a fissare il nulla dopo che se n'è andato.

Mi sentivo così agitata, ma non avevo la minima idea di cosa fare. Avrei voluto andare a parlargli, passare la serata con i nostri stupidi discorsi, ascoltando la canzone che porta il suo nome e bevendo the al limone.

Logan mi distoglie dai miei pensieri come se non fosse successo nulla, sento come se fossero passati anni invece solo due minuti.

«Vado a farmi una doccia e poi usciamo a cena, aspettami qui» mi bacia la guancia e io continuo a non dire nulla. Mi siedo sul suo letto, c'è silenzio in casa e comincio a pensare, a rimuginare sui miei sentimenti.

Finché sento un tonfo nella stanza accanto. Un rumore di vetri rotti.

Sarei dovuta andare a vedere che combinava Lucky? Sentivo l'acqua della doccia scorrere nel bagno accanto a me. Senza nemmeno pensarci mi alzai e raggiunsi la porta della camera di Lucky, era chiusa.

Bussai «Lucky...sono Chelsea»

«Vattene Chelsea, davvero» il suo tono era odioso e pieno di rabbia.

«Apri»

«Chelsea, vattene»

Non mi importava, dovevo vederlo. Aprii di forza la camera ed entrai.

I vetri del suo specchio erano tutti sparsi il pavimento, le sue nocche piene di sangue, il suo torso nudo.

Arrossii violentemente e provai a distogliere lo sguardo con scarsi risultati.

Dopo qualche istante di silenzio parlai.

«Perché» gli chiesi ovviamente riferendomi ai vetri a terra.

«Esci» mi disse coi denti stretti, il suo sguardo furioso.

«Lucky» non ebbi il tempo di finire che era già davanti a me, mi prese per le spalle e mi spinse contro la parete libera da poster e vinili.

«Chiedi a me perché? Dovrei essere io a chiedertelo. Dimmi Chelsea, perché lo fai? Prendi in giro lui e prendi in giro te stessa. Quindi, perché?» emanava rabbia da tutti i pori, ma non mi faceva paura.

La verità è che non lo sapevo perché. Non so perché lo stavo facendo. Logan mi piaceva ma ciò che provavo per lui non si avvicinava lontanamente a quello che sentivo quando ero in presenza di Lucky.

Lo strinsi dai capelli per avvicinarlo a me e lo baciai. Sentivo fosse la cosa giusta da fare o me ne sarei pentita. Lo baciai intensamente come forse non avevo mai baciato nessuno. All'inizio ricambiò ma poi mi prese dai fianchi e mi spinse via.

«Non ti lascerò giocare con me» mi disse piano.

«Non voglio giocare con te. Lo sai» risposi sicura.

«Chelsea! Ma dove sei?» sentii Logan urlare dal corridoio.

Oddio, e adesso?

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